G8. Ora tutti premono su Angela Merkel, anche Obama e il New York Times

L’Eurozona è ad un bivio e Angela Merkel non dorme sonni tranquilli, soprattutto dopo la vittoria elettorale di François Hollande in Francia. Venerdì si apre, a Camp David, il vertice del G8 e tutti gli osservatori prevedono che proprio lì si faranno fortissime le pressioni sulla supercancelliera di ferro per consentire politiche economiche espansive, le uniche in grado di avviare un qualche processo di crescita.

Oggi interviene, con un editoriale, anche il quotidiano più autorevole del mondo, il «New York Times». L’articolo esordisce sottolineando che « quando i leader del gruppo degli 8 si riuniranno venerdì a Camp David, il Presidente Obama e gli altri dovranno premere sul Cancelliere tedesco Angela Merkel per approvare un pacchetto di crescita dell’Eurozona». Secondo il quotidiano americano «tutte le misure di austerità sono fallite», spingendo i Paesi più indebitati «nella recessione più profonda, rendendo più difficile il pagamento dei loro debiti». L’articolo nota che la stessa, modesta “recovery” americana, che pur sta prendendo piede, è destinata a deperire velocemente se l’Europa continuerà ad avvilupparsi nella crisi.

Il «New York Times» non fa altro che ripetere le analisi che da più parti, oramai, vengono lanciate in direzione della Merkel, considerata il principale ostacolo ad un “révirement” delle politiche economiche del Vecchio Continente. Gli analisti osservano che la rigidità della Cancelliera potrebbe tramutarsi ben presto in un boomerang, perché il prospettato aumento del prodotto  interno lordo tedesco, che dovrebbe attestarsi intorno al 2% quest’anno, sarà in gran parte dovuto alle esportazioni, quindi alla domanda estera, che non potrà che indebolirsi in conseguenza della crisi di molti Stati europei.

Ma ora le aspettative crescenti sembrano orientarsi su un ruolo attivo di Barack Obama. Dovrebbe essere lui, oltre che il neo Presidente francese e il nostro Mario Monti, a convincere la Merkel a lasciare alcuni margini di manovra per operare politiche di bilancio senza l’ossessione del rientro dal deficit. Come ciò possa conciliarsi con il «Fiscal compact» e la costituzionalizzazione del principio del pareggio di bilancio è difficile comprenderlo.

Secondo il «Guardian», però, a Camp David la strategia di Obama sarà molto “soft” e indiretta: «Obama vuole usare il vertice di Camp David – scrive il corrispondente da Washington del quotidiano inglese Ewen MacAskill – per una diplomazia cauta, nella speranza di indirizzare Angela Merkel verso azioni che stimolino la crescita economica».

La «Federal Reserve» sta diffondendo dati positivi sull’economia americana, la quale dovrebbe crescere quest’anno del 2,5-3% e la disoccupazione scendere sotto il livello dell’8% nel 2013, previsioni che sono state aggiustate al rialzo rispetto a quelle diffuse nel gennaio scorso. E mentre la solita destra americana teme che la “ recovery” possa spingere il Presidente ad accentuare la pressione fiscale, gli analisti vicini all’amministrazione ritengono che il più serio “vulnus”  alla ripresa economica, che potrebbe spingere con forza Obama verso il secondo mandato, possa giungere proprio dalla crisi europea. Per questo il vertice di Camp David, per il leader democratico americano, ha un’importanza strategica.

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