Un Ponte per il Mediterraneo con al centro il Sulcis

Pili da sei giorni in miniera nel silenzio dei media

ULTIMORA – Ed alla fine le notizie sono arrivate: «La miniera del Carbosulcis “non subira’ la paventata interruzione dell’attività’ al 31dicembre».

E’ l’esito, informa il Mise, dell’incontro di oggi in cui si è anche deciso di rivedere il progetto carbone pulito «per aggiornarlo e renderlo compatibile con le migliori tecnologie ed economicamente sostenibile». La riunione al Ministero, a cui hanno partecipato il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, il presidente della Provincia Carbonia-Iglesias,Salvatore Cherchi, e il sottosegretario allo Sviluppo, Claudio De Vincenti, è stata presieduta dal ministro Corrado Passera. Con lo scopo di rivedere e aggiornare il progetto di carbone pulito, si legge in una nota ufficiale del ministero, «si e’ deciso di proporre al Parlamento la proroga della scadenza prevista dalla legge 99/2009 per il bando di affidamento della relativa concessione».


 

CAGLIARI – Sei notti e cinque giorni sottoterra. Chi può resistere con l’aria rarefatta, con la temperatura di 42 gradi e l’umidità al 100%? Chi può riuscire a controllare il proprio equilibrio psicofisico ed addirittura essere una guida per oltre centoventi persone che presidiano le gallerie? È un Deputato della Repubblica Italiana, Mauro Pili che ha deciso di accompagnare i minatori nella loro sfida scendendo a 373 metri di profondità. Ma non si sono fermati e nonostante i sanitari abbiano sconsigliato di procedere oltre la protesta e soprattutto in queste condizioni, due di loro hanno disatteso scendendo a -400 avendo al loro fianco l’ex presidente della regione Sardegna che ha deciso di non lascarli soli. Barba lunga, stanchi, spossati, laggiù la luce è data solo dalle lampade degli elmetti e dalla segnaletica di sicurezza. L’aia è rarefatta, l’acqua arriva alle ginocchia… Ma la lotta continua. Si aspettano notizie da Roma che tardano ad arrivare. Si spera che la coscienza prevalga sulla finanza e che le azioni concrete guardino al futuro dei lavoratori e dei cittadini anziché alle logiche spartitorie dei partiti attuali o futuri. A chi interessa il futuro del Sulcis? A chi può riguardare la sorte di una regione che appartiene al Sud solo nelle cartine delle previsioni meteorologiche ma che di fatto è “isolata” su tutti i fronti? Pensare ad un “Ponte sul Mediterraneo” come quello sullo Stretto di Messina che la avvicini al Continente è follia… eppure è possibile! Un ponte non materiale, che costa miliardi di euro, ma reale.

Basta guardarsi intorno e sentire in Calabria e Sicilia, la terra tremare. È dell’altro giorno una scossa di terremoto che ha interessato l’area della Stretto con magnitudo 4,6 e ciononostante si pensa ancora a realizzare un’opera che solo in progettazione ha già sprecato  283 milioni di euro e per la quale è prevista una spesa di 8,5 miliardi di euro? Il WWF rivendica la necessità di abbandonare il progetto. Dazebao rilancia: si realizzi al suo posto una rete del Mediterraneo. Il Italia importiamo alluminio dall’estero, (dove il saldo è negativo per 265 mila tonnellate con un incremento rispetto al 2009 del 41,7%) soprattutto dalla Polonia, importiamo energia elettrica prodotta del nucleare, importiamo persino le arance dalla Spagna e dal Portogallo perché costano meno di quelle della Piana di Gioia Tauro dove ad incidere sono o costi di trasposto su gomma della vergogna d’Italia ovvero la Salerno- Reggio Calabria, importiamo olio di oliva dalla Tunisia e non sappiamo più cosa altro, anziché agevolare le nostre produzioni. A chi dunque può interessare il futuro del Sulcis? A tutta l’Italia! Non è un problema della Sardegna, non è una questione dei sardi che da oggi sono tutti uniti e che dopo la chiusura dei cancelli e la fuoriuscita della maggior parte dei minatori sono radunati davanti all’ingresso della miniera. Ci sono tutti: minatori, commercianti, pastori, agricoltori, professionisti, associazioni, tutti in nome di un detto “Non più pocos, locos y mal unidos, ma medas, sabios e unidos”. Bisogna pensare a come abbattere i costi di trasferimento delle merci ed allora abbattiamo l’idea del Ponte sullo Stretto d Messina, destiniamo i soldi al Ponte sul Mediterraneo che possa creare una vera miniera d’oro per le produzioni di alluminio, energia elettrica da carbone pulito, di agrumi, olio e chi più ne ha più ne metta, aggiungendo la rete delle autostrade del mare e terrestri. Questa è politica vera. Questa sono idee che fanno avanzare il futuro. Non deludiamo chi sta ancora là sotto. Chi come Pili, che rappresenta lo Stato Italiano e senza gli onori della cronaca, potrebbe trovarsi a dover gestire un gesto di disperazione dei minatori che guardano con sfiducia al futuro. Ci sono ancora tanti uomini laggiù in miniera, in compagnia di tanto esplosivo… troppo per una singola scintilla.

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