Archeologia. A Jesolo rinvenuto scheletro affetto da osteocondrite 

Prima scoperta per la documentazione paleopatologica internazionale

Gli ultimi scavi archeologici condotti presso il sito delle “Antiche Mura” a Jesolo hanno regalato notevoli novità e contributi preziosi alla comunità scientifica. In particolare, è la prima volta che è stato possibile effettuare uno studio antropologico e paleopatologico su una comunità veneta medievale, con dati rivelatori riguardanti le condizioni di vita e le patologie presenti.

Il coordinamento del professor Sauro Gelichi e del team di archeologi dell’ateneo del Ca’ Foscari di Venezia è stato fondamentale per portare alla luce contesti archeologici che daranno nuova luce e approfondimento alla comprensione degli stili di vita dei primi jesolani.

L’analisi eseguita sulle vestigia ha rivelato un quadro di precarie condizioni di salute e basse aspettative di vita, caratterizzato anche dalla presenza di malattie diffuse nell’area come la talassemia.

Grazie alla scoperta di tali informazioni e alla loro elaborazione attenta e accurata da parte degli studiosi, è possibile ricavare utili spunti di riflessione sulle condizioni sociali e sanitare del passato, al fine di farne tesoro e trarne utili conclusioni anche per il presente. L’archeologia, dunque, non solo ci offre l’accesso a un patrimonio storico ed artistico di grande valore, ma rappresenta anche un’importante risorsa per lo sviluppo della conoscenza scientifica e culturale nel mondo moderno.

Si tratta di un caso unico ed eccezionale, quello dello scheletro affetto da osteocondrite rinvenuto nel cimitero altomedievale del Monastero di San Mauro a Jesolo.

La patologia, a base genetica, ha colpito l’individuo in modo particolarmente grave, tanto da diventare il caso più estremo di osteocondromi multipli mai registrato nella documentazione paleopatologica internazionale. Il rinvenimento costituisce il primo esempio di tale patologia in un contesto archeologico italiano.

L’individuo in questione, un maschio di oltre 40 anni, ha manifestato tutti i sintomi della patologia, tra cui deformità ortopediche quali bassa statura sproporzionata rispetto alla media maschile di riferimento, disuguaglianza della lunghezza delle ossa, e deformità dell’avambraccio. Inoltre, la presenza di numerosi condrosarcomi, la forma maligna dell’ostecondrite, rende questo caso ancora più eccezionale, avendo un numero mai precedentemente registrato.

Questo rinvenimento riveste grande importanza per la comprensione delle patologie genetiche in età medievale e per la storia della medicina.

La scoperta del caso di osteocondroma multiplo rappresenta un’opportunità unica per analizzare la dinamica clinica delle patologie del passato, quando le soluzioni mediche erano ancora molto limitate.

È particolarmente interessante notare la sopravvivenza prolungata del paziente in questione, il quale ha lottato con la disabilità in un’epoca in cui la vita era estremamente difficile. Inoltre, l’evoluzione del tumore potrebbe essere stata una delle cause della sua morte, motivo per cui questo caso potrebbe fornire importanti informazioni sulle patologie maligne del passato. La continuità degli scavi potrebbe inoltre scoprire ulteriori casi di osteocondroma multiplo, una patologia genetica trasmessa al 50% della prole.

In questi ultimi anni, i casi di paleopatologia provenienti da siti archeologici antichi sono diventati estremamente importanti per comprendere la storia clinica delle malattie, soprattutto quelle congenite che sono ancora presenti nel DNA di molte popolazioni odierne. Presto, il caso dell’osteocondroma multiplo sarà pubblicato su una rivista internazionale di paleopatologia.

Inoltre, i numerosi reperti del sito di San Mauro offrono molte opportunità di ricerca ed analisi per delineare le caratteristiche biologiche della comunità umana che vi era presente e per capire le dinamiche demografiche di quel periodo. La precisione delle ricerche ed i dati raccolti sono un valido aiuto per gli studiosi dell’epoca storica esaminata.

Un aspetto cruciale della ricerca riguarda l’alto tasso di mortalità nei primi anni di vita. Attraverso un test demografico applicato al campione in esame, è stato possibile rilevare una comunità in condizioni di salute estremamente precarie e con un’aspettativa di vita molto bassa.

Nonostante la mortalità infantile possa essere considerata in linea con quelle delle antiche comunità, l’analisi paleopatologica ha evidenziato segni evidenti di anemia in percentuali significative. Inoltre, l’analisi di alcune caratteristiche generali legate alla presenza di “cranio a spazzola” suggerisce la presenza di anemia mediterranea nella comunità umana di San Mauro.

Le condizioni ambientali sono fondamentali per determinare le tendenze di mortalità, le patologie e le condizioni di vita, così come la destinazione d’uso del sito e il ruolo dei singoli individui all’interno della comunità. Si pone pertanto l’esigenza di approfondire ulteriormente la ricerca per comprendere appieno le ragioni che hanno determinato la precarietà delle condizioni di vita e di salute di questa comunità antica.

Sebbene la presenza della zanzara anofele del litorale e delle vie consolari di transito abbia reso possibile la diffusione della malaria nel territorio veneto lagunare, grazie ai lavori di bonifica idraulica, la malattia ha mantenuto bassi livelli di endemia fino al declino dell’Impero Romano. Tuttavia, durante l’alto e basso medioevo, la zona di San Mauro è stata sicuramente infestata dalla malaria, come dimostra lo studio antropologico e paleopatologico della comunità veneta medievale.

Nell’ambito di questo studio, le analisi isotopiche condotte su un campione rappresentativo di tutte le classi d’età e di genere hanno confermato l’ipotesi dell’emoglobinopatia congenita (b-talassemia) come causa delle condizioni di anemia riscontrate. Le differenze alimentari tra anemici e non anemici non sono state riscontrate e nemmeno tra adulti e minori, ad eccezione degli individui non ancora divezzati, né tra maschi e femmine. Ciò testimonia la complessa relazione tra uomo e ambiente e rivela una storia di resilienza.

Una significativa svolta nella storia alimentare del medioevo è stata rappresentata dal passaggio da una dieta a base di prodotti del mare ad una più variegata integrazione di prelibatezze provenienti dall’entroterra.

Ciò denota probabilmente un aumento della mobilità dei singoli individui, ma soprattutto una vivace rete di scambi commerciali con le terre dell’interno, mettendo in luce un importante cambiamento socio-economico per l’intera area lagunare.

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