Renzi si legga la storia Pepe Mujica prima di andare in vacanza

ROMA – “Finchè sono presidente del Consiglio seguo regole di questo paese, poi tornero’ alla bicicletta. Nel frattempo parliamo di cose serie”.

E’ quanto ha detto il premier Matteo Renzi al TG5, riferendosi alle polemiche sulle sue ferie a Courmayeur e sull’uso “indiscriminato” dell’aereo anche per la sua famiglia. Tuttavia, al di là delle false retoriche, fa davvero impressione la risposta dell’ex sindaco fiorentino. Certo, non ci aspettiamo che il rampante politico “democratico” della ruota della Fortuna possa diventare il Pepe Mujica italiano. Sarebbe davvero troppo dimostrare con i fatti che i sacrifici li fanno tutti a partire da chi li ha imposti? Diciamo che in questo frangente di crisi, di corruzione e di sfacciata spavalderia, sarebbe una mossa dettata dal buon senso che richiamerebbe esclusivamente a quei valori etici che in primis il politico dovrebbe incarnare, a prescindere dalla carica che ricopre.

D’altra parte non si chiede mica un miracolo. Di miracoli sgranando gli occhi nell’incredulità ne vediamo tutti i benedetti giorni, osservando lavoratori che finiscono in cassa integrazione, giovani “fortunati” che si disperano e si dimenano per un lavoro pagato da schiavo, altri senza occupazione costretti alla fuga all’estero oppure alla triste vegetale assistenza garantita dalle misere pensioni dei nonni o da genitori con le speranze appese a un filo. E ancora persone  senza età, non più giovani e non più vecchie, rimasta con il culo per terra senza nessuna alternativa. Parliamo di migliaia di persone, non di poche decine.

E queste persone, nonostante l’apparente inganno italiano del “stiamo tutti bene”, sono tante. Anzi, aumentano continuamente  in una processione che somiglia più a una via crucis senza ritorno. Altro che vacanze nelle rinomate zone turistiche del Bel Paese. Perfino le falsità quotidiane sembrano finite nel dimenticatoio nonostante le brutte abitudini siano sempre dure a morire. Le stesse che Diego Abatantuomo racconta nel film La gente che sta bene, dove l’italiano medio causa la crisi economica è costretto suo malgrado alla rinuncia, perfino delle amate ferie, ma non riesce ad ammettere la sua condizione nemmeno a sè stesso. Oggi le cose vanno diversamente. I cittadini urlano, salgono sui tetti, s’incatenano, a volte tentano gesti estremi pur di trovare una soluzione alla loro causa vitale, ma nessuno sembra ascoltarli. Anzi meno se ne parla meglio è. I numeri snocciolati dai vari organismi di controllo sulla condizione economica sono diventati una vera e propria litania alla quale si stanno abituando anche i più disperati. Tanto è il silenzio assordante che li accompagna in questo girone dantesco di un pensiero unico conclamato o di una omologazione che cancella l’individualità come direbbe Pasolini. Insomma tutto passa, ma a tutto c’è un limite. Forse Matteo Renzi dovrebbe leggersi la storia di Pepe Mujica, non tanto per segno di rinuncia alla sua vita agiata, ma come atto di consapevolezza e soprattutto rispetto verso coloro che vivono in condizioni sempre più difficili, nell’indifferenza di chi dovrebbe garantire la dignità e nella rassegnazione di chi le subisce. Don Chisciotte è stato il cavaliere invincibile degli assetati, scriveva il poeta turco Nazim Hikmet, riferendosi alle imprese politiche di Mujica. Noi di Renzi non sappiamo proprio cosa scrivere. 

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