Crisi. Addio vacanze. Resta a casa un italiano su tre

Secondo una ricerca pubblicata da Confesercenti sono 33,3 milioni gli italiani che quest’anno potranno permettersi una vacanza.

Molti si dirà. Ma erano 39 milioni appena due anni fa. Un trend negativo che già si cominciava a intravedere nel 2010 quando il 13% dei cittadini del nostro paese dichiarava di non andare in villeggiatura e che ha raggiunto il 20% quest’anno. Ad influire sulle scelte delle ferie estive dominano, secondo la ricerca, il fattore reddito disponibile, la preoccupazione per la situazione economica e le tasse, new entry del sondaggio che segnala ancora una volta come gli italiani si sentano schiacciati dal peso di un fisco insostenibile.

E se una volta il turismo ‘fai da te’ voleva dire, in una famosa pubblicità, solo guai e disorganizzazione, la crisi fa emergere un ‘fai da te’ in tutti i campi, dalla prenotazione del viaggio, era il 43% nel 2010 e siamo arrivati al 45%, alle soluzioni che prevedono la possibilità di cucinare in casa per evitare ristoranti e pizzerie, dal 26% nel 2010 al 325 di quest’anno. La conferma della tendenza al risparmio evince anche dai dati relativi alle scelte di alloggio: cresce di 10 punti la preferenza per alberghi a due stelle (dal 6 al 16%) mentre in assoluto prevale l’orientamento verso le 3 stelle che però scontano una flessione (dal 66% del 2010 al 59% di quest’anno). Calano anche le presenze nei villaggi turistici e i campeggi, scelta sicuramente economica, si attestano al 7%. Il dato sulla durata delle vacanze è il più significativo. Continua infatti una tendenza degli ultimi anni a ridurre il tempo di permanenza fuori casa: 12 giorni medi è il dato di quest’anno che si mantiene stabile dal 2010. Il 35% non supera il muro delle due settimane (con il 18% che si limita ad una permanenza fuori casa di una settimana) mentre solo il 26% si orienta su vacanze più lunghe.

Rispetto al 2011 con 906 euro e gli 823 euro dell’anno precedente il budget dedicato alle ferie sale leggermente e la spesa complessiva sarà di 30 miliardi. Le cifre sono però entrambe inferiori rispetto ai 1022 euro del 2010 e comunque sotto i mille euro. E nel campo delle vacanze per i giovanissimi, altro settore turistico assai importante nel nostro paese, si profila un bugdet decisamente ridotto (attorno ai 500 euro). Altra spesa che incide in maniera particolare sulle tasche dei vacanzieri è quello del carburante (dato che il mezzo preferito per fuggire dalle città resta l’auto cui si affida il 64% mentre appaiono in leggero calo aerei e navi).

“In questa situazione di crisi sarebbe davvero suicida pensare ad aumenti Iva o ad altri balzelli fiscali – sottolinea Marco Venturi Presidente Confesercenti – con il bel risultato di affossare il turismo italiano che invece necessità di promozione ed incentivi per poter essere quella grande risorsa per la ripresa economica. Un’operazione crescita senza il turismo infatti è un non-senso: chiediamo al Governo una sede di confronto rapida per definire una vera politica di rilancio del settore. Prioritario a questo proposito è l’avvio di una consultazione preventiva con le Associazioni del settore e con le Regioni che, proprio in questi giorni, si sono riunite in Sardegna ed hanno stilato un documento al riguardo sul piano strategico che il ministro Gnudi sta predisponendo e che presenterà al Governo per una sua veloce approvazione.”

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