Ambiente, ponte verso il futuro

ROMA – La giornata del 5 giugno, da ormai oltre quarant’anni, è divenuta la giornata mondiale dell’ambiente.  Lanciata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1972, nel nostro caso può essere l’occasione per fornire qualche spunto,  intorno al tema che di per sé tende a proiettarci verso il futuro, il futuro del Pianeta.

Un tema dalle molteplici chiavi di lettura, individuale e collettiva, dai molti risvolti politici ed economici e che interessa la governance ad ogni livello dagli enti locali, alle regioni, allo stato nazionale, passando per l’Unione Europea e le Nazioni Unite.

Intanto però andrebbe sempre ricordato che per quanto limitata possa apparire, esiste una responsabilità che grava su ciascun cittadino. Responsabilità troppo spesso inavvertita, ma comunque nel suo piccolo decisiva. Anche perché la sommatoria dei comportamenti dei singoli determina, almeno in parte, i risultati dei comportamenti collettivi. Basti pensare a quanti comportamenti individuali possano avere impatti sull’ambiente, primi tra tutti quelli legati alle scelte di consumo. Solo per fare alcune esempi si pensi agli impatti legati alla grande distribuzione, o all’abuso di imballaggi, alle merci che viaggiano su gomma, aumentando le emissioni. O ancora l’utilizzo delle acque in pet.

Comportamenti individuali che potrebbero in chiave di tutela dell’ecosistema ispirarsi al consumo critico, al vivere quotidiano  “a sprechi zero”. Tutto questo implicherebbe un rilancio a partire dalla scuola di un’autentica educazione ambientale per la quale sono pur previsti fondi pubblici di diversa provenienza. Più in generale, servirebbe un’ azione di sensibilizzazione, di informazione nel quadro di una cittadinanza attiva e partecipe dei processi e delle dinamiche che investono i territori attraverso i comportamenti individuali e collettivi.

E pur tuttavia di ambiente, almeno in Italia, sembra se ne parli troppo poco; quando se ne parla ciò avviene per disastri ambientali annunciati o con riferimento alle eventuali cronache nere alimentate dai media sulle tante eco resistenze ormai diffuse sul territorio nazionale dai NO TAV al NO MUOS, alle lotte contro le discariche e gli impianti di incenerimento ai “nostri”  “NO CORRIDOIO” e alle tante lotte contro le cementificazioni.

E poi ancora il tema della crescita, troppo spesso mantra ossessivo ma troppe volte mai ragionato approfonditamente. Basterebbe riflettere per un attimo sulla limitatezza delle risorse. Ragionare sui limiti dello sviluppo, sulla sostenibilità ma che sia effettivamente tale e non una parola inflazionata e alla verifica dei fatti, insostenibile.

E allora bisogna dirlo oggi più che mai basta consumo di suolo. Basta cemento, e basta asfalto. Basta grandi opere, definite strategiche ma in realtà non solo inutili, ma autentiche  devastazioni territoriali. Occorre invece lavorare con ogni energia per ampliare le aree protette renderle fruibili e patrimonio reale delle comunità. La tutela dell’ecosistema e della biodiversità anziché essere relegati a criterio regolatore delle competenze stato – regioni dovrebbero essere incluse tra i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica, andrebbe promosso un referendum per l’abrogazione della legge obiettivo, rafforzate in senso sostanziale e “de burocratizzati” gli strumenti di tutela ambientale (VAS, VIA, etc.). Occorrerebbe costruire alleanze tra associazioni ambientaliste e istituzioni, creare strategie che indirizzino lungo nuovi binari, quelli del ferro, ad esempio, in luogo del trasporto su gomma. E poi ancora incentivazioni al trasporto pubblico locale con detrazioni per gli abbonamenti, come era solo fin pochi anni fa.

E ancora, rilanciare con forza il tema della città rinnovabile che include e supera quello della rigenerazione urbana perché le città da grandi divoratrici di energia sappiano rinnovarsi proprio a partire dal consumo dell’energia, finalmente pulita, puntando decisamente su sistemi di mobilità alternativa.

Perché l’ambiente e l’ecosistema sono di tutti e tutti dovrebbero concorrere alla loro difesa in prima persona consapevoli che la nostra missione, come era per gli indiani d’America, è conservare per chi verrà dopo di noi.  A partire da queste basi dovremmo provare a costruire un’autentica e profonda coscienza ambientale e attraverso questa misurare programmi e strategie di amministratori e istituzioni perché il futuro dell’ambiente coinvolge tutti ma proprio tutti nessuno escluso. E a ciascuno di noi spetta, attraverso la sua salvaguardia, di costruire insieme il nostro ponte verso il futuro.

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