Finanziamento ai partiti. Forse c’è accordo sul “tetto”, ma c’è una maggioranza?

ROMA – In piena tempesta politica, con i parlamentari del Pdl ad un passo dalle dimissioni di massa in caso di decadenza di Berlusconi, continua a consumarsi lo scontro sul disegno di legge che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti. Una maggioranza, a quanto pare giunta al suo capolinea, che cerca di trovare una sintesi su alcuni punti chiave fino ad oggi irrisolti.

Qualcuno parla di accordo ormai a portata di mano, con il Pd e Pdl che avrebbero trovato un’intesa sul nodo del tetto alle donazioni da parte dei privati.

Facendo un piccolo passo a ritroso, ieri c’era stata solo una votazione su un emendamento dei grillini volto ad abolire ogni forma di finanziamento diretto o indiretto, contrariamente a quanto indicato nel testo del governo che prevede invece delle agevolazioni fiscali per i cittadini che decidono di sostenere i partiti.

Lo schema cui al momento si sarebbe giunti, sarebbe invece quello di applicare il tetto con gradualità dal 2015 al 2017, anno in cui i contributi pubblici diretti saranno completamente azzerati: il primo anno ogni privato potrà donare fino a una cifra pari al 15% del bilancio del partito, poi a scalare al 10% l’anno successivo e infine il 5%. Fino alla definizione di un tetto preciso, che il Pd vuole a 100mila euro con il Pdl che si è detto disposto a scendere fino a 500mila. La trattativa, secondo quanto confermano timidamente alcune fonti democratiche, sarebbe approdata ad una soglia a regime di 300mila euro. Prendere o lasciare.

A questo punto l’intesa dovrebbe essere recepita in un apposito emendamento con Gelmini che, a nome degli azzurri, si è detta disponibile a procedere su questa linea. Inoltre, dal Pdl sarebbe arrivata anche una disponibilità a ritirare gli emendamenti che depenalizzano il finanziamento illecito. Ma con la legislatura di ora in ora sempre più agli sgoccioli tutta la vicenda potrebbe tradursi in un semplice nulla di fatto. Tempo sprecato, insomma.

 

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