Bettini si candida a segretario del Pd. Forse. LE FOTO

ROMA – Doveva essere una intervista con Goffredo Bettini alla festa dell’Unità di Roma. Daniela Preziosi , attenta cronista politica del Manifesto, l’intervistatrice , ha iniziato con una domanda relativa al “ ritorno” alla politica di una personalità che,  nella Capitale e a livello nazionale, dal Pci, al Pds, ai Ds  al Pd, dalla elezione di sindaci come Rutelli e Veltroni, dal Lingotto veltroniano, molto si è speso. Indicato come il  protagonista di una stagione politica della sinistra, che ha  deciso, sostenuto e fatto vincere  i “ suoi “ candidati. Sempre, lo dice lui  stesso,  senza chiedere niente per sé.

Una intervista trasformata in un comizio.Irruento, polemico

Ma in  effetti un’ intervista non  è stata malgrado la giornalista c’è l’abbia messa tutta. Goffredo, di fatto, ha tenuto un comizio parlando per più di un’ora e mezzo e si è candidato, o quasi, alla segreteria del Pd. Irruento, polemico,ha preso di petto il Pd che non ne ha indovinate una , tanti sbagli, la gestione Bersani chiama in causa, non è mai riuscito a battere Berlusconi e ora non si può pensare di mandarlo a casa per via giudiziaria. Un ritornello che il pubblico presente non ha molto gradito tanto che Bettini  ha dovuto  precisare. Parte consistente del comizio è stata dedicata a quella che lui ha sostenuto essere stata una sconfitta, senza se e senza ma, del centrosinistra nelle recenti elezioni politiche perché ha il Pd ha perso tanti voti e non è riuscito nell’intento di governare il Paese. Nelle elezioni amministrative invece il centrosinistra vince. Dimentica però,  questa è una delle contraddizioni in cui incorre, che la percentuale dei votanti nelle città dove il centrosinistra vince è stata molto bassa ed in termini di voti il centrosinistra ne ha perduti. Tutto comunque è partito da questo giudizio. Da qui Bettini  prende le mosse.

Vuole  che vuole rivoltare  il partito come fece Togliatti.  Errore storico

 Non parlerà di alcun problema del Paese, dell’ Europa, della crisi economica, di come uscirne, della questione del lavoro, dei fatti recenti. Tutto è concentrato sul partito. Dice  che vuole rivoltarlo come un pedalino e richiama addirittura Togliatti. Incorre in un clamoroso errore . Ricorda che il leader del Pci quando tornò dall’Unione sovietica ebbe la forza di trasformarlo in una forza politica interclassista. La storia dice ben altro. Togliatti rinnovo il partito partendo dal ruolo nuovo che veniva ad assumere la classe operaia, forza egemone che rappresentava gli interessi generali del Paese. Comunque Bettini vuole dar vita ad un partito che sia un grande campo, un agorà dove stanno dentro tutti i democratici, quelli che già ci sono, Sel  minoranze come quelle della sinistra radicale, Ingroia dice, tanto per fare un esempio.  .

Renzi? Una carta da giocare, ma non so come la pensa

Preziosi ,infine,riesce a porre la domanda che tutti si aspettano.Ricorda a Bettini che in uno dei suoi interventi ha detto di ritenere che Renzi  sia l’unica risorsa che il pd può mettere in campo. Dopo un nuovo lungo discorso sugli errori del partito risponde. Cambia  dizione: Risponde che Renzi è “ una carta da giocare”. Quindi non più”unica risorsa”. In quale ruolo?  “Non quello di segretario-sottolinea-  che deve essere separato dal candidato premier”. In questo fa presente che si trova d’accordo c con D’Alema. E poi aggiunge che lui non candida nessuno e che fra l’altro “ non sa come la pensa Renzi”. Il pubblico avverte che qualcosa non funziona. Come fa ad essere “ una carta “ uno di cui non si sa come la pensa. L’arcano si spiega quando Bettini dice il candidato alla segreteria dovrà essere , a suo dire, uno che accetta il suo appello, disponibile a mettersi in campo.

Sconsiglia il sindaco di Firenze dal puntare alla segreteria del partito

 E- afferma con forza, quasi gridando- che se non c’è “ sarò io a metterci la faccia, a candidarmi a segretario del Pd, a scalare il Pd”. Forse anche per questo sconsiglia il sindaco di Firenze a puntare al doppio incarico , segretario e candidato premier. E , ancora, il discorso torna su quale partito, liquido, pesante. Bettini non crede ai programmi, vuole un partito aperto, che vinca. Dimentica nella sua analisi, che forse, il Pd, non è riuscito a sconfiggere Berlusconi, Prodi comunque ce la fece, proprio  a causa del Lingotto, quando  con Veltroni  si pensò che un partito senza identità poteva meglio consentire l’incontro fra forze diverse. In realtà ha dato vita proprio a quello che oggi Bettini vuole combattere, un partito cioè formato da fazioni, spifferi, aree,sotto aree, partitini organizzati, comitati elettorali. Forse, talora, un po’ di autocritica non fa male. Renderebbe tutto più credibile.

LE FOTO DI LUCIANO DI MEO

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