Ilva Taranto. Ambiente e occupazione, il binomio non sempre coincide

ROMA – La vicenda di Taranto è al centro del dibattito politico, e non solo. Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini quest’oggi durante l’audizione  sulla situazione dell’ILVA di Taranto e sulle prospettive di riqualificazione presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, ha parlato  di un rischio industriale senza eguali.

“Se si chiudono gli impianti a caldo – ha sottolineato Clini –  si chiude il centro siderurgico e non è solo per una questione tecnica: per spegnere ci vogliono 8 mesi, poi c’è il risanamento e poi bisogna ripartire e intanto il mercato dell’acciaio aspetta l’Ilva? Non esiste, è una considerazione industrialista? può essere, ma deve essere chiaro, il ciclo a caldo non si può spegnere, si possono fare interventi selezionati, progressivi, ma se si chiude il ciclo è chiuso il centro siderurgico di Taranto”.
L’intervento con il quale il ministro prende una posizione ben precisa ha, tuttavia, innescato una serie polemiche, tant’è che qualcuno si è chiesto se Clini abbia improvvisamente deciso che il suo ruolo istituzionale non abbia più nulla a che fare con l’ambiente, bensì con l’industria.

Insomma il nocciolo della questione rimane quindi legato al binomio occupazione da una parte e ambientale dall’altro. Due fattori strettamente legati tra loro, ovvero bonificare senza spegnere gli impianti mantenendo il livello occupazionale o bloccare definitivamente la produzione per garantire esclusivamente la salute dei lavoratori e dei cittadini con tutte le inevitabili ripercussioni?

Oggi il  presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, accompagnato da un legale errante  ha depositato il ricorso contro le due ordinanze del gip Patrizia Todisco emesse il 10 e l’11 agosto, la prima riguarda il sequestro degli impianti e la seconda la revoca di Ferrante dall’incarico  conferitogli dal tribunale del Riesame  di custode ed amministratore delle aree sequestrate.
Secondo i legali dell’Ilva “si evidenziano  contraddizioni nel confronto  tra il titolo esecutivo del sequestro preventivo parziale di impianti ed aree dello stabilimento di Taranto, dispositivo dell’ordinanza del Tribunale del Riesame del 7 agosto scorso e i successivi provvedimenti emessi, nelle more dell’esecuzione, dal giudice per le indagini preliminari”.

Perfino i sindacati della Fim e Uilm hanno indetto uno sciopero contro la decisione dei magistrati. Decisione che il segretario della Fiom Maurizio Landini ha definito un “errore”, in quanto  secondo il numero uno dei metalmeccanici “i sindacati dovrebbero dimostrare di essere autonomi rispetto all’impresa”.

Insomma, la soluzione al problema, proprio per la sua delicatezza quasi contraddittoria, sembra ancora lontana e tutti sembrano dimenticarsi che cosa ha rappresentato e continua a rappresentare questo territorio,  dove se la politica avesse agito con efficacia e buon senso forse non saremmo arrivati a tanto.
Infatti, i casi di mortalità anomala partono addirittura dal lontano 1997 quando uno studio rivelò un allarmante aumento per patologie tumorali nell’area  di Taranto paragonabili a quelli trovati in questi mesi. I risultati furono pubblicati nel rapporto ‘Ambiente e Salute in Italià commissionato dall’allora ministro Edo Ronchi e elaborato dal Centro Europeo Ambiente e Salute dell’Oms, che
all’epoca aveva sede a Roma.
Secondo il rapporto, che ha esaminato i dati tra il 1980 e il 1987, già trenta anni fa c’era per gli uomini un eccesso di mortalità per tumore della pleura del 39%, mentre in generale per tutti i tumori l’aumento della mortalità trovato è stato del 10%. Anche per le donne sono stati trovati eccessi di mortalità per tumore rispetto alla media regionale, soprattutto per la pleura e per il mesotelioma: «I dati di oggi erano emersi anche allora – spiega Michele Faberi, uno dei curatori insieme a Roberto Bertollini e Nicoletta Di Tanno, sempre dell’Oms – c’è stata un’assenza delle amministrazioni con azioni appropriate durata anni».

Il Verde Angelo Bonelli mette le mani avanti dopo aver appreso che il governo  starebbe studiando un decreto per sospendere gli effetti dell’ordinanza del Gip sul sequestro dell’Ilva di Taranto.
“Se così dovesse essere – tuona Bonelli –  si tratterebbe di una legge ad personam come ai tempi Berlusconi. Un decreto del governo Monti contro l’ordinanza del gip di Taranto violerebbe due volte la Costituzione: una perchè rappresenterebbe un attacco senza precedenti all’autonomia della magistratura, l’altra perchè renderebbe carta straccia l’articolo che tutela la salute. Si tratterebbe di un attacco gravissimo e senza precedenti che dovrebbe mobilitare tutte la forze democratiche”.

Intanto sull’argomento è intervenuto anche Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del Pdl, il quale senza mezzi termini ha parlato del Gip di Taranto come “un pericolo per la città e per gli investimenti stranieri”. Verrebbe da chiedere all’esponente di centro destra a quali investimenti si riferisce, visto che i nostri imprenditoricontinuano a lasciare  l’Italia  per via delle tasse troppe alte e per la burocrazia opprimente.  Addirittura alcuni i soldi li hanno portati direttamente fuori dall’Italia, perchè quando un Paese non ha e non fa rispettare le regole, i furbi abbondano.

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