Dell’Utri arrestato in lussuoso hotel. Berlusconi interviene: Ce l’ho mandato io

ROMA: Ieri 12 aprile, alle ore 9.30 locali, Marcello Dell’Utri è stato arrestato dall’Intelligence libanese, in un lussuoso albergo di Beirut, l’InterContinental Phoenicia, hotel a 5 stelle, 12mila euro a notte, affacciato sul porto turistico della città.

Quando la polizia ha fatto irruzione nella struttura in cui alloggiava, Dell’Utri era da solo e si trovava a letto: oltre al passaporto, con sé aveva anche una cospicua somma di denaro. In Italia l’annuncio è stato dato qualche ora dopo dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a margine dell’assemblea del Nuovo centrodestra: “E’ in corso una procedura che diventerà estradizionale.”


L’ex senatore si era trasferito a Beirut dal 3 aprile scorso, con un volo aereo decollato da Parigi: monitorato fin dal suo arrivo, due giorni dopo è iniziato il pedinamento ed è stato rintracciato dalla Dia (Direzione investigativa antimafia) tramite l’utilizzo di una carta di credito e l’accensione del telefono cellulare, più precisamente, è stato rintracciato dalla polizia libanese che aveva avuto indicazioni dalla polizia italiana in ottemperanza a un mandato di cattura internazionale. Nella capitale del Libano infatti, si trovano funzionari della Dia di Palermo e dell’Interpol, che erano sul posto già da alcuni giorni. Ora, in virtù di un patto bilaterale di estradizione tra Libano e Italia, Dell’Utri potrà essere estradato non appena formalizzate le procedure burocratiche. In serata ha avuto poi, un colloquio telefonico, autorizzato dalla polizia locale, col suo avvocato, Giuseppe Di Peri. In attesa dell’udienza di convalida del fermo, fissata per lunedì, i due avrebbero concordato la strategia difensiva: Dell’Utri ricorrerà ad un legale libanese che si occuperà dell’udienza e delle fasi del procedimento di estradizione.
Il procuratore generale di Palermo, Luigi Patronaggio, ha così commentato: “Nonostante la forte pressione mediatica che talvolta rischia di vanificare il nostro lavoro e quello delle forze di polizia che ci collaborano, ritengo che, in sinergia con la Dia e l’Interpol, con l’arresto di Dell’Utri abbiamo ottenuto un ottimo successo operativo. Attendiamo adesso con serenità l’esito del processo in Cassazione”. Era stato proprio Patronaggio a chiedere più volte alla Corte d’Appello di Palermo il divieto di espatrio prima, e l’arresto dopo, ma soltanto il 7 aprile i giudici hanno accolto la richiesta di arresto per Dell’Utri. Nel giorno dell’arresto, tuttavia, il primo presidente della Corte d’appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, afferma: “L’errore non è dipeso dalla Corte d’appello bensì dalla Procura generale”.
Dal suo canto Dell’Utri ha dichiarato tramite una nota diffusa dal suo avvocato Giuseppe Di Peri: “Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione – aveva detto – e che trovandomi in condizioni di salute precaria, per cui tra l’altro ho subìto qualche settimana fa un intervento di angioplastica, sto effettuando ulteriori esami e controlli”. Un mese fa infatti Dell’Utri è stato operato al cuore  all’ospedale San Raffaele di Milano. Due settimane fa un viaggio a Madrid per consultare un noto cardiologo, poi Parigi, «dove ha acquistato libri antichi di cui è collezionista», e il 3 aprile è arrivato a Beirut, dove lo aspettava il cosiddetto passaggio “dalle stelle alle stalle”, dal lussuoso hotel frequentato dagli uomini più ricchi del mondo, con soggiorno in una suite di oltre 200 metri quadri, alla freddezza della camera di sicurezza della caserma della polizia centrale, l’austero e grigio quartier generale della polizia di Beirut, dov’è rinchiuso, è una fortezza da brivido. L’accesso è impraticabile, a meno che non si venga autorizzati. Dell’Utri vi è entrato in silenzio, e in silenzio vi è rimasto per le ore successive, in isolamento, senza la possibilità di contatti con l’esterno.
Il risultato è che due giorni fa l’ex senatore, di Forza Italia prima e del Pdl poi, era ufficialmente latitante (con tanto di ‘ricerche’ partite anche sui social network), a seguito di un ordine di custodia cautelare in carcere per pericolo di fuga. Dopo due giorni di ricognizione, la Corte d’appello di Palermo ha firmato il decreto di latitanza alla vigilia dell’udienza di Cassazione che martedì deciderà sulla condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ha tenuto a precisare: “Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all’estero per il periodo di cura e riposo. Rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la Massima Corte che ha già rilevato incongruenze nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente. Mi auguro quindi che un processo ventennale, per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena, si possa concludere definitivamente e positivamente”.
Fa discutere da anni, questo ultrasettantenne che ha alternato cariche importanti in politica e nel campo dell’economia, a gravi accuse, fino ad essere giudicato il mediatore tra la mafia e l’ex premier Silvio Berlusconi, di cui è stato stretto collaboratore fin dagli anni Settanta, socio in Publitalia e dirigente Fininvest, fino al 1993, quando fondò con lui Forza Italia.
Ed è proprio Silvio Berlusconi a intervenire in sua difesa, tirando addirittura in ballo Putin: “Marcello è in Libano e l’ho mandato io. – ha affermato – L’ho spedito a Beirut qualche giorno fa perché Vladimir Putin mi ha chiesto di sostenere la campagna elettorale di Amin Gemayel”. L’ex Cavaliere continua a spiegare poi di averlo inviato in missione per verificare la possibilità di un sostegno finanziario all’ex presidente della Repubblica libanese in procinto di ricandidarsi alle elezioni di novembre. Missione puramente politica, dunque. Berlusconi lascia intendere ai suoi interlocutori di avere avuto garanzie da “Marcello” di un suo rientro a breve in Italia, comunque “prima della sentenza” prevista per martedì 15 aprile. 

