Russia, clima pesante. Mosca, sempre piu’ isolata

MOSCA – E’ irrespirabile il clima russo in queste ore. Non è un caso che il presidente Vladimir Putin abbia annullato il suo viaggio a Parigi dopo essersi scambiato qualche dichiarazione polemica con il numero uno dell’Eliseo, Francoise Hollande. Casus belli il veto russo sulla risoluzione Onu riguardo alla Siria.

Addirittura si e’ parlato di sanzioni contro Mosca: la prima a farlo e’ stata il cancelliere tedesco Angela Merkel con il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson, che ha rincarato la dose: “La Russia deve essere indagata per crimini di guerra ad Aleppo”. Poi l’invito ad andare a manifestare davanti alle ambasciate russe sparse nel mondo. Sembra dunque iniziare una fase di isolamento del Cremlino e i russi cominciano ad adeguarsi visto, per esempio, che il governatore di San Pietroburgo Poltavchenko ha ordinato di accumulare riserve di grano. 

Senza dimenticare che la settimana scorsa in scuole, uffici e fabbriche del Paese la Protezione civile ha condotto speciali esercitazioni per spiegare cosa fare in caso di attacco. Addirittura ieri alcuni siti web hanno riportato un ordine emesso dal Cremlino – ma di cui il portavoce di Putin dice di non sapere nulla – e indirizzato a parlamentari e funzionari statali secondo cui e’ bene far rientrare il prima possibile in patria i parenti che si trovano all’estero. 

“Le intimidazioni contro la Russia non hanno mai funzionato e non funzioneranno mai” ha tuonato oggi il presidente russo mentre il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, non ha dubbi: i Paesi occidentali vogliono far passare le esercitazioni delle forze armate russe come una corsa al riarmo che prefigurerebbe una nuova Guerra fredda. 

“Abbiamo sentito molti rimproveri da parte dei nostri partner occidentali che temono la nostra preparazione e la nostra capacita’ di combattimento. Si tratta di attivita’ di formazione operativa programmata che viene spacciata come ‘allarmante'” ha aggiunto sottolineando come “le esercitazioni su larga scala non siano una minaccia, ma una condizione necessaria per assicurare la prontezza al combattimento come accade in qualsiasi altro Paese”.  

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