Alitalia. Intervista a Antonio Divietri, presidente Avia: “Non c’è ancora una quadra definita sulla compagine societaria”

ROMA – Cosa bolle nella pentola Alitalia? Di sicuro nulla di buono, visti gli sviluppi della vicenda in considerazione di tutte le criticità rimaste ancora irrisolte.  Abbiamo chiesto a Antonio Di Vietri presidente dell’Avia, qual’è la posizione del suo sindacato di categoria, che assieme ad Anpac, Anpav e Uil  hanno deciso di non firmare l’accordo sul costo del lavoro.

La situazione è caotica perché non c’è ancora una quadra definita sulla compagine societaria. E’ lì  il vero nocciolo della questione, mentre quello sindacale è sullo sfondo. Il problema, infatti, non va imputato al lavoro, ma al capitale, ovvero ai soci che devono trovare un equilibrio rispetto alle alchimie economiche che stanno mettendo in piedi onde evitare passi azzardati. Sul lavoro esiste una dialettica sindacale molto forte, che prende le mosse dal tema centrale della rappresentatività. Non a caso piloti e assistenti di volo chiedono che a negoziare ad avere una voce in capitolo siano i sindacati di categoria, quantomeno nel settore di competenza, soprattutto per evitare il rischio che vi siano sperequazioni nella voce dei sacrifici com’è accaduto. Infatti al personale navigante è stata eliminata la 13ma e sono in corso dei tagli indiscriminati.  Un fatto increscioso che la dice lunga sul fatto che a negoziare in tavoli separati vi siano altri soggetti  che verosimilmente non hanno la stessa sensibilità dei naviganti stessi.

L’incontro di oggi non ha dato un esito positivo…

Oggi c’è stato un ulteriore incontro interlocutorio rispetto alle dinamiche della mobilità, cioè le normali procedure che vengono intraprese ogni qualvolta si apre una prestazione di disoccupazione. Noi alla riunione di oggi abbiamo dato la nostra indisponibilità perché non è stato ancora sciolto il nodo in sede ministeriale di quanti anni verranno concessi ai lavoratori. Tre anni sono sicuri, ma non c’è nessuna sicurezza sugli altri due di cui si è parlato. Insomma, è del tutto inutile parlare di procedure se non conosciamo la quantità.   Domani, sperando si faccia maggiore chiarezza, ci sarà un altro incontro sempre sui temi del FSTA,  Fondo straordinario del trasporto aereo, altro nodo importante da sciogliere, durante il quale si dovrà decidere il supporto in termini economici che dovrà garantire un respiro economico al personale identificato come esubero.

Qual’è in sintesi il vostro punto di vista?

La nostra osservazione da esterni ci porta ad avere la netta percezione che ci sia qualcuno che non voglia mettere la giusta quantità di denaro che servirebbe a ‘scudare’ Alitalia.  La Cai in questi anni ha fatto disastri economici, ed ora si trova con una marea di cause in atto. L’Etihad giustamente non vuole essere aggredito nei suoi beni dalla mala gestione precedente. Quindi nella vecchia società, che verrà utilizzata come scudo, dovrà esserci denaro sufficiente per far fronte anche ai futuri contenziosi. Denaro che, inutile dirlo, è dall’incerto destino. L’impressione è che i primi che non vogliono mettere i soldi siano proprio i soci delle Poste. E se Poste mettesse i soldi altrove eviterebbe di costituire una unica massa critica economica con i cosiddetti capitani coraggiosi. Un fatto che potrebbe cambiare la compagine societaria, portando l’Etihad a diventare il maggiore socio azionista.  Se ciò accadesse  mancherebbe quel controllo italiano al 51% e la nuova società potrebbe essere oggetto di contenzioso da parte dell’Unione Europea.  A questo punto è imperativo che gli italiani abbiamo il 51% della quota societaria, solo così la compagine si reggerebbe in piedi. 

Prossime azioni di contrasto?

La cosa più stupida sarebbe fare scioperi in questo  momento delicato. Quello che sta accadendo a Fiumicino in queste ore, dove è in atto uno sciopero bianco del personale di terra, era largamente prevedibile, considerando che i lavoratori stanno ricevendo  le lettere di messa in mobilità. Diverso è il discorso per i naviganti. La nostra indicazione è quella di mantenere i nervi saldi, nonostante le trattenute nelle buste paghe siano davvero pesanti.  Insomma, botte da orbi. Il nostro sindacato non ha firmato abbiamo diffidato l’azienda a trattenere questi soldi, il tutto nell’assoluta consapevolezza che non saremo noi a staccare la spina di Alitalia.

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