Negli ultimi anni, sempre più studi scientifici hanno confermato l’esistenza della cosiddetta sindrome dell’edificio malato (Sick Building Syndrome – SBS), una condizione che si manifesta in uffici, scuole, laboratori, fabbriche e condomini con sintomi quali mal di testa, affaticamento, irritazioni oculari, allergie, difficoltà respiratorie e cali di concentrazione.
Il comune denominatore? Una qualità dell’aria interna compromessa da inquinanti invisibili come composti organici volatili (VOC), anidride carbonica (CO₂), polveri sottili (PM2.5 e PM10), muffe, batteri e, in alcuni casi, gas pericolosi.
Non solo sicurezza: una questione etica
Monitorare la qualità dell’aria non è soltanto una misura di sicurezza per prevenire malattie o incidenti. È una responsabilità etica verso le persone che vivono e lavorano in quegli spazi.
Un’aria pulita e costantemente monitorata significa:
- tutelare la salute e ridurre le assenze per malattia,
- garantire migliori condizioni di concentrazione e produttività,
- rispettare la dignità delle persone che trascorrono gran parte della loro giornata in ambienti chiusi.
Trascurare questo aspetto equivale a negare un diritto fondamentale: respirare senza rischi.
Esempi virtuosi in Italia e in Europa
Alcuni casi dimostrano che la consapevolezza sta crescendo:
- Scuole green: diversi istituti scolastici in Lombardia e in Emilia-Romagna hanno introdotto sistemi di monitoraggio della qualità dell’aria nelle aule, integrati a sistemi di ventilazione meccanica controllata (VMC). Risultato: meno assenze per malattie respiratorie stagionali.
- Laboratori scientifici certificati: centri di ricerca e ospedali hanno adottato sensori certificati ISO e ATEX per garantire la sicurezza di ambienti ad alto rischio biologico e chimico.
- Edifici smart e sostenibili: progetti di edilizia residenziale in città come Milano e Bolzano integrano oggi sensori IoT di ultima generazione, collegati a piattaforme digitali che informano in tempo reale condomini e amministratori sullo stato dell’aria.
Questi esempi dimostrano che il monitoraggio non è un lusso, ma uno strumento concreto di prevenzione, sostenibilità e responsabilità sociale.
La consapevolezza deve crescere
Il “condominio malato” non è una metafora lontana: riguarda milioni di persone che ogni giorno vivono e lavorano in ambienti chiusi senza sapere quali sostanze respirano.
Ecco perché è fondamentale aumentare la consapevolezza:
- per le imprese, che devono adottare strumenti di monitoraggio per rispettare normative e criteri ESG (Environmental, Social, Governance),
- per i cittadini, che devono pretendere trasparenza e ambienti salubri,
- per le istituzioni, che devono supportare l’adozione di tecnologie di monitoraggio e garantire standard più rigorosi.
Il monitoraggio della qualità dell’aria negli ambienti chiusi non è soltanto una misura tecnica, ma un atto etico che mette al centro la salute delle persone e il valore del lavoro.
Il “condominio malato” può essere trasformato in un edificio sano, efficiente e sostenibile. Serve però un cambio di mentalità: respirare aria pulita non è un privilegio, ma un diritto.