Elezioni. Mps, ogni occasione è buona per lo scontro politico

ROMA – Lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena diventa l’oggetto dello scontro politico alla vigilia delle elezioni del prossimo 24 e 25 febbraio.

A gettare benzina sul fuoco è prima Grillo che sul caso Mps ha accusato il Partito Democratico: “la colpa è dei Ds prima, del Partito Democratico poi” tuona il comico genovese. Ma non solo. Il comico genovese, giunto a Siena come azionista per chiedere conto dei 30 euro che ha perso durante la sua partecipazione alla banca, ha chiesto che l’Istituto bancario sia nazionalizzato, ma soprattutto venga istituita una commissione d’inchiesta che faccia luce sui conti nascosti di cui neppure la Banca d’Italia ne era al corrente. L’attacco è tutto mirato alla vecchia gestione a cui faceva capo Giuseppe Mussari.

E infine è la volta di Mario Monti che dai microfoni di Radio Anch’io punta il dito contro il Pd: ” Il Pd c’entra in questa vicenda. Ha sempre avuto molta influenza attraverso la Fondazione sulla banca e sulla vita politico-culturale”. E poi ha aggiunto: “Non sono qui per attaccare Bersani, ma per attaccare molto decisamente il fenomeno storico, meno forte in questi ultimi anni, della commistione tra banche e politiche che va ulteriormente sradicato”.

Non si fa attendere la replica di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola,  rispettivamente presidente e amministratore delegato di Mps: “Siamo «totalmente autonomi  dalla politica.”. “Chi conosce il sottoscritto e l’amministratore delegato Fabrizio Viola – ha detto Profumo durante l’assemblea dei soci – sa che siamo totalmente autonomi”.

Lo scandalo Mps irrompe violentemente anche nel centro sinistra. Dal palco del palalottomatica all’Eur, dove si svolge la due giorni della Cgil con la  Conferenza di programma della confederazione, è lo stesso Pier Lugi Bersani a replicare al professore: “Monti – puntualizza il candidato premier del centro sinistra – trova un difetto al Pd tutti i giorni, per un anno non ne ho mai sentiti”.
E poi il segretario del Pd parla dei problemi dell’Italia, quelli dimenticati:”Sono veramente sorpreso dal fatto che in questa campagna elettorale ci sia raramente un resoconto della difficoltà del momento. Dire che siamo nella più grande crisi dal dopoguerra a oggi non può essere solo una giaculatoria. E mi stupisco nel sentir dire che tutto si può, tutto è possibile e i problemi sono risolti. Nei prossimi mesi – aggiunge Bersani – avremo a che fare con il disagio profondo di una parte popolazione, noi siamo a posto con gli ammortizzatori, con sportelli sociali nei comuni, con esodati e disabili? No, non siamo aposto. Ecco,  si parte da lì per avere un paese civile”.

Le parole del professore fanno ulteriormente irritare anche il leader di Sel Nichi Vendola: “C’è chi racconta che i guai dell’Italia sono figli della destra e della sinisitra, che continua a fare il Grillo con il loden. La verità è che la destra ha governato e avuto l’egemonia culturale degli ultimi vent’anni”.
E poi: “È sgradevole sentire Monti che attacca il Pd sulla questione Monte dei Paschi: Monti farebbe bene a tacere perche  in questi anni siamo stati noi a denunciare la finanza dei derivati e le magie di Tremonti quando era ministro. Quello è stato un punto di precipitazione della nostra economia che noi abbiamo denunciato – ha continuato Vendola – e Monti in nessuna occasione è stato un interlocutore attento”.

Monti apre al Pdl, ma senza Berlusconi
Ma gli episodi della giornata politica di oggi non finiscono qui. Mario Monti, infatti, apre addirittura ad una possibile alleanza con il Pdl. Ma ad una condizione, ovvero che alla guida non ci sia Berlusconi”.

Parole che non passano inascoltate, tanto che la prima replica arriva dal teatro Capranica, dove è stata presentata ufficialmente la lista dei candidati: «Se c’è qualcuno di cui l’Italia ha bisogno di essere mondata, quello è Monti e il governo dei tecnici. Il Popolo delle libertà o è con Berlusconi o semplicemente non è”,  ha detto Angelino Alfano tanto per mettere i puntini sulle “i”.

Il popolo del Pdl, dal canto suo, sta tentando  di plasmare la sua strategia fiducioso in una rimonta del Cavaliere, che a suo volta attacca il centro sinistra, il redditometro definendolo “inaccettabile, roba da Stato di polizia tributaria” e perfino la magistratura per  l’uso indiscriminato delle intercettazioni. Insomma, siamo alle solite.

Infine annuncia il contratto con gli italiani: “Un contratto – dice Berlusconi –  che dobbiamo ancora presentare e avrà impegni ancora più precisi”. Peccato che non si sappia nulla dei contenuti di questo contratto. Bisognerà prima aspettare una ipotetica vittoria del Cavaliere, che vede solo lui,  e infine il primo consiglio dei ministri, momento in cui il cavaliere svelerà l’atteso arcano. Pardon, l’atteso contratto.

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