ROMA – Il governo è come un altoforno. Lavora a ciclo continuo, ma produce grane. Ogni giorno, come si dice, ha la sua pena. Sembrava che la “ questione Berlusconi”, con minacce di sfracelli nei confronti dell’esecutivo da parte del Pdl, falchi e badanti del pregiudicato in testa, si fosse momentaneamente attenuata. Non che la minaccia di staccare la spina a Enrico Letta , ma l’ex premier si era ritirato ad Arcore in attesa di “ segnali” che garantissero la sua “ agibilità politica “.
Poi avrebbe deciso che fare. Letta e Alfano si erano presentati in conferenza stampa per annunciare lì approvazione del decreto contro il femmicidio. “ Noi andiamo avanti- avevano detto- il prossimo consiglio dei ministri si terrà il giorno 23 agosto”.
Nove ipotesi presentate dal ministro Saccomanni
Nel frattempo tornava a circolare un documento predisposto dal ministro Saccomanni, reso noto alcuni giorni fa ma non aveva suscitato reazioni. Erano i giorni di attesa della sentenza della Corte di Cassazione in merito al processo Mediaset per cui la “banca Bassotti” non ci aveva fatto caso.Il ministro aveva presentato nove proposte sull’Imu, sottolineando che sarebbe stato un errore dal punto di vista economico, una iniquità dal punto di vista sociale perché l’abolizione della tassa sulla prima casa era un favore fatto ai ricchi. Altre dovevano essere le soluzioni. Ed è scattato il tiro al bersaglio nei confronti del ministro dell’economia e del premier. Uno dopo l’altro da Brunetta a Schifani, alle badanti che strillavano, Gelmini in testa, forse in vacanza la Santanchè, il richiamo a Enrico Letta era perentorio. L’impegno, attaccavano, previsto nel programma di governo era l’abolizione dell’Imu e questo vogliamo. In realtà Letta, lo ricorda Stefano Fassina, viceministro dell’economia, aveva parlato di rimodulazione, cosa diversa dalla abolizione. Di fronte alla bufera che i maggiordomi dell’ex premier aveva creato artificiosamente, Letta taglia la testa al toro: “Sono convinto- diceva- che ci sarà una sintesi a fine mese”, ma ora è meglio “discutere nel merito” delle nove proposte sull’Imu fatte dal ministro Saccomanni e “non fare polemiche”
Il premier Abituati a essere una nave fra tempesta e marosi
“ Siamo abituati-proseguiva- a essere una nave che naviga fra tempesta e marosi, ma la nave sta dimostrando di essere più solida di quello che i nostri detrattori pensano” Proseguiva sottolineando che i segnali di crescita e ripresa ci sono, ma c’è anche il clima sociale molto faticoso e pieno di difficoltà: è questo il rischio più grande per l’autunno.” Questa ripresa.-ammoniva con un chiaro riferimento alle polemiche sull’Imu, diventata l’ombelico del mondo- rischia di essere una ripresa di crescita senza lavoro. Noi vogliamo lavorare perché non sia anemica. E’ necessario legare la crescita al lavoro”.Interveniva anche il ministro Flavio Zanonato a dar man forte al premier:”Entro il 31 agosto- confermava quanto detto da Letta -e lo dico con assoluta certezza, sarà presentata una misura che affronta e chiude questa vicenda Imu”.Matteo Colaninno, responsabile economico del Pd, affermava che “ il documento reso pubblico dal ministro Saccomanno è l’occasione per arivare velocemente alla< soluzione definitiva dopo cabine di regia e incontri bilaterali possiamo finalmente accelerare ricercando un compromesso”Linda Lanzillotta, Scelta civica, vicepresidente del Senato, affermava che “. Brunetta e gli esponenti del Pdl non accettano di confrontarsi con la realtà . I dati puramente tecnici pubblicati sul sito del Tesoro dimostrano che la cancellazione totale dell’Imu che vuole il Pdl soddisfa la propaganda elettorale, ma è profondamente iniqua perché sarà a vantaggio delle famiglie più abbienti e non di quelle che oggi soffrono la crisi”. A questo punto entrava in campo Berlusconi per dare il segnale che lui è il capo, condanne e non condanne e che l’esecutivo sta in piedi se lui lo vuole.
