L’attacco a Napolitano, una farsa terribile e angosciosa

ROMA – L’attacco a Napolitano non è terminato ma è miseramente fallito. Ha cominciato a fallire il giorno in cui è morto di crepacuore quell’onest’uomo di Loris D’Ambrosio messo sotto accusa da una procura e  da un giornale e omaggiato in mortem dal meglio della magistratura italiana.

Oggi di quell’attacco contro la presidenza della Repubblica  resta in piedi nulla. Era tutta aria fritta. Il dr. Ingroia deve ammettere che non c’è stato da parte del Quirinale alcun ostacolo alle indagini sulla trattativa mafia-stato né alcun attacco alla procura siciliana né che le intercettazioni contengano alcunché di riprovevole e tanto meno di penale. Non si capisce perché allora non si sia voluto procedere alla loro distruzione  né perché ci si è compiaciuti addirittura di una raccolta di firme a tutela di una procura che nessuno minacciava, tanto meno Napolitano. “Il Fatto”, dal suo canto, non sa più che pesci prendere e oggi chiede a Napolitano di rendere pubbliche telefonate la cui trascrizione il Quirinale né conosce né possiede. Dopo il fallimento del polverone sul Quirinale-complice di chi vuole oscurare la trattativa mafia-stato, oggi si tenta di rilanciare chiedendo al Quirinale un gesto che non è nella sua disponibilità e che comunque sarebbe illegale. La stampa di destra si è scoperta, infine, assai vicina a Marco Travaglio aggiungendosi  nell’attacco al capo dello Stato anche per rafforzare la richiesta del Cavaliere di mettere mano alla legge sulle intercettazioni.

 

Che dire, a questo punto? Questa storia è una vera e propria farsa, terribile, angosciosa per il paese, ma una vera farsa. Nessuno sa se dietro la manovra contro il Quirinale ci sia un disegno preciso. Alcuni hanno provato a delinearlo. Hanno scritto che si voleva interdire il capo dello Stato nel momento di passaggio elettorale e che si voleva favorire l’avvento di movimenti elettorali di sapore giustizialista. Non credo ai complotti. Credo invece alle cose che si vedono. Le cose che si vedono sono le seguenti. La procura di Palermo non è riuscita a fare un passo avanti sul tema della trattativa e ha dovuto lasciar intendere, parola di Ingroia, che si sarebbe potuta fermare nell’inchiesta se qualcuno avesse opposto la ragion di stato. Ragionamento che non sta né in cielo né in terra, giuridicamente, politicamente e moralmente irricevibile.  Questo stato confuso delle cose è stato coperto dalla cortina fumogena sulle presunte interferenze quirinalizie. Fra le cose che si vedono c’è anche il tentativo di togliere ruolo morale al Quirinale alle sue scelte, soprattutto quella del governo tecnico. C’è un mondo politico di destra e giustizialista, che talvolta coincidono altre volte no, che vive nel terrore di una stabilizzazione italiana e che invece ha tutto da guadagnare da una continua instabilità del paese. Questi mondi sono terrorizzati all’idea che la sinistra possa governare e l’attacco a Napolitano è l’estremo assalto a un uomo simbolo della sinistra, immagine di un matrimonio riuscito fra sinistra e senso dello Stato. Questo è un tema che ci trasciniamo dagli anni Settanta. Di fronte a tutto ciò l’unica strada da percorrere per fermare l’attacco e le manovre  è quella di non lasciare che raggiunga l’obiettivo. Va dissolta la cortina fumogena, chiunque la alzi, giornali, magistrati o politici. E se fra questi c’è Di Pietro è bene che risponda dapprima sul perchè un magistrato della repubblica ha informato l’ambasciata di uno stato straniero sull’andamento dei processi degli anni di Tangentopoli. E’ un vero scandalo che ha stupito anche  Gerardo D’Ambrosio, magistrato simbolo di Mani Pulite,

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