Riforma del lavoro. Il senato approva. I sindacati: non va bene

ROMA – Il Senato ha approvato la riforma del mercato del lavoro che, malgrado il trionfalismo di cui hanno fatto sfoggio   il presidente del  Consiglio Monti e il ministro Elsa Fornero, di riforma non ha proprio un alto profilo.

Mentre si andava alla conclusione di un percorso travagliato, di  un dibattito che ha bloccato  forze politiche e Parlamento per diversi mesi mentre il Paese aveva bisogno di ben altro per affrontare la crisi , a pochi passi da Palazzo Madama, il presidio promosso dalla Cgil esprimeva il dissenso del più grande  sindacato italiano che continuerà nelle iniziative, con presidi e manifestazioni, accompagnando il dibattito che ora arriverà nelle aule di Montecitorio. Anche Cisl e Uil hanno espresso contrarietà a quanto è stato approvato Ci sono voluti  quattro voti di fiducia, con qualche defezione,alla maggioranza che sostiene  l’esecutivo e poi il voto finale per portare in porto il testo della legge. Diverse le motivazioni  date negli interventi nel dibattito, da quelli del Pd,a quelli del Pdl, dell’Udc.


Un pericoloso distacco fra forze politiche e mondo del lavoro

 La sensazione che si ha da questa giornata, da come si è conclusa questa prima fase parlamentare della vicenda  che si chiama mercato del lavoro,  con in primo piano l’articolo 18, è che ci sia un distacco, un fossato quasi, troppo grande, fra quanto esprime il testo approvato, pur con emendamenti che hanno migliorato la proposta originale messa in campo dal ministro Fornero, e  come i lavoratori hanno vissuto questa vicenda, quale è stato il loro impegno , quanto e quanto forti le manifestazioni, le iniziative, le lotte che proseguiranno. Un distacco che aggrava il rapporto fra politica e forze sociali, i sindacati italiani, Cgil, Cisl, Uil, fino all’Ugl.  Dal presidio dei lavoratori veniva una forte protesta , un chiaro monito, un invito a ripensarci . Il segretario confederale della Cgil, Barbi, parlando ai lavoratori affermava. “ Lanciamo un appello alle forze politiche e al Parlamento affinché si valuti attentamente cosa si sta facendo. E’ proprio così necessario andare avanti con questo disegno di legge?”. 
“Ci sono buoni motivi per ripensarci – ha spiegato Barbi – perché oltre agli arretramenti evidenti che sono contenuti nel testo su cui è stata posta la fiducia (la parte sugli ammortizzatori sociali, ma non solo), si deve tenere conto che è cambiato tutto il contesto in cui questa legge si inserisce. Da quando è partita la discussione a oggi, molte cose sono cambiate in Europa: l’asse Merkel-Sarkozy è sicuramente superato e ora si tratta di costruire delle alternative alle politiche europee fin qui scelte”.


Cgil: Sbagliato proseguire sulla strada della riforma del lavoro


“La crisi e la recessione che continuano e ora il dramma del terremoto –  ha proseguito  – impongono una svolta, un profondo cambiamento delle politiche anche in vista del Consiglio d’Europa di fine giugno che dovrà prendere decisioni cruciali”.
“Per questo per noi è sbagliato proseguire sulla strada del Ddl lavoro –  ha concluso Barbi – un testo che si prospetta come un corpo legislativo frutto di compromessi, un pasticcio inestricabile, un groviglio legislativo che non risolve alcuni problemi (anche se ci sono state novità positive) e peggiora la situazione in molti punti: non c’è una riduzione reale delle forme di precarietà e già questo rende inverosimile pensare all’apprendistato (su cui pure noi in teoria siamo d’accordo) come asse centrale dell’accesso al lavoro; ma anche sulle tutele dai licenziamenti illegittimi solo l’opposizione della CGIL ha permesso di non aprire la strada totalmente ai licenziamenti. E’  certo che questo provvedimento aprirà un contenzioso legale infinito e quello che è più grave è che permetterà (nel combinato disposto con le riforma delle pensioni) alle imprese di ricorrere a una valanga di espulsioni dai luoghi di lavoro. Avremo una moltiplicazione biblica degli esodati”

 

La capogruppo Pd esalta la legge “ riformista”

  Di tutto questo sembra non tener conto il capogruppo del Partito Democratico al Senato, Anna Finocchiaro che afferma: “  E’ stata raggiunta una sintesi razionale, laica e direi, se non fosse una sgrammaticatura, costituzionale e riformista della regolamentazione del mercato del lavoro e penso che questo sarà utile all’Italia”, Davvero inconsueto, per non dire di peggio, il tono di una dichiarazione  che appare come una profonda frattura fra il più forte partito del centrosinistra e il mondo del lavoro. Susanna Camusso , intervenendo nel pomeriggio  a Bologna aduna iniziativa della Cgil esprimeva un giudizio nettamente critico:  “ Il governo Monti aveva annunciato che con la riforma del lavoro si sarebbe data una risposta alla precarietà che affligge i giovani, ma per tutto questo non è avvenuto. Hanno molto parlato di equità e continuiamo a non vederla – ha continuato e sono i lavoratori e i pensionati  a pagare il prezzo più alto.” Ha ricordato che per questo i i sindacati hanno deciso di manifestare il 2 giugno, iniziativa poi rimandata al 16 giugno in segno di rispetto e solidarietà con le popolazioni coinvolte dal terremoto.

Camusso: La riforma non serve al lavoro, la mobilitazione continua

 Per  il rilancio del Paese, ha concluso Camusso-  occorre che l’esecutivo trovi una soluzione su fisco e lavoro, altrimenti questo paese continua a rimanere in zona recessione, senza prospettive di uscita dalla crisi”. Il segretario generale della Cgil, già nella mattinata,mentre partecipava alla assemblea della Banca d’Italia  aveva espresso un giudizio a caldo: “La riforma  è esattamente ciò che non serve al lavoro. La mobilitazione della Cgil continua. Sullo sciopero, vedremo. Decideremo quando e come continuare”. Molto critici anche i commenti dei segretari generali di Cisl, Uil e Ugl. Cvhe si soffermano  in particolare su alcuni dei problemi che pone la legge approvata. “ Eliminare gli sgravi fiscali sui premi di produzione-afferma Raffaele Bonanni- significa tagliare l’unico stimolo per produrre. Una insensatezza”. Angeletti sottolinea che si tratta di “una vergogna, così di lavoro ce ne sarà sempre meno e sarà sempre poù caro”. Centrella sintetico: Il nuovo articolo 18 indebolisce i lavoratori”. Insomma nessun dirigente sindacale vede nel testo approvato quella “ sintesi riformista” di cui ha parlato Anna Finocchiaro. Se quello espresso dalla legge sulla riforma del lavoro ha qualcosa in comune con il riformismo, come sostiene il capogruppo dei Democratici, meglio starne alla larga.

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