BCE, Bankitalia e Rete Imprese. Stretta sul credito e 650 mila posti di lavoro a rischio

ROMA – Continuano ad arrivare dati nerissimi sull’economia del nostro Paese, il cui collasso sembra avere tra le sue prime cause la continua riduzione del credito alle imprese.

A dirlo oggi sono il Cer – Rete Imprese Italia che in uno studio mette a confronto la competitività italiana, scesa del 5,2% tra il 2007 ed il 2013 e quella tedesca aumentata del 6% nello stesso periodo ed indica le quattro leve da muovere per salvare il sistema economico italiano, fisco, credito, semplificazione e lavoro.
Anche la Banca d’Italia certifica la stretta del credito operata dalle banche, a marzo secondo Via Nazionale si è registrato un ulteriore meno 1,6% nei crediti a famiglie e imprese a cui fa seguito un crescita esponenziale delle sofferenze con il tasso di crescita passato, nel mese di marzo, dal 18,6 al 21,7% alimentato non tanto dalle famiglie ma dalle imprese, specie di costruzioni.
La BCE intanto, oltre a riportare il taglio delle stime degli economisti privati per l’Eurozona (-0,4% nel 2013 solo +1% nel 2014), striglia i paesi di eurolandia invitandoli ad insistere sulla strada delle solite riforme liberiste, in particolare il nostro paese viene invitato ad accelerare sul lavoro e contemporaneamente segnala come sia calata la domanda di credito da parte delle imprese, ad un livello nettamente al di sotto della media storica. La BCE segnala inoltre come l’Italia sia uno dei pochi paesi in cui il calo del prezzo degli immobili abbia accelerato, in controtendenza col resto d’Europa.

Rete Imprese. 650 mila posti di lavoro a rischio
Cer-Rete Imprese Italia in una analisi presentata oggi in occasione dell’assemblea dell’associazione, a Roma, ha affermato che le aziende italiane dovranno operare tagli di occupazione fino a 650mila unità. La competitività italiana è infatti diminuita tra il 2007 e il 2013 del 5,2% mentre quella tedesca aumentava di oltre il 6%. Pessimi i dati sulle chiusure di attività commerciali e artigianali che nel 2013 sarebbero state già 249mila. Per l’associazione “la crisi sta cancellando la parte più vitale del nostro sistema produttivo: nel 2013, 26,6 miliardi in meno di Pil, 22,8 miliardi in meno di consumi, 249mila chiusure della attività commerciali e dell’artigianato”.
E’ quindi un grido d’allarme ed una richiesta d’aiuto quella lanciata da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio e numero uno pro tempore dell’associazione.
Per Sangalli le priorità da affrontare sono fisco, credito, semplificazione e lavoro, ed ha chiesto l’avvio di “un processo realistico ma determinato di riduzione dei livelli record di pressione fiscale” disinnescando quello che ha definito il “micidiale combinato mal disposto fiscale dell’estate”, l’aumento dell’Iva, il debutto della Tares ed il pagamento dell’Imu.
Sul versante del credito, la richiesta è quella di “urgenti misure operative” per risolvere “le persistenti e crescenti difficoltà nell’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese” soprattutto “assicurando il tempestivo pagamento dei crediti delle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni”

Bankitalia. Per i prestiti la caduta diventa crollo

Nel mese di marzo accelera la caduta dei prestiti e aumenta a marzo il flusso di nuove sofferenze. Bankitalia certifica ancora una volta la stretta del credito operata dalle banche. Via Nazionale, nell’ultimo rapporto sulla stabilità, attribuiva la riduzione dei crediti sia alla maggior cautela delle banche nel concedere i finanziamenti che alla scarsità di domanda da parte delle imprese.
Ma a preoccupare è soprattutto l’accelerazione al ribasso. A marzo infatti i prestiti al settore privato in Italia sono calati dell’1,6% contro il -1,4% di febbraio e hanno colpito sia famiglie (-0,8%) che imprese (-2,8%). Per il Centro Studi Confindustria la stretta colpisce le aziende di Italia e Spagna, e meno quelle della Germania. Da settembre 2011 il Csc calcola l’entità dei minori prestiti alle imprese nel nostro paese in 50 miliardi di euro.

BCE. Subito riforme, Italia acceleri sul lavoro
Secondo la BCE i governi devono intensificare l’attuazione delle riforme strutturali a livello nazionale, basandosi sui progressi compiuti nel risanamento dei conti pubblici e proseguendo le ricapitalizzazioni bancarie ove necessario. L’Eurotower promuove poi i passi avanti fatti dall’Italia ma la sollecita a un’accelerazione delle azioni sul mercato del lavoro, che resterebbe il vero anello debole del sistema paese con la competitività rimasta ai livelli del 2008.

Cala la domanda di prestiti nell’Eurozona
Lo scrive la Banca centrale europea nel bollettino di maggio diffuso oggi che specifica come la domanda di prestiti da parte delle imprese sia in calo netto, su un livello sostanzialmente invariato nel primo trimestre del 2013, collocandosi su un livello di gran lunga inferiore alla media storica. Secondo le banche dell’eurozona, tale andamento riflette soprattutto la contrazione degli investimenti fissi.

  In Europa  La case aumentano di valore. In Italia no

Le case aumentano di valore o rallentano il calo dei prezzi, ma in Italia no. Dopo due anni col segno meno sembra arrestarsi in eurolandia il peggioramento dell’andamento dei prezzi delle case, non in Italia che è tra i paesi dove a fine 2012 questa tendenza si è ulteriormente accentuata.
Il quadro emerge da una analisi della Banca centrale europea, pubblicata nell’ultimo bollettino mensile. In Italia nell’ultimo trimestre del 2012 i prezzi nominali degli immobili residenziali hanno segnato un calo su base annua del 4,6 per cento, era meno 3,8 per cento nel terzo trimestre e meno 2,1 per cento nel secondo.
Nell’area euro, invece, nel quarto trimestre i prezzi delle case hanno segnato un meno 2,4 per cento, era meno 2,9 per cento nel terzo trimestre e meno 1,9 nel secondo.
Secondo la Bce questo “suggerisce che l’andamento negativo della crescita di questi prezzi, osservato dalla fine del 2010, si sia arrestato. Nel complesso del 2012 il tasso di crescita è sceso a meno 2,1 per cento, dal più 1 per cento del 2011”.
Eurotower descrive però le dinamiche molto differenziate nei singoli paesi, con Germania, Austria e Finlandia, in cui si assiste a rafforzamenti della crescita dei prezzi delle case, mentre in altri, Irlanda, Spagna e Olanda, i cali in atto si sono attenuati. Sono i soliti noti a vedere a vedere ancora nero, Grecia, Francia, Italia, Portogallo e Slovenia, dove i cali dei prezzi si sono accentuati.

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