Cgil. Il 20 a Roma i lavoratori raccontano la crisi delle aziende. Ma il governo è strabico

ROMA – Sono sempre più petulanti, monotoni e fastidiosi, Monti, Passera, Fornero con l’aggiunta del presidente di Confindustria, Squinzi,  butta là parole in libertà, tipo “ solo se si mette l’impresa al centro dell’interesse collettivo  l’impresa,l’Italia può tornare a crescere”.

Forse si è trattato di un lapus, voleva dire di mettere  al lavoro.  che i lavoratori siano carta straccia, usa e getta. Monti dice che “ bisogna mobilitare tutte le energie”, Passera  è fissato  su “ produttività e competitività” e Fornero  avverte che la “sua “ riforma del lavoro non si tocca. Non c’è traccia  nelle dichiarazioni  dei ministri di alcun impegno  per affrontare la crisi mentre scompaiono  pezzi importanti del tessuto industriale  di cui sembra non si accorgano neppure. Il quadro lo fornisce Susanna  Camusso,  nell’annunciare   una grande giornata di lotta, il 20 ottobre quando   la Cgil porterà  in piazza le testimonianze delle diverse realtà italiane che ogni giorno fanno i conti con una crisi che sta mettendo in ginocchio interi  settori e territori.

 A Piazza San Giovanni  per dare voce ai tanti che difendono il  lavoro
Sarà un’occasione per dare voce ai tanti lavoratori che in questi giorni stanno portando avanti azioni di protesta per difendere il loro posto di lavoro  e per chiedere al governo scelte chiare di politica industriale, difesa degli insediamenti produttivi, detassazione delle tredicesime, sostegno ai lavoratori esodati, ai dipendenti delle aziende in difficoltà. C’è bisogno di una svolta profonda di politica economica -afferma il segretario generale della Cgil-perchè il Paese non ce la fa”.

La piazza sarà quella storica delle grandi manifestazioni  sindacali, di popolo. Dalle 10,30 fino alle ore 17,30 San Giovanni  racconterà come in un grande film storie della crisi italiana, dalle fabbriche più note, quelle grandi, fino alle più piccole dove non c’è neppure la speranza della cassa integrazione. Ci saranno i lavoratori che salgono sui campanili,  sulle torri,sulle ciminiere, danno vita a proteste clamorose, perché malgrado l’impegno dei sindacati, i media fanno orecchie da mercante , danno notizia di quanto avviene solo se  fa titolo. Quelli che ormai vengono a Roma una settimana sì e l’altra pure, organizzano presidi, vedi gli esodati, manifestano la loro rabbia, la loro esasperazione.  Quelli “invisibili” in cassa integrazione, i precari, i giovani,le donne.

 

 Siderurgia, auto, alluminio, distribuzione i settori più a rischio. In particolare tutto il comparto costruzioni, nelle sue varie forme, a partire dall’edilizia, che dovrebbe essere trainante per una diversa politica delle città, dell’abitare, della difesa del territorio, perde continuamente pezzi, cassa integrazione e disoccupazione sono all’ordine del giorno
Camusso :Distanza enorme fra le condizioni vita  dei cittadini e l’esecutivo

.” Il governo e il Paese forse non comprendono pienamente la gravità e i rischi di questo momento. L’occupazione e   la difesa dell’industria sono priorità assolute  C’’è una distanza enorme tra le condizioni reali di vita dei cittadini e le azioni del governo. C’è un’Italia insicura, impaurita che va aiutata, dobbiamo ricostruire un clima di fiducia, di speranza tra le persone .”.  Ma fra le parole di Camusso e quelle di Monti, Passera e Fornero, come dicevamo c’ è un mare. La distanza è enorme, il governo non è in sintonia , forse non c’è mai stato, con quella parte del Paese che paga la crisi, con il mondo dei lavoratori, con le fasce più deboli della popolazione. Il premier parla di un Paese “ che sta reagendo bene”, vede una significativa “ coesione “, fra le forze politiche  e incita a “mobilitare tutte le energie”  come via per superare la crisi vede solo produttività e competitività

 Passera:Produttività e competitività  “ultimo sogno del governo”

Ma in che Paese vive?. Il ministro Passera al cui tavolo sono più di 150 vertenze di aziende in difficoltà  la butta sul<lirismo e parla di   un grande patto di produttività “come ultimo sogno del governo”. Un accordo dice “tra governo,imprese, sindacati  per riformare la contrattazione”.  Dove riformare la contrattazione significa gettare al macero la contrattazione nazionale, in cambio di una ipotetica detassazione del salario di produttività. Quando qualche esponente del governo usa la parola “ riforma” ci si deve mettere l’elmetto. Non basta arriva Fornero, quella degli esodati, di nuovo in presidio a Montecitoriodi cui  e della “ riforma” del mercato del lavoro  a suo dire “per fare posto ai giovani”. Lo stesso presidente di Confindustria, dal suo punto di vista ovviamente, dice che non funziona. E lei risponde inviperita che “ non si smantella una riforma con la presunzione che non funziona”.  Una domanda   è’ d’obbligo porre a fastidiosi ministri.  La disoccupazione è dilagante, con alcune grandi industrie, vedi Fiat  dove si lavora solo qualche giorno al mese, dove per trovare qualche euro per lo start up, incentivi  per le  imprese,che nascono, si tagliano gli incentivi per le energie rinnovabili :è mai possibile parlare di produttività e competitività?  Il meno che si possa dire, per il rispetto verso i titoli di studio di cui sono forniti i  suoi componenti, che il governo è affetto da strabismo. Ci  tanti bravi ottici.Si facciano visitare prima del giorno 20, quello di Piazza San Giovanni.

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