Berlusconi si cimenta con l’economia ma racconta barzellette
L’abolizione dell’Imu sulla prima casa è un punto irrinunciabile del patto di governo. Il “pregiudicato” è spiega la “ battaglia sull’Imu è una battaglia di libertà”. Parole che dette da lui, condannato a perdere la libertà, fanno un certo effetto. Segnano un cambiamento di strategia. La crisi di governo non più perché non gli verrebbero date le garanzie di “ agibilità politica”“ ma per un problema che riguarda milioni di italiani.”Già nel 2008 il nostro governo- dice- cancellò l’Ici e l’impegno che abbiamo preso nell’ultima campagna elettorale, quello stesso impegno che è alla base dell’accordo che ha portato alla formazione del governo di larghe intese, è chiaro: l’Imu sulla prima casa e sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole non si deve più pagare. Dal 2013 e per tutti gli anni a venire”. “Ma –prosegue il “ pregiudicato”-non solo per motivi di libertà, ma anche e soprattutto per ragioni economiche più che fondate.”. E qui cita il rapporto immobiliare 2013 dell’Associazione Bancaria Italiana e dell’Agenzia delle Entrate da cui risulta il mercato delle compravendite di immobili in Italia è letteralmente crollato nel 2012, facendo registrare il peggior risultato dal 1985. Poi su suggerimento di Renato Brunetta, il grande economista che non ne azzecca una, addebita alla introduzione dell’Imu da parte del governo Monti, la crisi drammatica in cui si trova il settore delle costruzioni. Dimentica che di Imu aveva parlato il suo governo e preferisce raccontare barzellette. Torniamo alla realtà e lasciamo perdere i tormenti del pregiudicato Berlusconi..
Le ipotesi sul sito del ministro dell’economia
Ripartiamo da Saccomanni e dalle nove ipotesi. Afferma il ministro che” l’abolizione totale dell’Imu sulla prima casa, che vale 4 miliardi di euro per lo Stato, avrebbe un “effetto fortemente regressivo”, di cui beneficerebbero soprattutto i contribuenti più ricchi. Mentre la cancellazione definitiva della sola prima rata di giugno (già sospesa) costerebbe, in termini di gettito per il 2013, una perdita di circa 2,4 miliardi. Sono i due passaggi più significativi delle nove ipotesi su cui sta lavorando il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, per la revisione della tassazione sugli immobili. Che di seguito riportiamo in sintesi con a fianco i costi
1) Esenzione totale dall’Imu per l’abitazione principale. Circa quattro miliardi. 2) Incremento non selettivo della detrazione di base dell’Imu prevista per l’abitazione principale. Costa da 1,3 a 2,7 miliardi a seconda dell’aumento della detrazione. 3) Rimodulazione selettiva dell’esenzione dall’Imu sull’abitazione principale (con diversi parametri: in funzione del valore dell’immobile; parametrata al reddito; in funzione della condizione economica del nucleo familiare, misurata attraverso l’Isee; applicazione dei valori Osservatorio del mercato immobiliare per la determinazione della base imponibile). Vale da 1 a 2,3 miliardi a seconda della rimodulazione scelta. 4) Interventi sull’Imu relativa all’abitazione principale contestuali ad altri tributi (contestuale eliminazione/riduzione della deducibilità ai fini Irpef delle rendite abitazione principale e reintroduzione totale/parziale in Irpef dei redditi degli immobili non locati; rimborso dell’Imu sull’abitazione (integrale o parziale) attraverso l’attribuzione di un credito di imposta (o una detrazione); esenzione dall’Imu per l’abitazione principale e contestuale rimodulazione della Tares relativa ai servizi indivisibili). In questo caso si ipotizzano anche recuperi di gettito fino a circa 2 miliardi fino a 4,3 miliardi. 5) Deducibilità dell’Imu solo per le imprese. Costerebbe 1,2 miliardi. 6) Restituzione ai Comuni del gettito derivante dagli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D. Costerebbe 4,6 miliardi, ma senza benefici diretti per imprese o famiglie. 7) Abolizione dell’addizionale comunale all’Irpef e contestuale incremento dell’Irpef. Con una perdita di gettito di circa 3,4 miliardi, ma anche in questo caso senza benefici diretti per imprese o famiglie. 8) Derubricazione della revisione dell’Imu relativa all’abitazione principale a un problema di finanza locale. Si punterebbe a accrescere l’autonomia finanziaria dei Comuni, potenziando i margini di discrezionalità sul fronte della Tares, dando loro la possibilità di introdurre una service tax per la copertura dei servizi indivisibili (in ipotesi, fino a un massimo di gettito potenziale dell’ordine di 2 miliardi). 9) Abolizione della prima rata dei versamenti Imu sospesi ai sensi del decreto 54 del 2013. Costa 2,4 miliardi.