Intanto dal Libano, il consigliere dell’ambasciata italiana, Riccardo Smimmo, sottolinea: “Ci siamo attivati sul caso. Forniremo assistenza consolare a Marcello Dell’Utri come a qualsiasi altro connazionale italiano. Stiamo verificando quali sono i passi da fare. Agiremo comunque all’interno del trattato di collaborazione giudiziaria che abbiamo con il Paese”.  Per quanto riguarda la legge, l’estradizione tra il Libano e l’Italia è regolata e trasformata da un accordo bilaterale firmato il 10 luglio del 1970, trasformato in legge il 12 febbraio 1974 e in vigore dal 1975. L’articolo 23 della legge stabilisce che “si potrà porre fine all’arresto provvisorio” se il governo del Libano non riceverà i documenti richiedenti l’estradizione “entro 30 giorni”. Se riceverà la richiesta di estradizione, il Libano farà conoscere allo Stato richiedente “per via diplomatica” la sua decisione. Le spese relative alla procedura di estradizione saranno a carico dello Stato richiedente, essendo inteso che “lo Stato richiesto non reclamerà né spese di procedura né spese di carcerazione”. Un iter tutt’altro che semplice. A giocare un ruolo determinante sarà la contemplazione, da parte dell’ordinamento giuridico di quel Paese, del reato associativo di tipo mafioso. A questo va aggiunta la possibilità che Dell’Utri abbia scelto il Libano non a caso, potendo contare magari su coperture diplomatiche che rallentino o facciano entrare in stallo l’iter, scelta smentita dall’avvocato Pieri, che la giudica al contrario, non premeditata quando afferma: “L’eventuale esistenza di un trattato per l’estradizione tra Italia e Libano, di cui non conosco i termini, è la prova che Dell’Utri non aveva alcuna intenzione di darsi alla fuga, altrimenti avrebbe scelto un Paese diverso, e che non c’è stato alcun piano relativo al suo allontanamento”. Qualche ora più tardi, il legale ha aggiunto: “Spero che la polizia locale gli abbia fatto contattare un avvocato del posto. Le procedure per l’estradizione sono partite, ma passerà almeno qualche settimana”. Ad ogni modo, per evitare di incorrere in una decadenza dell’efficacia della misura custodiale, Dell’Utri dovrà essere interrogato entro i prossimi 5 giorni. 

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