COSENZA – È il Papa del miracolo atteso, Benedetto XVI che arriva in Calabria per la sua visita pastorale a Lamezia Terme e alla Certosa di Serra San Bruno.
Il primo a sperare nel miracolo è il presidente della regione Giuseppe Scopelliti che su una pregiata pergamena ha scritto a mano l’omaggio della Regione Calabria a Sua Santità: «La strada che porta ai pascoli d’erba passa attraverso il deserto: noi ci consideriamo un popolo in cammino. In occasione della solenne visita pastorale in Calabria, che Sua Santità Benedetto XVI benedica la nostra terra e ci accompagni nel viaggio del cambiamento». Le parole accompagneranno il cofanetto che conterrà un’esclusiva opera d’arte di Gerardo Sacco. Si tratta di un gioiello d’argento a forma di croce con una scultura del Cristo su una base di cristallo. «Per realizzare l’opera – fa sapere la Regione – l’artista crotonese, famoso in tutto il mondo, si è ispirato alla Stauroteca portata in dono dall’imperatore del Sacro Romano Impero Federico II nel 1222 in occasione della riconsacrazione del Duomo di Cosenza e attualmente conservata nel Museo Diocesano della città bruzia. Il pezzo d’argento, inoltre, è sormontato da fronde dell’albero di ulivo, simbolo della fede e frutto secolare della Calabria, terra di profonda cultura e di grande storia».
Ma la visita di Benedetto XVI sta facendo letteralmente impazzire i calabresi. E se gli omaggi al Pontefice sono doverosi come la splendida tovaglia che coprirà l’altare nel corso della celebrazione Eucaristica, disegnata dallo stilista Anton Giulio Grande e ricamata rigorosamente a mano, o la cartolina ufficiale che ha realizzato il maestro fotografo Pasquale Catanzaro ebbene poco hanno a che vedere tutti gli “sprechi” che stanno consumando risorse economiche in una terra usata dalla ‘ndrangheta solo per sfruttarne la manovalanza.
Si spera nel “miracolo”: quello economico con il richiamo del flusso turistico-religioso, quello mediatico che passi dall’attenzione della stampa internazionale e quello umano che faccia cambiare la “testa” e la “coscienza” ai calabresi. Ed ecco che anche i circa due milioni di euro che sono serviti per organizzare tutto diventeranno il prezzo del “rinnovamento”. Ma quale? Scrive l’Avvenire che «Il Papa sarà in Calabria tra folla e silenzio. I problemi sociali di una terra che non si rassegna e di persone che attendono parole di incoraggiamento. La ricerca di Dio dei monaci di Serra San Bruno e il loro insegnamento per l’umanità di oggi. Si muoverà tra questi due piani la visita in Calabria del Papa. Viaggio in un pezzo d’Italia che non si rassegna, come ha detto il vescovo di Lamezia mons. Antonio Cantafora, ad essere la regione con il più basso reddito e il più alto livello di disoccupazione tra i giovani, e soprattutto non si rassegna a vedere il suo nome associato alla criminalità e alla ‘ndrangheta. La Calabria vuole vivere e vivere con dignità e, ha spiegato il presule, “spera che attraverso l’impegno, possa essere messa da parte l’illegalità e la mafiosità che tante volte impera in certi ambienti”. C’è attesa circa i temi che il Papa vorrà proporre in questo suo 25.mo viaggio in Italia, e quelli sociali potrebbero avere spazio nell’omelia e nell’incontro con la popolazione fuori della certosa. In una lettera della scorsa settimana ai vescovi calabresi Benedetto XVI ha denunciato le “difficoltà dei giovani”. E di disoccupazione giovanile e di rischi che le nuove generazioni finiscano in braccio alla criminalità a causa di una crisi che riduce ulteriormente le possibilità di vita e lavoro sono consapevoli i vescovi della Regione. Il primo motivo del viaggio resta comunque la visita alla antichissima certosa, dove quindici monaci vivono nel silenzio e in semplicità, richiamo evangelico per un mondo in cui si valuta tutto, anche le persone, in base alla efficienza e al profitto. Benedetto XVI, che ha scelto il suo nome da Papa ispirandosi al fondatore del monachesimo occidentale, non si stanca di proporre ai cristiani di tutte le condizioni l’insegnamento che viene dal monachesimo, cioè la ricerca di Dio come scopo principale dell’esistenza».
Scrive l’Avvenire che «c’è un passaggio della Bibbia che, secondo il vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora, descrive la Calabria alla vigilia dell’arrivo di Benedetto XVI: “Come terra, deserta, arida, senz’acqua, così ti ho cercato” recita il Salmo 63. E la nostra terra, pur tra mille contraddizioni, è assetata di spiritualità, di trascendenza» spiega il pastore della diocesi che domenica ospiterà il ritorno di un Papa in Calabria 23 anni dopo il viaggio di Giovanni Paolo II in riva allo Stretto per il Congresso eucaristico e 27 anni dopo la visita del Pontefice polacco alla regione.
27 anni che fanno trovare una Calabria non diversa, di certo più povera di sogni e di belle speranze, più povera di giovani che sono partiti con la loro valigia non più di cartone ma con il personal computer e l’i-phone verso i luoghi dove il merito e lo studio trovano soddisfazione di esistere. Una Calabria distrutta dalla malasanità, dagli appalti criminosi, dallo stato di bisogno che si rivolge all’”AntiStato”, da un tasso di povertà che fa paura persino ai migranti che arrivano e vanno via verso spiagge migliori.
Perché non far vedere questa Calabria a Benedetto XVI? Perché soffermarsi sul menù a base di agnellino da latte, considerato che non gradisce il pesce, e suo pregiati regali che per lui sono stati realizzati o sul mega palco che lo ospiterà a Lamezia? Quanti soldi sprecati… e pensare che Gesù Cristo ha cambiato il pensiero degli uomini parlando loro al fresco degli ulivi.