Carcere. Negato a detenuto di visitare padre in fin di vita

Angiolo Marroni: “Violato ogni elementare principio di umanità”

ROMA – Detenuto nella sezione di Alta Sicurezza di Rebibbia Nuovo Complesso, aveva chiesto un permesso di necessità di due ore con scorta per visitare il padre gravemente malato, ma per la Corte di Appello di Napoli non sussisteva il requisito dell’imminente pericolo di vita. Qualche giorno dopo, però, l’uomo è deceduto senza che il figlio detenuto potesse fargli visita.   Protagonista della vicenda – denunciata dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – il napoletano Massimiliano P., 48 anni, detenuto in attesa di giudizio a Rebibbia N.C.  

Il primo dicembre l’uomo – che si è rivolto al Garante per segnalare quanto accaduto – aveva chiesto alla Corte d’Appello di Napoli di visitare il padre malato ma i giudici napoletani, negando il permesso, avevano valutato l’uomo non in imminente pericolo di vita. Purtroppo però, smentendo drammaticamente quanto scritto nel provvedimento di diniego, il 26 dicembre il padre del detenuto è deceduto, senza che il figlio potesse fargli visita un’ultima volta.   A ciò si aggiunga che Massimiliano P.  non ha potuto presenziare alle esequie o vedere la salma prima della cremazione perché un’altra richiesta alla Corte di Appello è rimasta senza risposta.    Per protestare, il 29 dicembre il detenuto ha iniziato uno sciopero della fame, sospeso solo dopo l’intervento degli operatori del Garante. «La cosa che più mi rattrista  – ha raccontato l’uomo ai collaboratori del Garante – è sapere che mio padre aspettava me per morire.  Lo sciopero della fame non me lo riporterà, né riuscirà a placare la rabbia di ingiustizia. Voglio solo esprimere pacificamente il mio dolore per evitare che, in futuro, si verifichino altri casi del genere».   Sulla vicenda, il Garante Angiolo Marroni, ha inviato una lettera al Presidente della 1 sezione della Corte di Appello di Napoli. «Mi chiedo – ha scritto Marroni – sulla base di quale istruttoria ha ritenuto di rigettare l’istanza in questione e se vi siano state ragioni particolari che hanno giustificato un trattamento inumano nei confronti del detenuto in questione. Non vi è dubbio infatti che le condizioni cliniche del padre giustificassero il rilascio del permesso; prova ne sia il fatto che pochi giorni dopo quella richiesta lo stesso è deceduto. L’autorizzazione alla vista con scorta, peraltro, avrebbe consentito di bilanciare le esigenze di sicurezza con elementari principi di umanità. Le chiedo inoltre quali siano le ragioni che hanno impedito di rispondere alla richiesta del detenuto di poter presenziare alle esequie».

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