ROMA – Firmata il 24 giugno l’ipotesi di accordo per il rinnovo contrattuale del settore dei Laterizi e Maufatti Cementizi (Industria), scaduto lo scorso 31 marzo, tra i sindacati di categoria Feneal Uil – Filca Cisl – Fillea Cgil e le rappresentanze imprenditoriali Andil e Assobeton.
Per la parte economica, previsto un aumento medio di 104 euro, erogato in tre tranche, rispettivamente 36 euro dal 1 aprile 2013, 35 euro dal 1 aprile 2014 e 33 euro dal 1 febbraio 2015, per un aumento complessivo del montante salariale nel triennio di circa 3.000 euro. Al via ora le assemblee con i lavoratori per il voto sull’accordo. Soddisfatti il segretario nazionale Fillea Moulay El Akkioui ed il responsabile delle politiche contrattuali del settore Giovanni Rossi “soprattutto perche’ questo rinnovo avviene in un contesto di crisi di mercato collegato alla stagnazione totale dell’edilizia e che ha portato alla chiusura della meta’ delle imprese interessate al contratto con una perdita del 65% e di circa 15mila addetti. Importante ” racconta Moulay El Akkioui “aver introdotto la responsabilità sociale dell’impresa e la regolarità degli appalti, aver recepito l’avviso comune firmato il 21 dicembre 2011 tra Confindustria e CGIL CISL UIL sull’efficienza e il risparmio energetico, aver regolamentato tutti gli aspetti relativi al contratto part-time, al contratto di somministrazione e all’apprendistato.”
Con le difficoltà crescenti dell’edilizia, anche l’industria dei materiali vacilla sempre più “siamo di fronte ad una crisi a cascata” racconta il segretario nazionale El Akkioui “che trova il suo apice nel settore dei laterizi e manufatti, di sicuro il comparto più dissestato in questa fase, con quasi tutte le imprese in sofferenza ed un drammatico calo dell’occupazione” come confermano drammaticamente i numeri “le imprese sono passate da 700 a 500 e gli addetti da 35mila a 20mila. Fino al 2009 i contraccolpi della crisi erano stati ben assorbiti dai grandi gruppi, attraverso la via dello stoccaggio dei materiali in magazzino” racconta ” poi, dal 2010 non è stato più possibile smaltire le eccedenze e molte aziende sono scoppiate, costrette a chiudere gran parte dei propri impianti e a ricorrere agli ammortizzatori sociali per gestire gli esuberi di personale.”