Torino. Progressisti europei in conclave per un nuovo modello di governance

 TORINO – Progressisti d’Europa riuniti a Torino per ribadire con forza la necessità di un nuovo modello di governance.

Perché i cittadini ritrovino fiducia nell’Europa, è assolutamente necessaria una «europeizzazione» delle politiche nazionali. Per i progressisti europei, senza una compiuta integrazione, l’Europa rischia non solo una recessione generalizzata, ma una carenza di democrazia che ne distrugge da dentro la stabilità, la credibilità e l’esistenza stessa. L’euro è oggi visto come un problema più che una risorsa. La sua introduzione, infatti, non “è stata seguita – si legge nel documento di Torino – dal completamento di una vera unione economica” e non è mai diventato sinonimo di sicurezza e stabilità. Il problema sta tutto nel fatto che gli impegni finanziari degli stati si negoziano tra i governi per poi delegare alle autorità di Bruxelles e di Francoforte le ferree regole per tenere in piedi il compromesso. Così viene a crearsi “un circolo vizioso di recessione e peggioramento dei conti pubblici, le cui conseguenze economiche e soprattutto sociali sono devastanti”. Per gli autori della dichiarazione di Torino è indispensabile perciò invertire la rotta modificando la governance nell’ottica di una maggiore integrazione. Occorre in primo luogo “un’attuazione equilibrata” del Patto di stabilità, in cui oltre alla riduzione dei debiti trovino spazio anche occupazione e crescita. E’ per questo necessario arrivare ad “una Unione bancaria completa, a una Banca centrale europea attiva nella promozione della stabilità finanziaria”, ma anche a “una effettiva regolamentazione dei mercati, che incentivi gli investimenti a lungo termine e scoraggi la speculazione”. Bisogna arrivare in sintesi a costruire un'”Europa sociale”. Questo modello non può non far leva sul “metodo comunitario, con una Commissione europea forte da un lato, che agisca come un vero e proprio governo, e una piena codecisione tra il Consiglio e il Parlamento europeo dall’altro”. Per ottenere questi obiettivi è necessaria una revisione dei Trattati Ue. Nella dichiarazione si chiede perciò che nella legislatura che comincerà con le elezioni europee dell’anno prossimo si convochi una Convenzione che avvii “una nuova fase deliberativa sul futuro dell’Europa”. Le fondazioni vicine ai partiti socialisti e democratici d’Europa propongono, insomma, una «europeizzazione» delle politiche nazionali dove anche gli scioperi e le lotte sociali devono essere condotti al livello europeo.

D’Alema apre il meeting

«A common progressive european vision». È questo il titolo della due giorni, in programma ieri e oggi a Torino, conclusa da un video messaggio di François Hollande e dall’intervento di Pier Luigi Bersani. La due giorni progressista è stata aperta dalla relazione di Massimo D’Alema, presidente della Feps e della Fondazione Italianieuropei. “Occorre liberare l’Europa – ha detto D’Alema – dalla morsa e dalla prigionia in cui il progetto europeo è stato stretto da due destre: una avara e conservatrice a Bruxelles e quelle nazionaliste populiste e becere nei paesi europei, dove qui in Italia noi abbiamo un esemplare davvero singolare”.

