Libia. L’era post Gheddafi non decolla. I berberi boicottano il referendum

TRIPOLI – Ancora atti di violenza nella capitale libica alla vigilia del referendum popolare per la stesura della nuova costituzione. Un gruppo armato ha circondato per diverse ore la sede del ministero degli esteri prima dell’intervento dell’esercito. Per fortuna gli scontri non hanno provocato vittime.

Questi attacchi “toccata e fuga” sono ormai uno scenario famigliare del post Gheddafi nelle diverse città libiche. Il panorama politico libico attuale stenta a prendere forma, le milizie armate  infatti continuano ad ostacolare il processo di riconciliazione nazionale e la nascita di un vero e proprio apparato politico nazionale. Le diverse milizie sono nate, più o meno spontaneamente,   durante la rivolta contro il regime di Gheddaffi ed una volta destituito il dittatore, autore del libro verde, sono rimaste a rivendicare un riconoscimento politico da parte dell’esecutivo provvisorio prima, e attraverso pressioni continue sui i partiti e la giunta costituzionale che dovrebbe redigere la nuova costituzione dopo.  Le milizie armate non sono le uniche preoccupazioni del Premier Zidan, chiamato a guidare il paese attraverso il processo di stesura della nuova costituzione e la riorganizzazione del paese, ma ci sono anche le profonde divisioni fra le regioni e le diverse etnie che costituiscono il tessuto sociale libico, alla ricerca di una rivalsa dopo anni di regime che  ha basato la propria politica interna sull’annullamento dell’identità e l’indipendenza delle minoranze. Proprio una di queste minoranze, quella berbera, ha deciso di boicottare il referendum popolare sulla costituzione perché non rappresenta veramente tutti i componenti della società libica. La minoranza berbera, al amazieg, costituisce un quinto della popolazione libica e vorrebbe che la costituzione tutelasse il diritto a conservare la lingua e la cultura amazieg concedendo ai berberi la possibilità di insegnare la lingua e la cultura nelle scuole, cosa assolutamente vietata da sempre.

Queste elezioni non ci riguardano e non ci interessano, cosi in un comunicato ufficiale il comitato di rappresentanza della minoranza berbera ha commentato la possibilità di andare alle urne nel prossimo autunno. Preannunciando una serie di manifestazioni in favore del pieno coinvolgimento dei berberi nella vita politica e culturale del paese. Da segnalare comunque, che due settimane fa per la prima volta nella storia della Libia è stato nominato un rappresentate berbero nel parlamento libico. Ma questo non sembra una premessa sufficiente per i berberi per credere nel progetto politico del Premier Zidan.

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