Pannella e Storace beccati con il sorcio in bocca. Una farsa poco onorevole

ROMA – Sono stati beccati con le mani nella marmellata o, meglio con il sorcio in bocca e si sono rifugiati in corner. Questa la conclusione della farsa non proprio onorevole di cui sono stati protagonisti Marco Pannella e  Francesco Storace.

L’apparentamento fra i radicali italiani e la Destra estrema, quelli che si salutano facendo il saluto romano, non si farà, per “motivi tecnici” hanno detto i due protagonisti di questa squallida vicenda. Era stato il candidato alla presidenza della Regione Lazio ad offrire  un “taxi” al vecchio leader. Una provocazione che serviva  a Storace   per dimostrare la sua  generosità a fronte di un cattivo Zingaretti, candidato del centrosinistra, che avrebbe rifiutato l’alleanza con il partito di Pannella. E serviva allo stesso Pannella da ormai molti mesi impegnato ogni giorno nei suoi prolissi e continui interventi su Radio radicale concentrati sull’attacco al Pd, con offese di ogni tipo. Pd cui si chiedeva però di inserire nelle liste del centrosinistra candidati radicali che nella legislazione terminata facevano parte dei gruppi dei Democratici. Sarà bene ricordare due cose: più volte i parlamentari radicali avevano votato in modo diverso dai gruppi del Pd di Camera e Senato, una volta salvando perfino il governo Berlusconi, altre volte, vedi commissione di vigilanza Rai, schierandosi con i berluscones.

Zingaretti: servono segnali di rinnovamento e discontinuità

Seconda questione: Zingaretti contro il quale  si è scagliato  Pannella, nell’accettare la candidatura aveva chiesto ai partiti  del centrosinistra di non ripresentare alcuno dei consiglieri uscenti. Un segnale chiaro di “discontinuità”, una parola chiave del programma dell’ex presidente della Provincia. Non si trattava  solo di dare un segnale  a fronte di quanto accaduto, gli scandali a ripetizione, il “caso Fiorito”, il “ caso Maruccio”, il finanziamento ai gruppi consiliari. Problemi sui quali i due consiglieri radicali si erano spesi. Ma, più in generale, di un cambiamento di rotta rispetto alle politiche portate avanti dalla Giunta Polverini. Il rinnovamento doveva partire proprio dalle forze del centrosinistra, senza eccezione alcuna . Rinnovamento , discontinuità cui non aveva alcun interesse Pannella che  si opponeva a indicare nuove candidature.  Siccome i miei, diceva, sono stati bravi non cambio. Su questa strada si sarebbe arrivati a dare un voto ai singoli consiglieri, i più bravi si candidano, i meno bravi no. Insomma discontinuità e rinnovamento sarebbe rimaste parole scritte sulla sabbia. Ma Pannella aveva un altro obiettivo. Non  a  caso  si è parlato di incontri fra il leader radicale e Berlusconi ed altri suoi emissari per tornare ad una alleanza in campo nazionale. Si dice che vi siano state offerte, in caso di vittoria della destra, di un ministero. Ma non vogliamo crederci.   

 

Il leader radicale ha divorato il partito ridotto a poco più di mille iscritti

La scelta di Pannella di accettare il “taxi” di Storace  guardava alle elezioni politiche, passando per la Regione Lazio.  Proprio uscendo da un digiuno a tutto campo, cibo e liquidi, mettendo a rischio la propria vita aveva conquistato spazi sui giornali in nome del suoi cavallo di battaglia, l’amnistia. E “amnistia, giustizia, libertà” si chiama la lista per le elezioni politiche cassando il vecchio nome di “Lista Bonino-Pannella”, liquidata senza dare alcuna motivazione. E in nome della amnistia i radicali avevano chiesto  ad Ambrosoli, candidato alla presidenza della regione Lombardia, di  far parte della alleanza che lo sostiene. Insomma come a Roma con i due consiglieri che dovevano essere riconfermati  nel capoluogo lombardo la parola aministia doveva diventare programma del centrosinistra. Pannella sa bene quale sia lo stato del partito. E’ lui che lo ha divorato, difficile la raccolta delle firme per presentare le liste, gli iscritti razionalmente sono poco più di mille. Aveva bisogno di “taxi” regionali e nazionali.

La ribellione del gruppo dirigente a partire da Bonino  e degli elettori

Ma non aveva fatto i conti con lo stesso gruppo dirigente ristretto del partito e con gli elettori. Emma  Bonino non accettava l’umiliazione di allearsi con quelle forze , da Storace e Polv erini, contro cui aveva combattuto da candidata presidente del centrosinistra. Si schieravano contro alcuni parlamentari e lo stesso segretario Staderini, ma soprattutto era il “popolo” radicale a dire no. Gli stessi due consiglieri uscenti dicevano non a alleanza con la Destra di Storace.  E il no veniva da radicali storici, come Spadaccia. Il post fascista Storace fiutava il vento, capiva che l’apparentamento con Pannella  non portava niente di buono, non portavo voti e si sfilava. Occorreva una motivazione che non sconfessasse l’operato della “strana coppia”. Ed ecco i “motivi tecnici”. La trasmissione del simbolo elettorale da parte del candidato della destra  ai potenziali alleati non era arrivata in tempo. Diceva Pannella: “Non sono riusciti a portarci prima delle ore 16,45 il loro simbolo. Non so perché, Storace comunque si è scusato”. Confessava anche che i due consiglieri radicali si erano rifiutati di prendere posto sul “taxi” malgrado fosse stato assicurato che uno sarebbe stato eletto. Dal canto suo Storace diceva che era impegnato a mettere a punto la liste nazionali del suo partito e non si era accorto di finire fuori tempo

Ancora un  attacco a Zingaretti: “Ha un vizio di stampo comunista fascista”

Neppure un bambino di scuola materna potrebbe credere a una balla simile. Poi  concludeva, così come aveva iniziato: “Zingaretti – ha detto – ha un vizio congenito ricattatorio di stampo comunista fascista”. Nessun commento per rispetto della veneranda età del capo, ormai non più, dei radicali e di quanto nel passato ha fatto di buono. Rispetto di se stesso che lui non ha più.

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