Nave Costa. Un altro corpo trovato. Salgono a 6 le vittime. Dispersa una bimba di 5 anni

ULTIMORA – Il comandante Francesco Schettino, in stato di fermo nel carcere di Grosseto per il naufragio della Costa Concordia, ha comunicato ai suoi avvocati che domani intende rispondere alle domande del gip, Valeria Montesarchio, nell’udienza di convalida prevista negli uffici del tribunale alle ore 11. È quanto si apprende a Grosseto.

Salgono a 6 le vittime. 16 i dispersi tra cui una bimba di 5 anni

ULTIMORA – Durante la notte è stato trovato un altro corpo nel relitto della nave Concordia, naufragata nei pressi dell’Isola del Giglio. I vigili del fuovo hanno rinvenuto il cadavere di un uomo nel secondo ponte, in una parte che non era stata invasa dall’acqua. Sale a 6il bilancio delle vittime, ma all’appello mancano ancora 16 persone,  6 membri dell’equipaggio e 10 passeggeri. Tra questi ci sarebbe anche una bambina di appena 5 anni. Almeno questo è emerso durante il vertice che si è tenuto in prefettura a Grosseto.


ROMA –   La scatola nera recuperata nel corso della giornata di ieri sta iniziando a rivelare utili informazioni sulla tragedia della Costa Concordia, la nave crociera naufragata due giorni fa nei pressi dell’isola del Giglio.  Dai primi dati, infatti,  emergerebbe una differenza di un’ora tra l’impatto avvenuto alle 21.45 e l’allarme lanciato alla Guardia costiera ricevuto un’ora più tardi, ovvero alle 22.45 circa. E poi  la nave era a soli 150 metri dalla costa, quindi sta prendendo piede l’ipotesi già ventilato ieri sul probabile errore di rotta.
“Stiamo facendo verifiche satellitari”, ha detto il Procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, che coordina le indagini, precisando che  i dati completi della scatola nera saranno disponibili tra due giorni.

Intanto si cercano ancora i dispersi che al momento sarebbero scesi a una quindicina, visto che due corpi privi di vita sono stati ripescati dai sommozzatori della Guardia Costiera nella parte sommersa della poppa. Si tratta di una coppia di anziani che si trovavano sul ponte 3 nella parte posteriore dell’imbarcazione. Addosso avevano ancora i giubbetti salvagenti. Le vittime salgono così a 5.
L’Unità di crisi della prefettura di Grosseto prosegue il confrontro tra i nominativi a disposizione della stessa prefettura con quelli della Costa Crociere. Il prefetto Linardi precisa inoltre che le ricerche dei dispersi tengono conto anche di quanti, sotto shock, potrebbero non essersi fermati a farsi registrare e potrebbero essere tornati a casa, almeno quelli provenienti da Toscana e Lazio. In mattinata sono stati rintracciati a Roma due giapponesi che non risultavano tra i soccorsi e identificati.

Ieri la Procura di Grosseto aveva deciso il fermo giudiziario del comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, per pericolo di fuga e possibile inquinamento delle prove.   
L’accusa punta il dito contro il comandante della Nave  accusato di  aver dato l’allarme in ritardo e di non aver lasciato per ultimo la nave come converrebbe da disposizioni marittime, nonchè di aver coordinato in maniera del tutto discutibile le operazioni di soccorso. Il legale del comandante, Francesco Schettino  replica ai magistrati che la manovra del capitano è stata  di emergenza, ma corretta per evitare   l’affondamento in mare aperto. Ma c’è dell’altro ancor più grave. Secondo quanto riportato dalla Guardia Costiera, primi concitati istanti successivi all’incidente, Schettino sarebbe stato più volte invitato a risalire a bordo della sua nave. Successivamente, quando i militari sono arrivati all’isola del Giglio e hanno visto Schettino, intorno a mezzanotte e trenta, fuori dalla nave, gli hanno ricordato le sue responsabilità, chiedendogli ripetutamente di risalire per coordinare le operazioni di evacuazione, come stabilisce la legge. Lui avrebbe assicurato di farlo. Ma  questo non sarebbe avvenuto. Questo è quanto hanno battuto le agenzie stampa, attribuendo la notizia a fonti sicure.

C’è un altro idubbio sulla rotta tenuta dal comandante Schettino. Questa volta a sollevarlo è Cino Ricci, classe ’34, skipper della gloriosa imbarcazione italiana Azzurra. “Un principiante lì non ci va. È quasi un assurdo, gli scogli  sono lì da secoli. E poi  c’e questa corsa a chi porta più passeggeri, ma quando c’è un incidente in mare è difficile gestire il momento tragico”, afferma Ricci.
Lo skipper punta  il dito sui giganti che solcano il mare e li chiama  paesi galleggianti. “Fare navi con una capienza enorme è un errore. Per me questa corsa a riempire le navi di moltissima gente non va”, dice. Tanti gli interrogativi. “Non giudico il comandante, occorre attendere le risposte delle inchieste ma le domande sono tante. Navigava con gli strumenti, o con il timoniere che teneva la ruota, o la nave è teleguidata. Perchè è andato lì? Le rotte delle navi sono scritte”. Poi il viaggio di notte: “La partenza notturna non ha dato il modo di far dare e recepire le istruzioni. Deve essere chiaro come comportarsi e dove ci si deve radunare. Di giorno – spiega Cino Ricci – c’è tutto il tempo perchè i passeggeri possano scoprire la nave. È come se su un aereo si dessero le istruzioni dopo sette ore di volo, in caso di incidente neanche si saprebbe allacciare la cintura di sicurezza!”. Nel caso della Concordia il mare calmo e la vicinanza alle rocce hanno aiutato. Quindi il messaggio di abbandono della nave. “Ho letto molto dettagliatamente l’affondamento dell’Andrea Doria ed è sempre difficile dare giudizi e dire cosa sia successo realmente in plancia. In quel caso, a differenza del Concordia, il comandante non diede il segnale di abbandono nave per non creare panico. L’abbandono nave – dice Cino Ricci – crea infatti maggiore panico perchè la gente si butta in mare”.

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