L’Egitto verso il ballottaggio, tra passato e futuro

IL CAIRO – La transizione dell’Egitto dalla dittatura di Mubarak ad una piena democrazia passa anche per le elezioni presidenziali – le prime libere nella storia dell’Egitto, dopo quelle del 2005 – che hanno vissuto il loro primo turno il 23 e 24 maggio.

Dalle urne sono usciti i due candidati che andranno al ballottaggio, rispettando le previsioni della vigilia: Mohamed Morsi e Ahmed Shafik. A confrontarsi il prossimo 16 e 17 giugno saranno dunque due visioni molto diverse di Stato e società, una tensione tra passato e futuro. Il difficile è capire chi sia l’uno e chi l’altro. Shafik e Morsi, che hanno raccolto oltre 5 milioni di consensi a testa, per una percentuale di quasi il 25% per entrambi, uno incollato all’altro e tallonati dall’indipendente Hamdeen Sabahi, rappresentano i due centri di potere che storicamente esercitano la loro influenza sull’Egitto.

Il primo, Ahmed Shafik, generale dell’aeronautica e già Primo ministro, è l’espressione degli assetti di potere che hanno governato l’Egitto durante l’era Mubarak. E che a vedere dai risultati, hanno ancora un rilievo nel Paese. Di fatto, il regime di Hosni Mubarak è stato reso possibile e sorretto dall’appoggio delle alte sfere militari, le stesse che stanno gestendo la transizione, che hanno organizzato le varie tornate elettorali dalla destituzione del Raìs e che hanno usato il metodo del bastone e della carota con la Primavera Araba e le manifestazioni di Piazza Tahrir.
Le stesse da cui ci aspetta l’accettazione del risultato del ballottaggio qualora esso non favorisca il loro candidato Shafik.

Il secondo, membro del Comitato guida dei Fratelli Musulmani, una sorta di direttorio dell’organizzazione islamista, rappresenta l’opposizione storica nel Paese, addirittura messa fuori legge da Mubarak.
Il nome della formazione politica che lo sostiene è Libertà e Giustizia, creata per l’attuale competizione elettorale dai Fratelli Musulmani. Questi ultimi, infatti, non sono un partito politico, bensì un’organizzazione composita che opera da quasi cento anni in Egitto e che incentra le sue attività nella partecipazione alla vita politica, all’insegnamento, alle attività sociali.

Il radicamento nella società egiziana è molto profondo, anche grazie alla rete di servizi sociali e di assistenza alle fasce più deboli della popolazione che i Fratelli Musulmani curano da sempre.
La loro visione della società e senza dubbio fedele alle sacre scritture musulmane, ma esprimono una cultura della democrazia che li distanzia dalle visione estremistiche e integraliste di altri Paesi arabi.
La Primavera Araba ha chiesto giustizia, libertà, equità. In altre parole un progresso, un rinnovamento sociale che è mancato all’Egitto così come ad altri Paesi arabi.
Ma tra i militari e i Fratelli Musulmani, chi è il passato e chi il futuro?

 

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