Francia, scontro all’ultimo sangue tra Le Pen e Macron

PARIGI  – Emmanuel Macron, candidato di En Marche! al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi, ha accusato la sua avversaria Marine Le Pen di “incarnare lo spirito della sconfitta”, durante il dibattito televisivo di questa sera in vista del voto di domenica. “Tu incarni lo spirito della sconfitta” per l’economia, l’Europa, i confini, il terrorismo, ha detto l’ex ministro dell’Economia che, viceversa, ha spiegato di voler “portare lo spirito di conquista francese”. “La vostra strategia è quella di dire menzogne”, ha rincarato Macron, rivolgendosi alla leader del Front National. 

Marine Le Pen dal canto suo ha attaccato  il suo avversario: “Signor ministro dell’Economia, dovrei dire, signor consigliere di Hollande”, “i suoi risultati sono stati estremamente negativi. È la sola domanda che ci si deve fare: aveva le mani libere per mettere in atto queste politiche” sul mercato del lavoro”, invece ha condotto “politiche catastrofiche e privilegiato i grandi gruppi”. 

Insomma perenne critica – talvolta disprezzo – dei suoi rivali, mancanza di coerenza e di analisi per l’altra. A ciascuno il suo stile. Ad analizzare pregi e difetti dell’arte oratoria dei due candidati alle presidenziali francesi, Emmanuel Macron e Marine Le Pen, che si sfidano nell’ultimo dibatto tv, è ‘Le Figaro’, che ha chiesto a un’esperta in materia, Karine Pichavant, fondatrice della società KerHy Conseil e coach di manager, di evidenziare i punti deboli dei due rivali, a cominciare da Marine Le Pen: 

1) CRITICA SEMPRE AGLI AVVERSARI: “Nel mondo del business e dell’impresa – spiega Pichavant – e degli affari, criticare il proprio concorrente con il cliente evidenzia implicitamente la scarsa fiducia nella propria offerta o nel proprio prodotto o il fatto di non sapergli dire, con sicurezza, cosa è meglio per lui. 

2) DIMENTICA DI DIFFERENZIARSI: Questo è un grosso problema, perchè utilizzare le stesse parole che potrebbero usare tutti i suoi avversari toglie senso alle parole. “Immaginare che ogni persona sappia dare il senso che si desidera che queste parole abbiano, sappia capire la differenza che si vuole marcare senza dirla precisamente, è impossibile”, spiega l’esperta.

E poi.

3) SVALUTA I RIVALI: Nel mondo del lavoro così come in quello degli affari, un concorrente forte, per vincere, deve obbligare l’altro a raggiungere gli stessi livelli. Dunque il “fair-play” consiste proprio nel ringraziarlo per avervi fatto diventare migliore. “Riconoscere il valore dell’avversario – spiega Pichavant – permette di dare un’immagine più positivi di voi stessi e di ciò che offrite. Il disprezzo che emerge dai discorsi di Le Pen non rispettano questa nozione di ‘fair-play”. 

4) SFIDE DIVERSE NELLO STESSO DISCORSO: Parlare della vittoria ottenuta al primo turno e lanciare nello stesso discorso la sequenza di elementi che permetterà di conseguire il prossimo obiettivo, fa perdere di efficacia. “Negli affari, – spiega l’esperta – la raccomandazione è di farlo in due fasi distinte e separate da un certo lasso di tempo: valorizzare il successo passato e fare il punto in una riunione, quindi avviare lo step successivo comunicando l’obiettivo e dando l’input alla propria squadra di attivarsi nuovamente per la seconda fase. 

5) PROPOSTE SPESSO INCOERENTI: Proporre la rottura e la continuità nello stesso discorso disturba il messaggio e lo compromette: è come attivarsi senza conoscere bene la strategia. Si prospetta un approccio strategico visionario e ci si lancia in qualcosa che il nostro referente non vede ancora oppure in un approccio ‘adattivo’ in cui si avanza a piccoli passi? Mischiare diversi obiettivi nello stesso discorso manca di coerenza e quindi di chiarezza. 

6) MANCA DI SPIRITO DI ANALISI: Far credere che si possa trovare un difetto in ogni situazione o immaginare che ci sia un uomo/donna provvidenziale per salvare un progetto è spesso un’utopia in politica. Solo un’analisi obiettiva ed equilibrata della situazione permette di prendere decisioni appropriate per lanciare o salvare un progetto. 

Questi invece i ‘talloni di Achille’ di Emmanuel Macron: 

1) OBIETTIVI NON FACILMENTE IDENTIFICABILI: Quando si miscelano troppi obiettivi, divulghiamo troppe informazioni, si ottiene un patchwork torbido e indigesto. E di fronte a tutti questi obiettivi, si finisce per non ‘trattenerne’ neanche uno. 

2) LINGUAGGIO TROPPO ASTRATTO: La ricchezza del suo vocabolario lo porta a volte a pronunciare frasi difficilmente comprensibili. “Frasi troppo lunghe, troppi ‘effetti di stile’, giri di parole pesanti e troppo letterati, tanto che a volte è difficile tradurre certe frasi – spiega ancora l’esperta – laddove per vincere dovrebbe essere capito dal maggior numero di persone possibili”. 

3) TALVOLTA LASCIA TROPPO SPAZIO AL DUBBIO: Avere dei dubbi, si sa, è proprio di ciascun essere umano, ma in alcuni contesti bisogna sapere prendere posizione senza lasciare spazio a dubbi o esitazioni. 

4) USA ELEMENTI ANSIOGENI: Una frase su tutte, pronunciata da Macron, rivela questa tendenza: “Prendi la tua parte di rischio”. Si tratta di una proposta pericolosa, che richiede riflessione e che a fortiori preoccupa l’ascoltatore a causa della presenza della parola “rischio”. 

5) TROPPE ‘LEZIONI’: Macron moralizzatore? Non proprio, ma alcune sue dichiarazioni possono essere fonte di confusione. La frase, ad esempio: “Non serve dimenticare chi siamo e da dove veniamo”. Di chi parla? Sta parlando per me? “Ovviamente – spiega Pichavant – parla di se stesso e dell’uomo che è diventato attraverso sua moglie Brigitte, ma in questo modo mette una distanza che non è necessaria! E’ meglio andare dritto al punto e lascia poco spazio all’interpretazione”. 

6) TENERE ALTA L’EMOZIONE: “Quando si ha un talento come quello di Emmanuel Macron, nel creare l’emozione e galvanizzare le folle, l’intensità non deve mai abbassarsi. Non è facile ma bisogna tenere sempre la fiamma viva, dall’inizio alla fine”, conclude l’esperta di comunicazione d’impresa. Il 23 aprile scorso, Macron non era né trionfante né trionfale, né entusiasta come nel suo primo grande comizio parigino, terminato urlando a pieni polmoni. La strada non è ancora terminata e non può fermare il cammino dell’emozione.

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