Nicola Cosentino. Ma che vergogna quell’esultanza e quegli abbracci alla Camera

 

Immagini disastrose. Quelle che abbiamo visto ieri in tutti i notiziari televisivi sono immagini disastrose. Nicola Cosentino che, cinquantasettesimo indagato e unico imputato a piede libero nell’inchiesta sulle collusioni con i clan camorristici dei casalesi, viene abbracciato dalla Mussolini, da Alfonso Papa, da Straquadanio. Congratulazioni! Come il giorno del matrimonio, come quando si ottiene una sudata laurea specialistica, come quando si è vinto un concorso pubblico. Ed invece il deputato del Pdl nonché ex coordinatore regionale campano del partito era stato semplicemente salvato dai suoi compari dalla custodia cautelare che, per la seconda volta, i giudici napoletani hanno invano richiesto.

Un’immagine da fine impero, una composizione lacerante, fastidiosa, che entra nelle case dei cittadini italiani a sera, quando si cena, quando si pensa agli impegni del giorno dopo, alle beghe dei figli, al mutuo, al fatto che non si hanno più soldi per fare la spesa. E loro, quei deputati per niente onorevoli, abbracciano un collega che scampa la galera, il “gabbio” come si dice a Roma, soltanto perché è stato inserito in una lista di partito nei posti di vertice, senza che gli elettori lo abbiano scelto direttamente. Non importa per quali reati abbiano chiesto il suo arresto, non importa che uno stuolo di magistrati abbia convalidato la richiesta, non importa che non un solo deputato pidiellino sia riuscito a descrivere in cosa consisterebbe il “fumus persecutionis” contro un deputato (perché proprio lui, poi?), non importa che gli altri cinquantasei imputati nello stesso procedimento siano tutti ristretti in cella perché non “onorevoli”. L’esultanza ci vuole lo stesso, mentre lo stesso Bossi si è vergognato a tal punto da non partecipare alla votazione.

Ecco a cosa si è ridotta un’istituzione come il Parlamento, come la Camera dei deputati. Un luogo dove si abbracciano e si congratulano per essere riusciti a fuggire alle guardie.

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