Perdi i documenti? Odissea senza fine per recuperare la tua identità

ROMA – Se per caso, per sfortuna, smarrisci  il portafoglio, se te lo rubano non solo subisci un danno in denaro perché qualcosa, anche se pochi spiccioli, li tiene sempre, in documenti perché per riaverli c’è un costo, in termini di fotografie, bolli e altre cosucce, in rischio se avevi delle carte di credito.

Niente nei confronti dell’odissea, sena fine,, un vero e proprio calvario, che ti aspetta per ricostruire la tua presenza.  In una parola devi affrontare il peggio della burocrazia che regna negli uffici pubblici. A volte ci si mettono anche dei dipendenti ottusi che non riescono a guardare un metro davanti ai propri occhi. Rischi una crisi di nervi quando ti trovi disarmato di fronte a quelle che chi ti sta davanti chiama “ disposizioni” alla quali non si può derogare.< Ma chi ha dato quelle disposizioni?. Non si sa. Forse non le ha mai date nessuno, fanno parte della abitudine”. Partiamo dal momento in cui ti accorgi che hai perduto oppure ti hanno rubato il portafoglio. Entri in agitazione, cerchi di qua e di là, nell’auto a volte ti fosse caduto. Poi ti rassegni. Chiamo i numeri verdi per bloccare carte di credito, bancomat. Cerchi  il più vicino ufficio dei carabinieri per  esporre denuncia. Primo ostacolo: ti viene chiesto un documento di identità, ma tu non lo hai . Il carabiniere alla fine si fida anche perché un amico che ti accompagna testimonia che sei proprio tu. Scrive la denuncia e te ne da copia poi ti dà un consiglio, attenda qualche giorno, prima di richiedere i nuovi documenti,, non si sa mai se qualcuno lo avesse trovato e  lo facesse recapitare. Attesa inutile. Torni a Roma perché lo smarrimento è avvenuto in una cittadina della Versilia. Ti organizzi per andare in municipio. Vai dal fotografo tanto ormai i costi sono simili a quelli delle macchinette  con autoscatto che ti fa chiudere gli occhi.

In municipio in coda fin dalle prime ore del mattino

Arrivi in municipio verso le 10, 30,prendi il numero, ti tocca il 122. Davanti a te ci  sono un centinaio di persone perché dalle 8,30 quando aprono gli uffici sono state consegnate solo una ventina di carte di identità. Il lavoro ti appare caotico, sportelli veloci per altre pratiche,lentezze inaudite per la carte, sportelli chiusi, gente che protesta. Due signore che danno informazioni, infastidite anche nei toni quando devono rispondere a extra comunitari che non sono al corrente delle “ disposizione” che vengono<loro<comunicate e che anche noi facciamo fatica a capire.  Chiedi delucidazioni e subito ti chiedono un documento. Quando dice che era nel portafoglio ti annunciano che allora deve avere con te due testimoni. Domandi: ma dove li trovo due testimoni che stanno qui per quattro ore? Queste sono le “ disposizioni”. Ovviamente  un modo per ovviare c’è. Chiedi a qualcuno che è dopo di te di testimoniare che sei tu. Si crea una catena di  testimoni falsi, ma la “disposizione “ è salva. Ti dicono alcuni “esperti” che ci sono in giro dei “testimoni a pagamento”. Hai perso solo del tempo. Gli uffici chiudono alle ore 12, chi ha il numero resta dentro ma alle ore 13  il lavoro si blocca. Te ne vai, il giorno dopo ti presenti alle 7 del mattino davanti a te ci sono 22 persone- Questa volta, ti dici, ce la faccio. Fra l’altro hai anche accertato che il passaporto che ritenevi scaduto è ancora valido. Ma gli sportelli hanno qualche difficoltà a funzionare,le lucette che indicano l numero  che viene servito non funzionano. Si chiama a voce. Non solo molti sportelli sono chiusi. Alla fine,  passato il mezzogiorno, arrivi alla meta. Presenti la denuncia di smarrimento, le foto. L’impiegato ti guarda e ti chiede quando ti sei fatto queste foto. Ti incuriosisci e gli chiedi  il perché della domanda.  Esita a risponderti poi alla fine si decide. “ Nella foto è,elegante, indossa una giacca…” Ma a lei che interessa?

Disposizioni e ordinanze assurde per render dura la vita del cittadino

Ti guarda e  dice:” Non posso  rilasciare la carta perché non sono in gradi di annullare quella che lei ha perduto. Era una carta elettronica e deve andare al  municipio che gliel’ ha rilasciata”. Rimani basito anche perché il municipio che l’ha rilasciata è stato unificato con quello in cui siamo. Non intende ragioni, potrebbe inviare un fax, oppure una mail per chiedere di annullare la carta smarrita.. Torni a dalle due signore che danno informazioni, dici loro che ti sembra una assurdità, ti parlano di “ordinanza” relativa all’annullamento delle carta elettroniche. Chiedi di parlare con il capo ufficio, al< momento assente. Attendi una mezz’ora. Poi ti rassegni. Fai un salto all’Aci per aprire la pratica per il duplicato della patente e poi via alla sede del municipio delle carte elettroniche. Gli uffici aprono alle ore 14, sei il<secondo. Presenti la documentazione e una cortese signora ti dice: ma perché è venuto qui,< poteva andare al suo municipio: Le spiego la situazione e dice: Abbiamo detto più volte di inviarci un fax in caso come il suo. Ma non vogliono capire. Pi con voce accorata dice che, però non può rilasciarmi il documento perché dovevo presentare la denuncia in originale. E non la fotocopia. Perché? “La capisco ma è una disposizione”, dice. Che fare? Un’ultima carta da giocare. Via in auto verso una caserma dei carabinieri. Racconto il fatto, chiedi aiuto, possono chiamare la stazione che in Versilia mi ha rilasciato la denuncia di smarrimento e farsi inviare via computer il testo.Prova compassione al racconto della odissea. Chiama i suoi colleghi che confermano il testo della denuncia, la fanno più breve, mette un timbro sulla  “ fotocopia”, firma per copia conforme all’originale.La “disposizione “ ora è salva. Di nuovo al municipio. La pratica viene completata e dopo un’ora ho la mia carta d’identità. Questa volta su carta, nonsi sa mai.O due muncipi , ora uno solo, sono l’ex X dove non conoscono l’uso dei fax e del computer e l’ex IX  dove non ricevono fotocopie. Sarebbe interessante conoscere il testo da cui sono tratte disposizioni e ordinanze che ci hanno accompagnato nel’odissea senza fine. Forse non esistono proprio.

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