Camorra: 110 anni di carcere a 10 componenti clan Casalesi

NAPOLI – Il gup del Tribunale di Napoli ha inflitto, complessivamente, 110 anni di reclusione a dieci componenti del gruppo camorristico del clan dei Casalesi capeggiato da Nicola Di Martino, detto “Nicola 23” operante nel Casertano, tra i comuni di Teverola e Carinaro.

“Così noi festeggiamo la giornata della memoria”, ha commentato il sostituto procuratore della Repubblica di Napoli, Catello Maresca, colui che ha arrestato il superboss Michele Zagaria, che ha coordinato le indagini.

Nicola Di Martino, 46 anni, venne arrestato dai carabinieri il 18 marzo del 2015 insieme ad altre 18 persone, tutte ritenute appartenenti al gruppo camorristico del clan dei Casalesi. A lui, al suo braccio destro Carmine Lanzetta, alla compagna, e agli altri arrestati, la procura antimafia partenopea ha contestato, a vario titolo, le intimidazioni nei confronti dell’ex sindaco di Teverola (Caserta) Biagio Lusini, datate 2010. La prima con il lancio di una testa di bufala nel cortile della sua abitazione (episodio non denunciato). La seconda intimidazione avvenne nella notte tra il 17 e 18 aprile, pochi giorni dopo la rielezione di Lusini a sindaco, ad opera dei fedelissimi del gruppo, che spararono colpi d’arma da fuoco contro il portone dell’ abitazione di Lusini. Questa volta Lusini denunciò l’accaduto ai carabinieri, dando così il via all’indagine. Il gip censurò l’atteggiamento di Lusini e del Consiglio comunale di Teverola definendo “omertosa” la loro condotta, visto che nella riunione del consiglio comunale del 18 aprile (il giorno dopo l’episodio) di quell’anno non venne fatto neppure un cenno all’attentato. Tra gli episodi contestati ai 19 indagati figura anche l’efferato omicidio, nel marzo 2010, dell’affiliato Salvatore Ricciardi, ucciso in auto perché voleva chiedere il pizzo in proprio (i sicari dettero fuoco alla vettura e al cadavere) e il tentato omicidio di due rom minorenni colpevoli di aver compiuto un furto a casa della moglie dell’ex reggente dei casalesi Aldo Picca. Sei, furono le estorsioni a commercianti della zona documentate nell’ordinanza. L’ex sindaco di Teverola Biagio Lusini figura tra i cinque destinatari di altrettanti inviti a dedurre notificati lo scorso 26 febbraio ad ex componenti la Giunta ed ex dirigenti comunali per un presunto danno erariale da 450mila euro frutto. L’indagine della magistratura contabile ha riguardato l’indebita occupazione da parte di privati delle aree da destinare a spazi pubblici e ad uso della collettività, su cui sarebbero dovuti sorgere parcheggi, verde pubblico e parchi giochi.(ANSA).

 

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