Alitalia decolla tra vecchie e nuove promesse. Tanto pagano sempre i lavoratori

ROMA  –  Il vertice Alitalia oggi ha presentato il suo piano industriale. Piano che, stando a quanto riferito dall’ad Silvano Cassano, dovrebbe entro il 2017 portare un utile all’ex compagnia di bandiera pari a 100 milioni di euro. 

Un obiettivo a cui si associa anche  Luca Cordero di Montezemolo. “Alitalia – dice il neo presidente – è un’azienda che deve creare valore, ricchezza, non deve più essere dipendente da banche o da altri sostegni. Vogliamo portare l’azienda in utile nel 2017”. Ottimismo anche da parte del numero uno di Etihad, nonchè  vicepresidente di Alitalia James Hogan, che oggi senza mezzi termini ha ribadito che “la nostra priorità è dare alla compagnia le giuste dimensioni. Gli azionisti si sono detti d’accordo con questo obiettivo”. E infine: “non posso parlare del passato, il successo del business creerà nuovi posti di lavoro”. “Quello che possiamo fare per gli ex dipendenti è aiutarli  a trovare lavoro, lo faremo ma la compagnia deve avere le giuste dimensioni”. 

Resta comunque il dubbio sulle dimensioni a cui fa fede Hogan, visto che gli investimenti finanziari, il volume del traffico, l’aumento del “nuovo” personale sono già una realtà visibile e per certi versi sfacciata. E infatti, è lo stesso Hogan a sottolineare che “il futuro di Alitalia si basera’ su un importante cambiamento che interesserà tutta l’organizzazione”. Insomma, “abbiamo fatto un investimento commerciale che deve avere un ritorno commerciale. Su questo non devono esserci dubbi”. “Abbiamo investito nella nuova Alitalia perché crediamo che possa tornare a prosperare. Alitalia avrà successo solo se sarà sostenuta al cento per cento da tutti. I prossimi mesi e i prossimi anni non saranno facili ma ognuno si sentirà parte di un’unica squadra”. Anche Cassano è tassativo: “Prima dobbiamo mettere le cose in ordine, non possiamo fare promesse” sul fronte di nuove assunzioni. Restano gravi difficoltà operative per le quali procederemo con grande velocità e pragmatismo “. 

Tuttavia, quando si parla di Alitalia viene sempre in mente quel lontano 2008 con il suo famigerato piano industriale Fenice, che all’epoca lasciò migliaia di dipendenti letteralmente a terra senza futuro nè speranze. Gli stessi ai quali in un tavolo istituzionale a Palazzo Chigi fu promessa la riassunzione o comunque un ricollocamento. Sembra invece che la compagnia, prima Cai adesso Sai, abbia dimenticato troppo in fretta quel torbido passato. Eppure ai lavoratori qualche risposta andrebbe data, considerando che molti di loro a ottobre 2015 finiranno la mobilità e proprio per età anagrafica saranno troppo vecchi per lavorare e troppo giovani per trovare una nuova occupazione.

Insomma all’orizzonte s’intravede un’epoca drammatica, per gli esclusi chiaramente, una vera e propria odissea che si chiama disoccupazione. Bisognerà affidarsi alle parole del top manager Cassano che sempre oggi ha detto: “Oggi aiutiamo gli undicimila che sono in Alitalia a lavorare meglio e poi pensiamo ad allargare la famiglia”. 

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