Legge stabilità. Il governo con una mano da (poco), e con l’altra prende (tanto)

Le reazioni della legge di stabilità approvata questa notte dall’Esecutivo

ROMA – Non è affatto piaciuta  la legge di stabilità approvata dal governo questa notte. Anzi, le critiche si moltiplicano man mano che il testo viene letto e compreso in tutte le sue sfaccettature. Legge che somiglia più a una manovra “depressiva”,  l’ha definita Susanna Camusso, che ha aggiunto: “Per affrontare la crisi bisogna occuparsi del Paese e non continuare a fare manovre depressive, tassazione e tagli alla spesa”. “L’aumento dell’Iva, che sembrava scongiurato, ci sarà e sarà scaricato tutto sul futuro governo – ha ricordato la segretaria della Cgil – e sarà solo parzialmente compensato dalla riduzione delle aliquote Irpef. Poi dovremo capire l’effetto del tetto alle detrazioni. La sensazione è che per gli incapienti ci sarà un aumento secco del costo della vita. Insomma ora per la Camusso l’esecutivo dovrebbe porsi  il problema  di come creare lavoro perchè nel momento in cui si taglia la sanità, si tagliano posti di lavoro, quando si riducono non gli sprechi ma i servizi si taglia lavoro. Negli ultimi tre anni c’è stato un gigantesco licenziamento di massa”.

Cantone. Spi-Cgil. Legge stabilità. Tanto bastone e poca carota. E’ una manovra a tutti gli effetti
 
  “Tanto bastone e poca carota. E’ una manovra a tutti gli effetti, scaricata ancora una volta sui soliti noti, ovvero sui pensionati e sui lavoratori”. E’ questo il commento del Segretario generale Spi-Cgil Carla Cantone alla legge di stabilità approvata nella notte dal Consiglio dei Ministri. “Il taglio dell’Irpef – ha continuato Cantone – non può che essere una buona notizia ma è solo un puntino luminoso in un provvedimento con cui si taglia ulteriormente la sanità, si riduce l’assistenza per anziani disabili non autosufficienti e si arriva perfino a tassare gli invalidi civili e di guerra”.

“L’equità promessa dal governo Monti – ha concluso il Segretario generale Spi-Cgil – è rimasta solo sulla carta. Il Parlamento ha l’obbligo politico e morale di correre subito ai ripari se non si vuole ancora una volta alimentare l’ingiustizia sociale”.

Pubblico impiego: “Una vera e propria persecuzione”

“Un colpo duro, durissimo, l’ennesimo attacco ai servizi pubblici e ai lavoratori che li garantiscono. Il Governo Monti ha un atteggiamento ottuso e distante dalla realtà, sembra perseguire l’aggravamento delle condizioni materiali degli italiani ed è ormai chiaro che intende fare a pezzi il nostro sistema di welfare” con queste parole Rossana Dettori, Domenico Pantaleo, Giovanni Torluccio, Benedetto Attili e Alberto Civica, rispettivamente Segretari Generali di Fp-Cgil, Flc-Cgil, Uil-Fpl, Uil-pa e Uil-Rua, commentano l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della Legge di Stabilità.

“L’ennesima serie di tagli lineari – aggiungono i cinque Segretari Generali –  colpisce il diritto alla salute con la stretta incomprensibile sui permessi per la legge 104, inaccettabile in quanto lesiva dei diritti alla tutela sociale riconosciuti dal nostro ordinamento. La Legge di Stabilità priva poi i lavoratori dei servizi pubblici persino dell’indennità di vacanza contrattuale, cioè del recupero, per quanto parziale e insufficiente a coprire la pesante perdita di potere d’acquisto subita negli anni di mancati rinnovi, dell’inflazione programmata. La sua reintroduzione, prevista per il 2015, potrebbe far pensare a un prolungamento del blocco contrattuale, che verificheremo una volta esaminato il testo e che renderebbe questa manovra una vera e propria persecuzione”.

“Evidentemente lo scopo del Governo Monti, assecondato dalle deboli obiezioni dei Ministri Patroni Griffi e Balduzzi, è quello di destrutturare il nostro sistema di tutele, indebolire il welfare colpendo al cuore i servizi pubblici essenziali. La nostra mobilitazione unitaria, che non si è mai arrestata, dovrà quindi assumere connotati di maggior radicalità – concludono i cinque sindacalisti – e coinvolgere i cittadini, i più colpiti da una manovra che aggrava l’impoverimento generalizzato del Paese”.
 

Federconsumatori. Un’operazione suicida
 
“E’ semplicemente vergognoso che, ancora una volta, il Governo si appresti a far quadrare i conti economici a spese dei cittadini.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti. Basta citare qualche dato per comprendere che l’ulteriore aumento dell’IVA dal 10 all’11% e dal 21 al 22% è un’operazione suicida per l’economia del nostro Paese.
I consumi ed il potere di acquisto delle famiglie sono in caduta libera.
I numeri relativi all’andamento di tali voci sono a dir poco impressionanti: secondo le rilevazioni dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori i consumi nel 2012 registreranno una contrazione del -5%, la diminuzione del potere di acquisto, invece, raggiungerà quota -13,2% dal 2008 ad oggi.
Sul bilancio di una famiglia media questo si traduce in una minore spesa per i consumi pari a 1.480 Euro nel 2012 (pari complessivamente ad una contrazione del mercato di 35,5 miliardi di Euro).
Per dare un’idea, tale contrazione dei consumi equivale alla rinuncia di ben 114 giorni (oltre 3 mesi) di spesa alimentare di una famiglia media.
In questa situazione spaventosa, bisognava eliminare anche l’ipotesi di un aumento dell’IVA. Parlare di dimezzamento è una presa in giro: si tratta di un aumento a tutti gli effetti, che porterà alla rovina le famiglie e l’intera economia.

Le ricadute saranno di oltre 136 Euro annui a famiglia.
Per non parlare delle gravi ripercussioni che l’aumento dell’IVA avrà sui prezzi dei carburanti e, per riflesso sui costi di tutti i beni ed i servizi.
L’ulteriore caduta dei consumi e del potere di acquisto segnata da tale operazione trascinerà ancora più giù la produzione industriale, facendo crescere disoccupazione e cassa integrazione.
Al posto di intervenire per spezzare questo pericoloso circolo vizioso, il Governo ha scelto ancora una volta la strada sbagliata: gravando sui bilanci delle famiglie e costringendole ad abbassare nuovamente i propri standard di vita (ormai ridotti alla semplice sopravvivenza).
È vitale che questo ulteriore aumento sia eliminato e che siano cancellati i nuovi tagli alla sanità: bisogna di operare con maggiore equità, agendo su sprechi e lotta all’evasione fiscale, disponendo una maggiore tassazione per gli alti redditi e, se necessario, ricorrendo alla vendita di parte delle riserve auree per finanziare la ripresa economica.

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