Berlusconi in delirio: “Nessuno come me e Obama in politica estera è un ragazzo”

ROMA – La maggioranza incassa l’ennesima fiducia a Montecitorio, ma resta inchiodata a 320 deputati, confermando che ‘quota 325’ rimane per Silvio Berlusconi ancora lontana. Anche se nell’importante commissione Bilancio, grazie all’innesto del pidiellino Carlo Nola nel gruppo dei ‘responsabili’, la maggioranza ottiene un voto in più rispetto alle opposizioni. Forse anche per questo il Carroccio conferma piena fiducia al premier assicurando che il governo «è forte e va avanti», mentre il Pdl compatto continua ad attaccare Gianfranco Fini chiedendone le dimissioni.

È questa la fotografia del centrodestra nel giorno in cui il contestato ‘Milleproroghe’ passa le forche caudine di Montecitorio. Uno scatto impietoso che evidenzia i limiti numerici del centrodestra, ma anche la debolezza delle opposizioni. Forse anche per sviare l’attenzione da questa impasse, da questa «palude» (per dirla con un ministro) il partito del premier concentra i suoi strali sul presidente della Camera, mentre la Lega resta in posizione defilata. Ad aprire le danze, di buon mattino, è Fabrizio Cicchitto che parla di Fini come di un «vulnus istituzionale»; lo seguono Sandro Bondi («si sposerà con la sinistra») e Daniele Capezzone («è chiuso nel Bunker»). A gelare i bollori pidiellini ci pensa Umberto Bossi, più interessato al federalismo che alle beghe fra ex alleati: «Le polemiche le fanno loro, io no», taglia corto il Senatur. Ma il Popolo della libertà non rinuncia alla bagarre in Aula. «Lei si trova in una situazione di contrasto tra l’essere presidente della Camera e leader politico», tuona Cicchitto. Gelida la risposta del leader di Fli che concorda con il capogruppo del Pdl, sottolineando però che a rendere «istituzionalmente insostenibile» la situazione sono i continui attacchi del premier alle altre istituzioni, a cominciare della Consulta. Corte Costituzionale che in effetti torna nel mirino del Cavaliere durante un lungo sfogo con alcune parlamentari: non sono più disposto ad accettare che una legge approvata dal Parlamento venga abrogata da giudici per larga parte di sinistra, si lamenta. Il portavoce Paolo Bonaiuti smentisce, ma i presenti sono tanti e confermano anche gli strali all’indirizzo dei pm legati a magistratura Democratica. Una manovra, attacca, alla quale Fini offre la sponda dallo scranno più alto di Montecitorio. A proposito del ‘Rubygate’ il premier ribadisce la sua totale innocenza: «Vi assicuro che quella telefonata l’ho fatta in buonafede, ed era doverosa», sostiene, riconoscendo anche di essere stato «ingannato» dalla giovane marocchina che ai pm ha raccontato un sacco di cose inventate, a cominciare dai festini nelle quali avrebbero partecipato anche alcune ministre. Nonostante i 340 milioni di euro spesi in avvocati i processi sono ancora tutti in piedi. Serve dunque una via d’uscita. Bossi, dopo un incontro a tre con il Cavaliere e Giulio Tremonti, dà il suo benestare all’immunità, ma solo per «il premier o chi governa» non per i parlamentari. Ma quello di un nuovo ‘scudò appare un percorso troppo lungo per Berlusconi, che tuttavia non sa che strada imboccare: «Ogni giorno gli suggeriscono una ricetta diversa e lui inizia a stancarsi», rivela un deputato ‘dell’inner circlè, ventilando un certo scontento di Berlusconi nei confronti dei suo avvocato-consigliere Niccolò Ghedini. Veleni, si dirà, ma che danno il segnale di un clima che resta piuttosto movimentato nella maggioranza. Eppure, se i guai giudiziari (a cui si è aggiunto il grattacapo libico) lo preoccupano, lui di certo non lo dà a vedere. In conferenza stampa, accanto a Gianni Letta e Franco Zeffirelli, ride e scherza. «Credo che nessuno possa governare meglio di me», replica ad un cronista; «anche la sinistra voleva venire al bunga bunga», risponde ad un altro, per poi spiegare (mentre Letta lo tira per un braccio) che quel termine significa solo «divertirsi, ballare, bere qualcosa».

In mattinata riunione con una quindicina di deputate del suo partito. Berlusconi spiega loro come sono andate le cose con Ruby e che lui credeva veramernte che fosse la nipote di Mubarak. Poi, alla notizia che lo sta cercando il premier inglese David Cameron, dice alle donne, con fare sempre più delirante: “Vedete, sono il leader che ha più esperienza in Europa e nel G8. Tutti cercano i miei consigli. Ieri mi ha chiamato persino Obama, che in politica estera è un principiante, è un ragazzo”

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