ROMA – In questi ultimi giorni di campagna elettorale si fanno sempre più incalzanti le sollecitazioni ai partiti che si contendono il governo del Paese per un impegno a favore delle green economy.
Certo, si tratta di appelli che non riscuotono gli onori della riballta mass mediatica come il succedersi degli scandali che riempiono giornali e telegiornali. Pur tuttavia ci sono e sono importanti in quanto rivelano un orientamento di fondo nel paese per un cambiamento delle politiche per lo sviluppo. Un cambiamento che assuma il tema del lavoro e dell’ambiente come asse centrale delle future strategie.
Solo per richiamare l’incalzare di queste sollecitazioni si ricorda che il 24 gennaio Abbracciamo la cultura, una coalizione di più di 100 organizzazioni, ha avanzato un appello in cui si chiede alle forze politiche che si candidano a governare il Paese di assumere l’impegno a considerare la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e paesistico italiano una priorità nazionale.
Il 25 gennaio la CGIL dedica alle politiche per uno sviluppo incardinato sulla green economy grande parte delle proposte del suo Piano per il lavoro.
Il 28 gennaio la Rete semi rurali ha lanciato un Appello no-Ogm come scelta per la crescita e la comunità.
Il 12 febbraio è stato istituito il Consiglio nazionale della Green economy composto da 53 organizzazioni di imprese provenienti da vari comparti della green economy, con l’intento di sostenere e promuovere lo sviluppo dell’economia verde nel nostro Paese. Una nuova compagine di organizzazioni di imprese, che darà seguito a quanto portato avanti dagli Stati Generali della Green Economy dello scorso novembre a Rimini.
Il 13 febbraio le principali associazioni del settore delle rinnovabili hanno richiesto che la green economy rientri tra le priorità dei candidati alle prossime elezioni politiche. Tra queste Aper ha proposto 26 azioni che il prossimo Governo dovrebbe intraprendere, nei primi 12 mesi, per raggiungere gli obiettivi stabiliti sia nel recente documento di Strategia Energetica Nazionale (SEN), sia nell’Energy Roadmap dell’Unione Europea.
Regole certe per le rinnovabili vengono richieste anche da Anie-Gifi, il gruppo delle imprese fotovoltaiche italiane di Confindustria che ha invitato i candidati a dimostrare maggiore attenzione alla green economy in generale e al fotovoltaico in particolare.
Da ultimo, il 18 febbraio con un Eco-telegramma in sette punti, un cartello di 14 associazioni e aziende ha chiesto ai politici candidati alle prossime elezioni un impegno più forte sui temi di enorme importanza per la vita degli italiani e per lo stesso sviluppo economico del Paese: ambiente, territorio, energia e nuova occupazione creata dalla green economy. Al primo posto, “la battaglia contro la corruzione che sottrae enormi risorse materiali e morali al paese, poi obiettivo 100% rinnovabili, mobilità sostenibile, conservazione della biodiversità e delle aree protette, valorizzazione dell’agricoltura biologica e a basso impatto ambientale, recupero del patrimonio edilizio invece che consumo di suolo, lotta agli sprechi oltre all’ampliamento della raccolta differenziata e al riciclo dei rifiuti. Si tratta, come sottolineano gli organizzatori “di impegni chiari contro lo spreco di ambiente, territorio, energia e futuro da prendere già nel primo anno di governo”.
Sarebbe un grave errore se in questi ultimi giorni di campagna elettorale non giungessero dalla sinistra progressista, ed in particolare dal PD, segnali significativi di attenzione verso il vasto mondo che si muove dietro questi appelli. Dalla stessa iniziativa promossa dal Forum lavoro del PD il 23 febbraio sul tema “Ambiente è Lavoro” sono emersi segali espliciti in questa direzione come messo in evidenza nella relazione introduttiva di Sergio Gentili.
Non dimentichiamo che il sommovimento politico nel Paese è inziato a giugno 2011 con le grandi vittorie della sinistra nei referendum per l’acqua bene comune e contro la scelta nucleare.