La guerra dei media in Argentina

Continua il braccio di ferro tra il Presidente dell’Argentina Cristina Fernández de Kirchner e i vertici delle maggiori imprese che controllano l’informazione e riemergono gli abusi della dittatura

BUENOS AIRES – La storia recente dell’Argentina sembra riversarsi sull’attualità e fa riemergere le ferite dell’ultima dittatura che insanguinò il paese sudamericano dal 1976 al 1983.
In questi giorni è in discussione una legge per modificare il controllo e la vendita della carta per la stampa. Questo settore è controllato da Papel Prensa che ha in mano il 75% del mercato e rifornisce 170 quotidiani e riviste di tutto il paese. L’assetto societario di Papel Prensa, vede il gruppo Clarín azionista di maggioranza con il 49% della proprietà, mentre lo Stato possiede il 27,46% e La Nación  il 22%. Clarín e La Nación, oltre che i due maggiori quotidiani argentini,  sono le imprese d’informazione più grandi del paese. In particolare il gruppo Clarín, oltre ai media più tradizionali, ha investimenti nelle più importanti società di telecomunicazione e servizi informatici
E proprio nel campo delle licenze televisive è iniziato il duro scontro tra Clarín e la Fernández, con il voto in parlamento nel 2009, e l’approvazione – dopo un anno – dei decreti attuativi della legge sui mezzi di telecomunicazione, definita dal governo come antimonopolistica, e che, tra l’altro, limita drasticamente il numero massimo di licenze televisive concesse per ciascun gruppo aziendale (da 24 a 10) e vede, di conseguenza, Clarín come una delle aziende maggiormente danneggiate.

Nel corso dell’anno l’interesse si è andato spostando su Papel Prensa, per le denunce di numerosi giornali contro i prezzi imposti loro per l’acquisto della carta dall’impresa controllata dai loro concorrenti e più alti di quelli concessi a Clarín e La Nación e, soprattutto, per un dossier del governo che proverebbe che i vertici dei due maggiori quotidiani nazionali avrebbero acquisito la potente cartiera nazionale, Papel Prensa, nel 1976, per mezzo di violenze nei confronti dei proprietari e con la complicità del regime militare dittatoriale.  Il dossier, intitolato “Papel Prensa, la verità”, definito dalla Fernández ” …da pelle d’oca. Quando l’ho letto credevo di aver davanti un thriller argentino …”, si è trasformato in querela con le accuse di appropriazione illecita e delitti di lesa umanità. L’intricata vicenda, infatti, parte dalle minacce e torture che avrebbero subito i membri della famiglia Gravier, poi incriminati per complicità con i guerriglieri montoneros, proprietaria di Papel Prensa fino al ‘76, per obbligarli a svenderla alla cordata composta dai due grandi gruppi mediatici e a un altro quotidiano, La Razón. Lidia Papaleo, vedova di David Graivier e anche lei vittima di sequestro e torture, e suo fratello Osvaldo hanno confermato le violenze subite dai Gravier.
La denuncia riguarda le persone legate alla vicenda: Ernestina Herrera de Noble e Héctor Magnetto, rispettivamente propietaria e presidente del gruppo Clarín; Bartolomé Mitre, direttore de La Nación; Sergio José, Marcos e Hugo Fernando Peralta Ramos, ex proprietari de La Razón; Jorge Videla e Emilio Massera della giunta militare al governo nel 1976 e l’ex ministro dell’Economia José Martínez de Hoz. La magistratura ha in mano il caso e se deciderà di procedere potrebbe accusarli di appropriazione illecita, privazione illegittima della libertà, estorsione, pratica di tortura e violenze commesse d’intesa con i militari della dittatura.
I denunciati si difendono dichiarandosi estranei ai fatti e, attraverso le imprese che controllano, parlando di “autoritarismo” della  Fernández e, come ha fatto il dirigente di Clarín Jorge Rendo, accusando il governo di volersi “impossessare dei beni e controllare la società, gestire la produzione nazionale della carta” per “sottomettere il giornalismo indipendente”, in vista delle elezioni presidenziali del 2011.

Ma la vicenda assume tinte più fosche e si intreccia ancor di più con gli abusi e gli orrori della dittatura. Ernestina Herrera de Noble è infatti coinvolta anche in un presunto caso di sequestro e appropriazione di due figli di desaparecidos. Felipe e Marcela sono legalmente figli dell’imprenditrice, assegnati dal tribunale dei minori di Buenos Aires nel 1976. Secondo la versione della donna, Marcela fu trovata in fasce davanti al portone della sua abitazione, a maggio di quell’anno, mentre Felipe gli sarebbe stato affidato, dopo qualche settimana, da una madre nubile impossibilitata a mantenerlo.

Le “Nonne di Plaza de Mayo”, famose per i tanti ritrovamenti di corpi di desaparecidos e di più di cento minori strappati ai sequestrati e assegnati a militari o famiglie vicine al regime – gli stessi che i desaparecidos combattevano – e due volte candidate al Premio Nobel per la Pace, non credono alla versione della signora Herrera de Noble e, dal 2002, l’hanno denunciata per appropriazione indebita di figli di scomparsi. Felipe e Marcela hanno più volte difeso la madre adottiva e dichiarato:”Come molti figli adottivi non conosciamo la nostra origine biologica, però come ogni persona abbiamo modellato la nostra identità negli anni della nostra vita (…) Nostra madre è la direttrice del Clarín, giornale che oggi sopporta una campagna molto forte di attacchi ufficiali. E noi abbiamo paura di esserci trasformati in una pedina in più di questo scontro. Ma al di là di questo, per noi nostra madre è semplicemente nostra madre”. Il 14 ottobre María Isabel Chorobick de Mariani, detta ‘Chicha’, ottantaseienne fondatrice dell’Associazione delle Nonne e che più volte ha dichiarato che Marcela Noble potrebbe essere sua nipote Clara Anahí, respingendo le analisi realizzate nel 2003 sui due giovani che sarebbero state manipolate in circostanze misteriose, con una lettera aperta e in risposta a un articolo del Clarín, si è rivolta alla Herrera de Noble per chiederle, come già fatto in passato, che accetti le analisi genetiche sui suoi figli adottivi: “… le chiedo che invece di utilizzare dati falsi prodotti dalla dittatura, permetta a Marcela di sottoporsi agli esami scientifici che la legge indica per sapere una volta per sempre chi è questa giovane. Come me, molte altre donne soffrono da 34 anni cercando la verità”.

Estela Barnes de Carlotto, la Presidenta delle “Nonne di plaza de Mayo”, si era già espressa ponendo la questione umana e gli abusi della dittatura al centro della discussione e al di là dello scontro tra governo e Clarín, con cui pur si lega a doppio filo: “se non esiste delitto non succederà nulla; e se sono nostri nipoti, continueranno a vivere come desidereranno (….) per le Nonne, questo non è uno scontro tra il governo e un mezzo di comunicazione. Questa causa venne intrapresa otto anni fa e per noi non è una questione politica ma di diritti umani”.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe