I tre nodi dell’economia che restano al pettine: Bankitalia, costruzioni e Tobin tax

ROMA – Non sono più le parole o le carte processuali che pendono sulla testa di Berlusconi oggi il vero nodo da sciogliere è tutto economico.

A cominciare da Bankitalia che sta spaccando il Governo e che vede contrapposti, da una parte, quale successore di Mario Draghi, il ministro Giulia Tremonti che spinge su Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro e lo stesso Berlusconi che avrebbe voluto avviare la procedura per la nomina di Fabrizio Saccomanni, appoggiato anche da Draghi. Ma ad aggiungere legna secca al fuoco già ardente  ci ha pensato questa mattina Umberto Bossi che ha dichiarato di sostenere il candidato del ministro dell’Economia: «Io preferisco Grilli, non foss’altro perché è di Milano». Immediata la risposta di Pier Luigi Bersani su Facebook«Bossi preferisce Grilli alla Banca d’Italia perché è di Milano? Beh, se è così, io ho un candidato di Bettola».
Intanto poco dopo le 15 il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, è arrivato a Palazzo Chigi per incontrare Berlusconi e Gianni Letta ed i commenti, non si fanno attendere. «Desta grande preoccupazione la decisione del governo di mantenere nell’incertezza la scelta del nuovo governatore della Banca d’Italia che dovrà succedere a Mario Draghi – hanno affermato il segretario nazionale del Pd Pier Luigi Bersani e il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, nel corso di un colloquio svoltosi questa mattina a Roma – Nel mezzo di una tempesta finanziaria internazionale che vede l’Italia in prima linea invece di offrire certezze e stabilità, il governo continua a tenere pericolosamente in bilico il paese per mere esigenze personali o di equilibri interni. La professionalità e la competenza dei diversi candidati non sono in discussione. L’obiettivo fondamentale però è che alla Banca d’Italia sia assicurato presto un assetto di vertice stabile; un assetto che risponda a criteri di continuità di azione e che non presti il fianco a interpretazioni negative, fondate o meno che siano, sull’autonomia della banca centrale italiana».
Ed anche Di Pietro rilancia «Deploriamo che anche per un organo che dovrebbe essere di garanzia, le nomine dei vertici debbano essere oggetto di mercanteggiamento e di voto di scambio – commenta il leader dell’Idv – Chiediamo che il nuovo Governatore venga scelto con criteri di trasparenza e non grazie ad accordi sotterranei a Palazzo Grazioli».

Il settore delle Costruzioni
Ma il nodo economico non riguarda solo Bankitalia. Oggi è toccato anche al ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli è stato contestato da alcuni partecipanti all’assemblea Ance, intervenuti con fischi e grida mentre il ministro interveniva sul palco. Dalla platea si sono alzati alcuni fischi e alcuni hanno gridato «vergogna» all’indirizzo del ministro invitando più volte altri partecipanti a uscire dalla sala. Il ministro ha interrotto per un breve momento l’intervento per poi riprenderlo. Alcuni partecipanti che l’hanno contestato hanno lasciato la sala. «Vergogna, basta. Andate Via». Ha gridato un piccolo gruppo di imprenditori. «Se ne devono andare a casa – hanno continuato i contestatori – le imprese stanno fallendo».
Ed il fallimento c’è ed è lo stesso Matteoli a confermarlo. Soldi per la realizzazione di nuove infrastrutture non ce ne sono; le leve sulle quali agire il Governo su questo fronte sono quelle della defiscalizzazione e semplificazione. A indicare i capisaldi del provvedimento dell’Esecutivo per la crescita, è stato il ministro delle Infrastrutture e Trasporti. «Soldi non ce ne sono- ha detto il ministro lasciando la sala al termine del suo intervento- il finanziamento avviene attraverso la defiscalizzazione e semplificazione. Le risorse sono indirette ma sono sempre risorse». Matteoli ha annunciato anche che incentivi fiscali sono previsti anche per il Piano Città. «Noi stiamo lavorando per scrivere il decreto. Poi andremo a incontrare Anci e Regioni che porteranno il loro contributo. Il decreto non vuole essere una cosa scritta dagli uffici legislativi dei ministeri interessati».
Ed in merito alle contestazioni ha rilanciato che «Questo è uno stato d’animo degli imprenditori in un periodo di scarsità di risorse. Le imprese sono in difficoltà e hanno tutta la mia comprensione». Così il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli, ha commentato le contestazioni di cui è stato oggetto nel corso del suo intervento all’assemblea dell’Ance. Al termine dei lavori dell’assemblea, è stato proprio uno dei contestatori a spiegare le motivazione della protesta così plateale. «Il ministro- ha detto Sandro Catalano, presidente dei Giovani dell’Ance di Trapani- è venuto senza sapere di cosa doveva parlare. È venuto qui senza portare risposte e proposte. Qui non c’è niente per il futuro, per la crescita. Le imprese rischiano di fermarsi».

La Tobin Tax
E nel frattempo l’esecutivo Ue ha adottato la proposta sulla tobin tax, che, secondo il presidente dell’esecutivo Jose Manuel Durao Barroso, potrebbe portare nelle casse 55 miliardi di euro. «Con questa proposta, l’Unione Europea diventa capofila nell’applicazione di una tassa sulle transazioni finanziarie- ha rivendicato il commissario europeo alla Fiscalità, Algirdas Semeta- Il nostro progetto è solido e fattibile. Non ho dubbi che questa tassa potrà dare ai cittadini Ue quello che si aspettano, un contributo equo da parte del settore finanziario. Sono fiducioso che i nostri partner nel G20 vedranno il loro interesse nel seguire questo percorso»
In Italia è il Codacons ad intervenire nel merito: «La Commissione Ue ha finalmente adottato la proposta di introdurre la Tobin tax. Per il Codacons era ora che la politica scendesse finalmente in campo per colpire chi, giocando in borsa, guadagna miliardi, mettendo anche a rischio la stabilità finanziaria dell’Europa». Il Codacons chiede, però, che la tassazione delle transazioni finanziarie «sia introdotta fin dal 2012» e che «il gettito stimato annuo di 55 miliardi sia subito utilizzato per attenuare gli effetti delle manovre di rientro del deficit, che, indipendentemente dalla loro bontà, non potranno che avere effetti recessivi, riprecipitando l’Europa nel tunnel della crisi dalla quale stava faticosamente uscendo». Inoltre conclude il Codacons «è bene che la Commissione Ue abolisca anche le vendite allo scoperto. Consentire di poter cedere un titolo senza nemmeno possederlo realmente, permette a pochi speculatori, senza bisogno che abbiano grandissimi capitali, dato che giocano solo sulle differenze, di influenzare il mercato e trarre lauti profitti».

Tre nodi economici che rimettono in gioco il Sistema Paese e la sua credibilità di fronte alla Comunità internazionale ma soprattutto verso i suoi stessi cittadini.

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