Il pericolo del rigore UE verso Cipro

Choc a Cipro per le drastiche misure imposte dagli aiuti UE, slitta a domani  la ratifica del Parlamento. Il prelievo forzoso non piace a Putin «Ingiusto e pericoloso» né a Medvedev «Sembra una confisca»

TRIESTE – Nella notte tra sabato e domenica scorsi, dopo una trattativa durata oltre dieci ore,  Il Governo di Cipro guidato dal presidente Nikos Anestesiades si è accordato con i Ministri delle Finanze della zona Euro per ricevere un piano di aiuti economici fino a 10 miliardi di euro, finalizzato a salvare il sistema bancario dell’isola, sovraesposto sui titoli pubblici greci e martoriato dai piani di ristrutturazione del debito della penisola ellenica.
«L’assistenza è necessaria per salvaguardare la stabilità finanziaria di Cipro e della zona euro nel suo insieme» ha affermato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem in una conferenza stampa alla vigilia dell’incontro, lasciando così intuire come in realtà sia stata la paura di un effetto contagio provocato dall’eventuale fallimento dell’isola a convincere dell’urgenza del salvataggio.
Cipro diventa in questo modo il quinto Paese dell’Unione monetaria a ricevere il sostegno dei suoi partner da quando è scoppiata la crisi debitoria, ma è il primo caso in cui viene previsto ed istituzionalizzato il coinvolgimento delle famiglie nel salvataggio del sistema economico di un Paese, una decisione senza precedenti.
Ribattezzato con l’acronimo HSI (Household Sector Involvement) il provvedimento,  sicuramente indigesto alla maggioranza della popolazione, ha già provocato una corsa ai bancomat ed un uomo ha persino reagito piazzando il proprio bulldozer davanti alla sede di una banca, minacciando poi di spianarla completamente se non gli fosse stato permesso di entrare in possesso dei suoi risparmi:  non a caso il Governo cipriota, per arginare una fuga di capitali che, secondo il quotidiano Repubblica, negli ultimi sette giorni ammonta già a 4,5 miliardi di euro e che sale a 20 miliardi se si considera il deflusso da inizio anno, ha decretato la chiusura degli istituti di credito fino a mercoledì.
L’inedita scelta di applicare una tassa una tantum sui depositi bancari quale parte fondamentale del pacchetto, un balzello del 6,75% sulle giacenze inferiori a 100mila euro e del 9,9% per quelle superiori, secondo gli addetti ai lavori crea un precedente pericoloso perché potrebbe instaurare una consuetudine estremamente gravosa per i cittadini del Vecchio Continente, completamente diversa dalle misure di natura macroeconomica precedentemente adottate per Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo.
La decisione di adottare una linea ben più drastica per Cipro lascia intendere che si tratti di una decisione politica e non economica, che porta l’Europa a schierarsi contro quei Paesi dell’Est europeo che sfruttano l’isola per i loro interessi più o meno leciti. La presenza di uomini d’affari e di milionari russi sull’isola è consistente, cominciata negli anni Novanta ad opera di una più favorevole tassazione sulle imprese; nel 2008, con l’ingresso di Cipro nell’euro, le compagnie russe hanno raddoppiato la loro presenza nel settore dei servizi finanziari, arrivando a contare per il 40% circa del prodotto totale dell’economia cipriota, con depositi nelle banche che si aggirano attorno ai 25 miliardi di euro.
Non stupisce dunque che la decisione dell’Eurogruppo di tassare i tanti conti correnti dai super ricchi dell’ex URSS abbia portato il presidente russo Vladimir Putin a definire «Ingiusta, non professionale e pericolosa» l’introduzione del prelievo forzoso, seguita ed appesantita anche dalle parole del premier Dimitri Medvedev: «La possibile tassazione dei depositi bancari a Cipro sembra una confisca dei soldi altrui».
Dalle pagine de Il Sole 24 Ore Giulio Sapelli, economista dell’Università di Milano non ha remore nel censurare i leader europei: «Sono completamente pazzi» afferma temendo il rischio del panico bancario. «Vedo una mutazione di orientamento dell’Unione Europea e della sua commissione, un mutazione antropologica negativa che si distacca sempre di più dalla storia d’Europa» aggiunge sottolineando il valore strategico e geopolitico di Cipro. «C’è un principio costitutivo dell’Europa che queste misure mettono in discussione, la libera circolazione dei capitali. L’aveva fatto Amato in Italia, però si sa che l’Italia non è un nazione, ma un’entità geografica e ci eravamo passati sopra. Ma ora che siamo in Europa, fare una cosa di questo tipo può generare panico bancario in tutta l’UE. Questi sono pazzi».
Nel frattempo, dopo aver rinviato a martedì il voto del Parlamento sull’accordo con la Troika (Unione Europea, Banca Comune Europea e Fondo Monetario Internazionale) e le misure ad esso conseguenti, il Governo cipriota sta lavorando ad un piano per smorzare la portata del prelievo, magari spostando il peso dell’imposizione sui conti con oltre 100mila euro in deposito.
In ogni caso Cipro dovrà sottoporsi ad un rigido piano di rientro, come preteso già negli altri casi di sostegno economico, accompagnato anche da una maggiore trasparenza del sistema bancario: un’austerità improntata al rispetto del pareggio di bilancio in tempi strettissimi che, in mancanza di opportuni investimenti, potrebbe peggiorare lo stato di salute del paese, stretto tra il rimborso del fondo salva-Stati ed il reperimento delle risorse necessarie per proseguire nella strada del risanamento.
Una strategia che sinora non sembra aver dato i risultati sperati, allungando al contrario i tempi di una crisi già devastante. Questa politica del rigore, che vede tra i suoi più convinti sostenitori la cancelliera tedesca Angela Merkel, è fortemente contestata dal premio Nobel statunitense Paul Krugman, da anni protagonista di una vera e propria crociata contro questa linea di condotta, considerata tutta sacrifici e niente crescita. In un recente post sul New York Times il popolare opinionista parla di un’Europa sanguinante, salassata inutilmente come i malati nel Medioevo, curati con salassi che li facevano ammalare ancora di più.

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