Mps. Tre procure indagano. Bersani, via anche i banchieri dai partiti

ROMA – Dopo la Procura di Siena e Milano, adesso anche quella di Roma indaga sulla vicenda del Monte dei Paschi.

“Manipolazione di reato” è l’ipotesi formulata dal procuratore  Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Nello Rossi. “A seguito della presentazione di denunce ed esposti da parte del Codacons  – si legge in una nota –  e di cittadini in ordine alla situazione del Monte dei Paschi di Siena, la procura della Repubblica di Roma ha aperto un procedimento contro ignoti per il reato di manipolazione del mercato e per altre ipotesi di reato, raccogliendo da una pluralità di fonti sommarie informazioni e documentazione sulla intera vicenda”. “Sulla base delle acquisizioni in corso – prosegue ancora il comunicato firmato dai due magistrati – la procura  valuterà nei prossimi giorni se proseguire negli accertamenti o se trasmettere gli atti alla procura di Siena (peraltro già destinataria di atti provenienti dalla procura di Milano), ufficio con il quale sono stati presi opportuni contatti”. In sostanza, solo se dovessero emergere fattispecie di reato legate alla capitale, a quel punto i pm di piazzale Clodio proseguirebbero i loro accertamenti.  Intanto tra i destinatari della richiesta di documentazione avanzata dalla procura di Roma figurano la Banca d’Italia e la Consob.

Ma non è tutto. Ora i magistrati sospettano che al vertice del MPS ci fosse una vera  e propria associazione a delinquere che avrebbe operato per truccare i conti. Se così fosse si potrebbe parlare di una vera e propria cupola. La gravissima accusa  coinvolge l’ex presidente Giuseppe Mussari, l’ex direttore generale Antonio Vigni, l’ex numero uno dell’Area Finanza Gianluca Baldassari e il vice Alessandro Toccafondi. Coinvolti anche i manager che gestirono l’acquisto di Antonveneta e le operazioni finanziarie collegate.
Secondo le prime ricostruzioni dei magistrati i vertici allargati di Mps avrebbero stretto un accordo segreto con i top manager del Santander per truccare i conti e far lievitare il prezzo di circa 2 miliardi di euro. In giornata è stato ascoltato per ben 5 ore l’ex presidente dello Ior e rappresentante italiano del Santander Ettore Gotti Tedeschi.

La Procura mantiene il massimo riserbo. S’indaga per associazione a delinquere
Il tutto mentre Ettore Gotti Tedeschi è stato sentito per cinque ore in Procura a Siena. Un giorno in pretura per l’ex numero uno della banca dello Ior e responsabile del Gruppo Santander che acquisto l’Antonveneta a 6 miliardi per poi rivenderla al Monte dei Paschi ad oltre 10 miliardi accollandosi anche i debiti. Insomma, il banchiere Gotti Tedeschi potrebbe aver chiarito molte cose, tant’è che – secondo indiscrezioni –  quando furono perquisiti l’abitazione e il suo ufficio su disposizione della Procura di Napoli, sarebbero emersi anche documenti relativi alla vendita di Antonveneta da Santander a Monte dei Paschi. Sarebbe anche per questo motivo che oggi i magistrati della Procura di Siena lo hanno chiamato come persona informata dei fatti.
Per ora la Procura intende mantenere un stretto riserbo sulla questione.  L’unica informazione trapelata quest’oggi riguarda la possibile apertura di un procedimento penale per insider trading e aggiotaggio,  a proposito di notizie di stampa apparse in questi giorni. Questo è quanto emerso in una nota che porta la firma del procuratore Tito Salerno. L’iniziativa della Procura di Siena nasce dalla infondatezza delle notizie circa le iniziative che questa Procura della Repubblica starebbe in procinto di adottare con riferimento alle indagini relative alla banca MPS, dato che si tratta di  società quotata presso un mercato regolamentato nazionale. E proprio su questo tema è intervenuto anche il Capo dello Stato: “La totale autonomia della magistratura nel condurre le indagini sul precedente management di Mps va rispettata anche evitando quella
diffusione di notizie infondate che è stata questa mattina  deplorata dalla stessa Procura per le sue ricadute destabilizzanti sul mercato”.

Le reazioni e gli attacchi al Pd. Botta e risposta tra Monti e Bersani
Nel frattempo la politica continua a cavalcare l’onda Mps e non sono mancati quest’oggi  attacchi frontali nei confronti del Pd e del suo segretario, come quello di Berlusconi che gli ha addirittura dato del “faccia tosta”.
Così oggi Bersani ha lanciato un avvertimento ben preciso: “Abbiamo dato mandato agli avvocati di spulciare i giornali di destra. Chi ha sbagliato contro di noi, accusandoci di cose assurde, dovrà pagare. Gli costerà una barca di danari.  E poi: “Lo dico alla stampa di destra: noi non siamo delle mammolette. Se pensano di fare i picchiatori con delle mammolette si sbagliano, non è consentito a nessuno toccare e sfregiare il buon nome del Pd. Se ci sarà una commissione di inchiesta intendiamo che vadano a vedere questi strumenti incoraggiati dalla destra contro la nostra idea – ha sottolineato  Bersani.  Se la destra insiste a descriverci come quelli delle banche ha una bella faccia tosta – ha detto ancora – chi ha tirato via il massimo scoperto e chi ce l’ha rimesso? Contro chi urlavano le banche, contro Tremonti? Ma chi ha fatto la portabilità dei mutui?. È la destra –  ha ricordato il segretario del Pd – che ha tolto il falso in bilancio. E Io lo rimetterò”.
Ma i partiti di destra si sono spinti oltre chiedendo al Pd di espellere Mussari per le sue responsabilità. Peccato per loro che l’ex presidente non sia più iscritto al partito.

 
Mario Monti, dal canto suo,  ha affidato poche parole in una nota stampa nella quale si difende dall’accusa di aver presieduto il “governo dei banchieri”. Infine sulla vicenda Mps scrive: “Via i partiti dalle banche”.
Temopestiva la replica di Pier Luigi Bersani: “Monti ha detto via i partiti dalle banche? Sono d’accordo dieci volte. Io aggiungo via i banchieri dai partiti. Così siamo a posto”.

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