Rai. La tivù che non vuoi vedere con i soldi dei cittadini

ROMA – Qualcuno si arrabbia spesso con alcuni giornalisti, perchè invece di raccontare i fatti li camuffano, distorcono la realtà o a volte spostano volutamente l’attenzione su cose del tutto insignificanti.

Tutto regolare, per carità, almeno se il potenziale “cliente” paga per leggere le notizie che compra. Ma quando vedi certe trasmissioni in quella che chiamano televisione pubblica le cose cambiano. Anche perché ormai questa tivù pattumiera sei obbligato a pagarla con la bolletta, mangiarla e metabolizzarla. Ieri è andata in onda su Rai Due una delle trasmissioni più abbominevoli che la Rai potesse offrire, ovvero “Rich Kids”,  storia di giovani ricchissimi attraverso un docu-reality, come l’hanno chiamato gli autori del programma, che raccontano le loro vite lussuose e soprattutto sfacciate, visto che tutti i protagonisti sono anche noti nel mondo esibizionista di Instagram. Che tristezza vedere sulla televisione pubblica questo tipo di programmi, che ahimè, sono l’inequivocabile segnale della morte delle idee originali e istruttive, in una televisione sempre più priva di contenuti che fa incetta dai social network e usa  gli stessi deplorevoli messaggi che spesso hanno il sapore di una sconfitta sociale. Per non parlare del sonoro schiaffo alla povertà, visto che anche la televisione pubblica va a braccetto con le stupide mode lanciate ad hoc dai social.

Intanto i ragazzi normali, non come quelli che si aggirano a New Bond Street con la macchina dorata comprata dal papà, si scontrano ogni giorno con una realtà ben diversa, quella dell’università, della mancanza dei posti di lavoro, della disoccupazione e della difficoltà a trovare un minimo di occupazione o reddito.

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