L’intervento di Bersani

Dal palco del teatro Regio di Torino il segretario del Pd, Bersani, dice che è ora di cambiare. Bisogna prima di tutto archiviare Berlusconi. Il leader del primo partito in Italia riconosce che la “Destra esiste, ma noi la battiamo”. Per Bersani, “serve subito una scossa su moralità e civismo, moralità e rapporto tra politica e cittadini”. Una stoccata anche al professore e, più in generale, ai personalismi in politica. “Dopo Bersani – dice – c’è il Pd”. Dopo gli altri leader non si sa. “Qualcuno – rincara – si è stupito di vedere un nuovo Monti. È il meccanismo. Quando non hai il collettivo e un meccanismo democratico, c’è la persona”. Poi rivendica l’esempio di totale democrazia fornito dal suo partito: “Io ho fatto le primarie e non ho messo il mio nome sul simbolo, loro che si sono scelti da soli hanno messo il loro nome sul simbolo”. “Noi – continua – siamo gli unici a poter collegare un sistema politico italiano a un sistema politico europeo. Noi non siamo soli, si è visto oggi, e sappiamo precisamente dove sederci in Europa e sappiamo di essere accettati laddove andiamo a sederci. Dicano gli altri qui in Italia dove intendono sedersi e dove pensano di essere accettati. Berlusconi dove vuole sedersi ed è accettato dove vuole sedersi? E Monti si siede vicino a Berlusconi e Orban? Per tacere di Grillo e Ingroia. Dove si siedono?”. Il segretario Pd riceve applausi scroscianti poi quando, parlando della crisi, indica che il primo passo da compiere per invertire la rotta è la “lotta contro i paradisi fiscali perché la ricchezza scappa, la povertà resta”. Da europeista convinto, Bersani spiega, nel corso del suo intervento, che “il nostro sogno sono gli Stati Uniti d’Europa, una vera unione politica e democratica”. Tuttavia, “l’austerità non basta per rimettere i conti pubblici in ordine. C’è bisogno di una politica economica comune, ci vuole un governo economico dell’euro che tenga in equilibrio crescita, solidarietà e democrazia”. L’accordo sul bilancio Ue raggiunto ieri dopo una lunghissima trattativa non soddisfa Bersani. “L’esito del vertice ci dice che il problema regressione e ripiegamento europeo è ancora in corso. L’Italia vince davvero e vince di più se vince l’Europa; se alla fine di una riunione del genere festeggia Cameron vuol dire che tutte le altre sono vittorie di Pirro”. Restando sul tema regressione e tornando a fare i conti con quanto accaduto in questi anni in Italia, Bersani dice che  “il berlusconismo è stata la punta più spettacolare di una regressione populista che ha finito per minare la radice, la spinta propulsiva del progetto europeo, ci ha buttato via la materia prima dell’Europa, che è la solidarietà e il progetto comune, e senza di questa l’Europa si è trovata balbettante e impotente di fronte alla crisi finanziaria.  So cosa volete, devo battere Berlusconi un po’ per me e un po’ per voi. Ma smacchieremo il giaguaro. Queste elezioni – conclude – non sono una semplice sfida, possono segnare un nuovo corso italiano e mettere in archivio Berlusconi e i guasti che ha prodotto in Italia sul piano economico e sociale ma anche sul piano del degrado etico”.

Da Schulz a Schroder, coro unanime per Bersani premier

Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, presente al meeting dei progressisti europei incorona Bersani. “Abbiamo bisogno di un’Italia diversa in Europa. Il Pd di Bersani è la sola grande forza politica italiana fortemente europeista”. Schulz, raccontando alla platea che mentre “il 27 gennaio i nostri pensieri erano rivolti alle vittime della Shoah, altri pensavano ai dittatori e ai carnefici”, si rivolge – senza citarlo – a Silvio Berlusconi. E il presidente del parlamento europeo è chiaro quando afferma che “questi non sono degni di guidare il nostro futuro”. Gli fa da eco l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroder: “Queste elezioni deve vincerle Bersani perché serve un’Europa forte, un’Italia forte». “Abbiamo bisogno di una grande vittoria di Bersani e del Pd per cambiare l’Italia e, non solo, per cambiare l’Europa”, dichiara successivamente Hannes Swoboda, presidente del Gruppo dei socialdemocratici europei. L’investitura c’è. Le idee sono tutte sul tavolo. Il sentiero è già tracciato. Basta solo seguirlo.

Tutti i presenti

Nella due giorni, sono intervenuti Stefano Rodotà, Luciano Bardi, Mercedes Bresso, Olaf Cramme, Diego Lopez Garrido, Kurt Richard, Elena Paciotti, Cesare Pinelli, Miguel Poiares Maduro, Steven van Hecke, Pim Paulusma, Remi Bazillier, Flavio Brugnoli, Sergio Fabbrini, Stefano Fassina, Gilles Finchelstein, Andre Gerrits, Paolo Guerrieri, Giuliano Amato, Anna Colombo, Roberto Gualtieri, Elisabeth Guigou, Zita Gurmai, Ernst Hillebrand, Marije Laffeber, Anna Maria Kellner, Friedrich Erbert Stiftung, Raffaello Matarazzo, Henri Nallet, Jean-Jaures, Lapo Pistelli, Piero Fassino, Massimo D’Alema, Hannes Swoboda, Sergei Stanishev, Martin Schulz Alfredo Pérez Rubalcaba, Gerhard Schröder, Bernard Cazeneuve, Francia, Zoran Milanovic’, Victor Ponta, Elio di Rupo. Oggi pomeriggio, videomessaggio di François Hollande e intervento conclusivo di Pier Luigi Bersani.

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