Il lupo denuncia le iene di Italia 1

ROMA – Un recente servizio delle Iene di Italia 1 ha procurato tra studiosi e appassionati diverse polemiche per il modo in cui ha trattato i problemi indotti dalle presenza del lupo, in una zona d’Italia dalla quale era completamente scomparso anche dalla memoria.

L’area è quella compresa tra Compiano e Borgo Val di Taro in Provincia di Parma. Come in altre aree di presenza, si sono verificati danni a carico degli animali da allevamento col conseguente e comprensibile disappunto degli allevatori locali. A questo è seguita un raccolta firme “contro la presenza del lupo” e il servizio di febbraio del programma “Le Iene” su Italia 1. Il filmato, disponibile su web, lascia molto spazio ad agricoltori infuriati e ad un sedicente bracconiere. Solo pochi secondi vengono invece riservati ad una zoologa esperta in materia di ecologia e comportamento della specie. Al servizio è seguito un esposto alla Procura della Repubblica per le notizie di reato emerse per il fatto che il lupo è specie protetta dalle leggi italiane e dalla direttiva Habitat dell’UE.

Così abbiamo chiesto al Presidente della Società Italiana per la Storia della Fauna Corradino Guacci, relatore dell’esposto, cosa ne pensa del servizio andato in onda su Italia 1: 

“Secondo me il servizio è teso a dare una cattiva immagine del lupo; in parte è giocato sulla paura che suscita nelle persone che non ne conoscono ecologia e comportamento. Viene rappresentato dagli intervistati come un animale feroce, aggressivo tout court, come un pericolo per l’uomo e falsamente presente in “migliaia di capi”; praticamente una piaga biblica. È comprensibile come la presenza del lupo possa comportare dei problemi alla piccola zootecnia; ma è anche necessario uno sforzo verso la convivenza facilitata da presidi difensivi attivi e passivi come i cani da guardiania, le recinzioni elettrificate e, in definitiva, una maggiore sorveglianza. Nelle aree di recente ricolonizzazione del lupo chi pratica l’allevamento ha difficoltà ad adattarsi a questo nuovo contesto, soprattutto quando è abituato a lasciare il bestiame libero, condizione indubbiamente “comoda” ma oggi poco praticabile. Dopo 40 anni di tutela legislativa, di investimenti culturali e finanziari per scongiurare la definitiva estinzione del lupo, non possiamo restare silenti di fronte a rozzi tentativi di demonizzare la specie. Tentativi grossolani quanto efficaci se veicolati da un programma come “Le Iene” con ascolti elevatissimi. 

Forse non è un caso che il servizio venga mandato in onda proprio quando il Ministero dell’Ambiente sta valutando un piano di gestione che prevederebbe, in deroga alle normative, proprio l’abbattimento del lupo. Si parla di circa 60 capi annui, quota che, personalmente, ritengo ininfluente sia ai fini del contenimento, sia ai fini delle proteste degli allevatori. Un contentino in assenza di provvedimenti strutturali a medio e lungo termine: in mancanza di una seria politica agricola per la montagna e per le aree marginali il lupo, come già avvenuto in passato, resta il parafulmine ideale.”

Come giudica il fatto che abbiano permesso ad un bracconiere di divulgare tecniche illegali di cattura e di bracconaggio?

“La tecnica dell’amo veniva usata nel Medioevo e nel Rinascimento, e qui mi viene da considerare che quando si parla di ferocia degli animali selvatici non si pensa ai livelli di crudeltà cui è giunta la fantasia dell’uomo. Voglio augurarmi che questa storia sia una forzatura imbastita per accrescere l’appeal del servizio e che il presunto bracconiere sia semplicemente qualcuno che avendo letto di questo antico sistema di cattura lo abbia utilizzato per costruire una falsa “confessione”. In caso contrario, se fosse tutto vero, oltre che testimoniare il livello di inciviltà raggiunto dal confronto con i predatori naturali, evidenzierebbe una caduta di etica professionale, d’altronde già palesata dall’uso disinvolto di filmati di predazione da lupo, fatti passare come legati al territorio oggetto dell’inchiesta e invece girati in Abruzzo o addirittura in Russia e facilmente reperibili in Rete”.

Anche noi abbiamo potuto constatare che nel servizio i stessi cani da guardiania, storici difensori dei pastori abruzzesi, vengono presentati da un intervistato come un pericolo per gli allevatori. È allora cosa bisognerebbe dire dei cavalli che, scalciando, procurano svariati feriti l’anno? O delle punture delle operosissime api? O dei tori e delle vacche maremmane che, lasciate al pascolo brado, diventano notoriamente poco socievoli? 

Forse, al di là della notizia di reato (un fatto!) il problema risiede nel rapporto e nella visione che abbiamo della natura. Forse resta più semplice accettare gli aspetti piacevoli (poetici? estetici? di convenienza?), ma non quelli funzionali se comportano “effetti collaterali”. E questo non vale solo per il lupo o per il cinghiale (altra piaga della disinformazione naturalistica) ma anche per frane smottamenti e inondazioni. E Voi che leggete, che tipo di visione della natura avete?

Link utili:

  • http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/ruggeri-quando-il-lupo-diventa-una-minaccia_595224.html
  • http://www.storiadellafauna.it/
  •  https://www.facebook.com/Societ%C3%A0-Italiana-per-la-Storia-della-Fauna-Giuseppe-Altobello-Onlus-156617367779364/

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