No Monti day. La protesta va in scena, la coscienza si allarga. LE FOTO

ROMA – Come fa un governo, tra l’altro di “tecnici”, a non accorgersi che il Paese sta attraversando un periodo di crisi nera?

Semplice, basta guardare altrove, basta minimizzare evitando certi scomodi argomenti, insomma far finta che il peggio sia un passato già dimenticato. Tuttavia la furbesca tecnica di Monti e del suo governo,  che sembra lontana anni luce dalla vita reale degli italiani, inizia a scricchiolare a perdere consensi. O almeno la stragrande maggioranza degli italiani inizia a dubitare di questo ermetico professore, allergico alle domande dei giornalisti,  che invece di salvaguardare i suoi cittadini fa esattamente il contrario. E il peso di questa esistenza insopportabile si è fatta sentire ad ogni latitudine, anche sulle classi sociali che prima, bene o male riuscivano a sopravvivere, magari superando gli ostacoli per il “rotto della cuffia”. La piazza del Monti day ne è una delle prove inequivocabili.  Oggi, inutile nasconderlo,  i lavoratori, gli studenti i pensionati sono arrivati allo stremo delle forze, senza futuro, senza certezze e senza nessuna speranza.   E di gente in piazza ce n’era veramente tanta, nonostante le fosche previsioni, sia metereologiche che di quanti preannunciavano, o forse auspicavano, degli scontri feroci, come ci racconta Fabrizio Tomaselli dell’esecutivo nazionale USB.
“150.000 persone reali, in carne ed ossa, hanno espresso oggi a Roma il loro forte dissenso alle politiche antipopolari, freddamente elaborate nelle stanze di palazzo Chigi e della BCE”, così commenta il sindacalista la giornata di oggi. “USB ha contribuito in modo decisivo a questa bellissima piazza – sottolinea Tomaselli – con la presenza di migliaia e migliaia di lavoratori, provenienti da tutta Italia, dall’Ilva di Taranto ai Vigili del Fuoco, dai lavoratori del commercio e della Fiat, agli esodati, ai precari della scuola, agli operatori della sanità e dei servizi pubblici. Riteniamo che questa giornata sia una tappa importante da cui ripartire con forza per rimettere in moto quel conflitto sociale e sindacale necessario a fare da argine alle politiche del Governo e riconquistare quanto è stato rubato ai lavoratori”.

Dello stesso avviso anche il segretario del Partito della Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, che lancia un appello alla Cgil affinchè proclami uno sciopero generale “contro questo Governo delle banche e dei padroni”.

“A chi dice che bisogna rottamare Monti ma non le sue politiche – ha incalzato Ferrero – noi diciamo che bisogna rottamare il fiscal compact e il pareggio di bilancio in Costituzione. Siamo in piazza – ha spiegato – per
dire che abbiamo un ricetta contro la crisi, perchè la sua origine sta nella cattiva distribuzione della ricchezza, siamo qui per dire che bisogna togliere i soldi a chi li ha e darli ai lavoratori e ai pensionati, per dire no alle spese per gli
armamenti, no alla Tav, no a pensioni e stipendi da un milione di euro. Noi chiediamo un intervento pubblico nell’economia – ha concluso – per prendere i soldi alle banche e darli al popolo e non il contrario; è il momento di  dire no ai trattati europei che affossano lo stato sociale e la democrazia”.
Ma lo scopo di questa giornata non è solo la protesta fine a se stessa contro il governo e la i dettami devastanti della troika a livello europeo.  Oggi la parola d’ordine è quella di “aggregare” una sinistra ancora troppo sfilacciata sui temi economici e sociali del paese. Sindacati di base, partiti ormai extraparlamentari come quelli della sinistra cosiddetta radicale, movimenti che reclamano diritti, cittadini che chiedono giustizia sociale. Un segnale che vuole arrivare  specialmente al cuore del Pd, visto che alle prossime politiche le coalizioni potrebbero definire equilibri al di fuori di goni ambiguità.

Insomma, la grande partecipazione di oggi dimostra come le politiche adottate dall’attuale Esecutivo stiano creando un disagio sociale fuori da ogni immaginazione e una sinistra allargata e unita potrebbe incidere profondamente sulle scelte del Paese. D’altra parte la ricetta Monti sta lentamente lacerandola la vita degli italiani, e il governo sembra volutamente sottovalutare  l’allargamento di una presa di coscienza contro le sue politiche delle quali prima o poi  dovrà rendere conto agli italiani. “Facciamogliela pagare. Blocchiamo tutto”, recitava uno striscione che non serve commentare.

 

FOTO DI GIANNI TARQUINI
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