Amministrative 2012. Il Terremoto politico ha il suo epicentro a Parma

RAVENNA – Non è per irriverenza né, ovviamente, per insensibilità verso il dolore dei miei corregionali colpiti dal sisma di Domenica scorsa eppure non trovo altra, più efficace similitudine per descrivere quanto è accaduto in Italia nel recente turno di ballottaggio.

Alcuni, ben più qualificati e informati di me, hanno già parlato di vittoria dell’antipolitica. Qualcun altro, di “ultimo avviso” alla politica. Altri ancora, infine, hanno evidenziato come “ora l’antipolitica sia attesa alla prova del governo”. A me, invece, uomo di parte – prima che asettico osservatore, al contrario dei miei paludati colleghi – preme analizzare il vero e proprio “sisma” politico che, al netto delle rassicurazioni dei capi “PiDdisti”, ha prodotto crolli e macerie.

In primo luogo crolla l’affluenza alle urne. Tolta Parma, infatti, dove l’affluenza cala solo nei confronti del candidato del centro sinistra (Bernazzoli) che perde voti in assoluto rispetto al primo turno, in tutt’Italia la percentuale di votanti si attesta poco sopra il 50 per cento  ponendo così, finalmente, termine alla iper partecipazione italiana e rimettendo così il nostro Paese nell’alveo delle moderne democrazie occidentali.

L’affermazione del “Movimento 5 stelle” e, in soldoni, di tutto ciò che si muove in politica, al di fuori del confronto “destra – centro-sinistra”, poi, segna definitivamente (almeno per il momento) della seconda repubblica, nata dalle macerie di Tangentopoli e del sistema democristiano.
Analizzando, infatti, i risultati dei ballottaggi, appare evidente che dovunque il confronto sia sfuggito alla logica “berlusconiani – anti berlusconiani”, cresce (seppur di poco) la partecipazione ma, soprattutto, vince il candidato “alternativo”. Il PD, in buona sostanza, non è giudicato in grado d’incarnare il cambiamento e, fondamentalmente, viene individuato come parte dello sfacelo.

Certamente, il partito di Bersani, sconta la sua obbedienza al “Colle” e l’appoggio incondizionato dato al governo Monti (il quale non gode, almeno a Parma, di molti fan) eppure, proprio i risultati Parma, ma anche quelli di Palermo e, in qualche misura, anche quelli di Genova, segnalano l’insofferenza dell’elettorato di sinistra nei confronti del PD e dei suoi bizantinismi. La sconfitta di Bernazzoli, poi, pesa ancor di più proprio perché evidenzia il giudizio negativo verso un personale politico considerato inadeguato e pavido visto che, a guidare i forconi che hanno “letteralmente” cacciato l’ex sindaco Vignali, il PD non c’era, stretto com’è nelle procedure istituzionali del Consiglio comunale.

Poco ha contato, quindi, il richiamo di parrocchia e di bandiera che, almeno in Emilia-Romagna, ancora funziona. Anzi, proprio il terremoto di Parma, evidenzia come i giudizi tranchant sull’antipolitica (come se i voti assumessero valore a seconda del partito cui vengono conferiti) abbiano avuto vieppiù l’effetto d’indispettire gli elettori.

Infine, “last but not least”, insieme al crollo (speriamo definitivo) della destra e di tutte le sue propaggini (UdC, API e Terzi Poli vari), non si può tacere sull’assoluta mancanza di idee, di rappresentanza e di presenza organizzata di alcunché a sinistra del PD. Stando ai risultati, infatti, sembrerebbe che, non solo nessuno si sia accorto dell’assenza prolungata della sinistra (PRC, SEL, CI) dal panorama politico nazionale ma che, addirittura, nessuno ne senta davvero il bisogno. Anzi, stando al numero dei voti raccolti da Federico Pizzarotti, a Parma, l’orientamento di quegli elettori, quando votano, non vanno al candidato, per così dire, “alleato naturale” bensì, al suo avversario.

Masochismo. Non credo! Ritengo, altresì, che – stante l’attuale livello di confusione e di mimesi tra le forze politiche – l’elettorato di sinistra, molto più sapientemente, senza farsi soverchie illusioni, scelga chi – almeno a prima vista – si pone in antitesi APERTA con il senso comune e con la semplice democrazia formale.

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