Cile, sullo studio non si specula. 25.000 studenti in piazza contro il Governo

ROMA – “Scuole gratuite e abbattimento dei costi della formazione universitaria”. Ma anche “stop al lucro”. Infiammano le proteste contro chi specula sul diritto allo studio dei giovani cileni. Gli scontri e arresti avvenuti durante la “Marcia della Formazione cilena”, una delle più grandi manifestazioni per il diritto allo studio mai verificatesi a Santiago del Cile è solo l’ultimo dei focolai esplosi nel Paese sudamericano. 

25 mila manifestanti si sono sparpagliati per le strade capitoline. Dall’Universita di Santiago del Cile a Avenida Alameda, uno delle arterie principali. Studenti dei principali istituti di alta formazione, ma anche alunni della scuola secondaria e delle università private in coro per rivendicare i proprio diritti. “E’ la prima marcia convocata per gli studenti dell’università privata e degli istituti tecnici, che rappresentano circa il 70% degli studenti degli istituti superiori” racconta Manuel Erazo, il portavoce del Mesup. Forse uno degli apici mai raggiunti negli ultimi due anni di lotta dell’organizzazione studentesca. Una battaglia per la lotta a chi lucra sulle speranze di emancipazione delle famiglie degli studenti universitari. Una questione molto delicata. Sono molte infatti le famiglie che si indebitano fino all’osso del collo per far accedere agli studi universitari i propri figli. Si calcola che in media per accedere ai corsi di alta formazione presso le due università più prestigiose del Paese, la Universidad Catolica e la Universidad del Chile costi circa quattro volte a quello di un paritetico istituto universitario europeo. Una cifra che costo nella sciagurata ipotesi che si necessiti di un prestito alle banche, raddoppia. Per questo motivo da due anni gli studenti cileni, soprattutto tramite il Mesup stanno chiedendo al Governo di promuovere i diritti di studio per alleviare uno dei malesseri sociale. Dramma che si è acuito ancor più dopo l’esplosione del caso della Universidad del Mar, recentemente fallita e dietro al quale è emerso un articolato meccanismo di frode che provocava profitti ai suoi soci e che ha portato l’istituto a chiudere i battenti. Ma il Governo cileno non ascolta e spesso reprime le rivolte con la violenza. Scontri tra studenti e poliziotti si sono verificati anche durante l’ultima marcia, la prima ade essere autorizzata. Anche in questa circostanza molti sono stati i feriti e gli arresti: almeno 60 secondo le cronache. A cui si aggiungono i 17 delle manifestazioni di inizio marzo. Tanto per citare solo gli ultimi due casi dei circa due anni di protesta. Per Daniela Gonzales, altro esponente di spicco del Mesup “il problema della formazione in Cile è lontano dall’aver soluzione. Anche per colpa del ministro dell’istruzione che non caccia i ladri che hanno fatto fortuna sulle spalle dei sogni di speranza e degli sforzi delle nostre famiglie”. “Ci rubano la speranza”, è l’opinione di Susana Giacaman, ex rappresentante studentesca della Università del Mar, i cui studenti verranno trasferiti dopo il fallimento. “Spero – aggiunge la Giacaman – che queste proteste muovano gli interessi della polizia finanziaria e della Giustizia su un tema che ha leso i diritti degli studenti e su cui non abbiamo ricevuto nessuna risposta”.

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