Elezioni presidenziali USA, è l’ora dei Democratici

ROMA – Il Partito Democratico americano serra le fila a partire da stasera in quella kermesse politico-spettacolare che è la convention nazionale per le elezioni presidenziali.

La gara è ormai prossima al traguardo – le elezioni si terranno infatti tra quasi due mesi esatti, il 6 novembre prossimo – e la volata è già stata lanciata dai Repubblicani e dal loro candidato alla Casa Bianca, Mitt Romney, nella convention di Tampa della settimana scorsa.
Da stasera, e per tre giorni, Charlotte (North Carolina) sarà il palco dello show politico più sfarzoso, eccessivo e mediatico del mondo, al termine del quale Barack Obama riceverà l’investitura – e il bagno di folla – per la contesa elettorale che potrebbe consegnarli un secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti d’America.
Lo stuolo di consulenti di comunicazione, immagine e strategia elettorale che i Democratici hanno messo in campo, stanno affinando gli ultimi dettagli, ma è già possibile abbozzare quale sarà il piano di battaglia.
Di certo le due punte schierate in formazione saranno la popolarissima e amatissima first lady Michelle e il golden boy  democratico Julian Castro.
Michelle ha saputo conquistare il cuore soprattutto delle donne e delle mamme del Paese, con le sue battaglie sociali e di civiltà, mentre Castro è il paladino dei diritti delle minoranze etniche, in particolare di quella enorme minoranza che sono gli ispano-americani.

E poi non mancherà il supporto del vecchio e amato presidente democratico Jimmy Carter. Infine lui, Barack Obama, un presidente che ha sempre suscitato grandi entusiasmi e forti aspettative, che però non sempre, anzi forse troppo raramente, sono divenute realtà.
E’ probabile che nonostante tutto ciò che Obama non è riuscito a fare nel suo attuale mandato presidenziale, gli statunitensi gliene concedano comunque un secondo. E ciò soprattutto per la scarsa consistenza del suo rivale Romney, che non è riuscito nemmeno a godere del solito effetto rimbalzo che crea la convention del partito.
I sondaggi post-convention repubblicana, infatti, bocciano duramente il candidato conservatore, accreditato del peggior discorso elettorale di sempre (in base al gradimento espresso dagli elettori) e comunque in ritardo rispetto ad Obama, anche se di un solo punto percentuale, nel favore dell’elettorato.
Un elettorato che però è storicamente molto attento alla convention, al suo svolgimento, all’impatto emozionale dei discorsi del candidato presidente e degli altri speaker. I Democratici sanno che a Charlotte si giocano una bella fetta di chance di mantenere Obama nello Studio Ovale per altri 5 anni. Da stasera si alza il sipario.

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