ROMA – “Il testo dell’accordo in votazione in queste ore a Parigi pone le fondamenta per affrontare sul serio la crisi climatica che affligge il pianeta. Si va in modo irreversibile verso un futuro libero da fossili” dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza sull’accordo che dovrebbe da qui a poco uscire dalla COP21.
Nell’accordo i governi si pongono, infatti, come obiettivo di lungo termine di contenere il surriscaldamento del pianeta ben al di sotto dei 2 gradi e di mettere in atto tutti gli sforzi possibili per non superare 1.5 gradi, in modo da ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici già in corso sulle comunità vulnerabili dei paesi poveri.
“Tuttavia – prosegue Cogliati Dezza – gli impegni già annunciati alla vigilia della COP, secondo le prime valutazioni, se rigorosamente attuati sono sufficienti a ridurre soltanto di un grado circa il trend attuale di crescita delle emissioni di gas-serra, con una traiettoria di aumento della temperatura globale che si attesta verso i 2.7- 3°C. Non consentono, quindi, di contenere il riscaldamento del pianeta ben al di sotto della soglia critica dei 2°C, e ancor meno rispetto al limite di 1.5°C. È cruciale, pertanto, una revisione di questi impegni non oltre il 2020 e purtroppo l’accordo lo prevede solo su base volontaria, rimandando al 2023 la prima verifica globale degli impegni. E’ invece urgente farlo prima del gennaio 2021, quando il nuovo accordo sarà operativo.
L’Europa – aggiunge il presidente di Legambiente – deve dimostrare con i fatti la sua leadership nell’azione climatica globale rivendicata a Parigi. Tornati a casa i governi europei devono tradurre in azione gli impegni assunti nell’ambito della High Ambition Coalition, che negli ultimi giorni ha svolto un ruolo importante nei negoziati”.
E l’Europa ha tutte le condizioni per poterlo fare. Ha un trend di riduzione delle sue emissioni del 30% al 2020, secondo gli ultimi dati presentati a Parigi. Rivedere il nostro impegno di riduzione del 40% al 2030 è pertanto possibile senza grandi sforzi e con un impatto positivo sull’economia europea. E’ ormai provato che l’azione climatica fa bene alla nostra economia. Nel periodo 1990-2014 si è registrato un forte disaccoppiamento tra riduzione delle emissioni ed aumento del PIL. Mentre le emissioni sono diminuite del 23%, il PIL è aumentato del 46%. Non è più il tempo del rinvio.