ROMA – Una mole di sommerso enorme che ammonta a circa 1,5 miliardi di euro di imponibile annuo per un’imposta evasa pari a 300 milioni di euro.
Con il nuovo anno accademico alle porte Cgil e Sunia diffondono i risultati di dell’indagine “Affitti studenti: cari, senza regole, tutele e benefici fiscali“ per denunciare le situazioni in cui versano parte di quei 600 mila studenti universitari fuori sede, e non pendolari, vittime spesso di proprietari di immobili che speculano sul diritto allo studio, aggirando il fisco e sottraendo loro circa l’80% del budget.
L’organizzazione di corso d’Italia con il sindacato degli inquilini ha condotto nel mese di settembre un monitoraggio nelle principali città sedi di Università su di un campione di 2.000 ‘fuorisede’ dal quale emerge “un quadro allarmante, fatto di ingiustizie e di illegalità“. Non solo per i 600 mila fuorisede l’affitto di un posto letto, o di una camera singola, incide sul loro badget fino all’80% ma soprattutto, come si legge nell’indagine, perché “nel 50% dei casi il contratto è totalmente in nero mentre nel 25% i contratti sono registrati per una cifra inferiore a quella realmente pagata“.
Il 30% degli intervistati, inoltre, secondo la rilevazione Cgil e Sunia, “ha dichiarato difficoltà da parte delle famiglie a sostenere le spese anche ridimensionando il bilancio e il 15% di questi sta pensando di cambiare sede per riavvicinarsi alla famiglia”. Una tagliola alla quale sono sottoposti gli studenti perché il complesso del sistema universitario, ricordano Cgil e Sunia, “offre posti letto in strutture organizzate solo per il 2% dei fuori sede, contro il 10% di Francia e Germania e il 20% di Danimarca e Svezia“.
Secondo la responsabile delle Politiche abitative della Cgil Nazionale, Laura Mariani, i risultati dell’indagine “mettono in luce come per gli studenti universitari, a fronte di costi insostenibili del mercato privato, prevalenza di forme di irregolarità, illegalità ed elusione fiscale e un quasi inesistente supporto pubblico, il diritto allo studio sia nei fatti negato perché strettamente legato alla capacità di sostenere i costi soprattutto abitativi“. Da qui la proposta Cgil e Sunia nelle parole del segretario generale del sindacato degli inquilini, Daniele Barbieri: “E’ necessario combattere questo complesso di illegatlià e irregolarità diffusa attraverso la stipula di ‘patti antievasione’, dei veri accordi operativi tra Agenzia delle Entrate e Amministrazioni locali“.
Dai risultati dell’indagine emerge che le città più care risultano essere Milano e Roma, soprattutto in prossimità degli atenei privati. Nella capitale infatti per un posto letto si spende da un minimo di 300 euro a un massimo di 450, nel capoluogo lombardo invece si va dai 400 ai 500 euro. Per quanto riguarda invece le stanze singoli la forbice a Roma va da un minimo di 400 a un massimo di 700, a Milano invece dai 500 ai 700. Firenze e Bologna presentano valori sostanzialmente in linea con Roma e Milano, seppur leggermente inferiori: nella prima sono più cari e più diffusi come offerta i posti letto mentre le stanze singole raggiungono anche i 650 euro, nella seconda per una camera singola si può arrivare a spendere anche 700 euro. In alcune città, infine, è frequente il fenomeno degli affitti a studenti extracomunitari (Perugia, Siena) che si traduce in un aumento del 25-30% in più rispetto a quelli per italiani.
Nella maggioranza dei casi esaminati dall’indagine Cgil e Sunia, le situazioni più ricorrenti di affitto, ai canoni illustrati, contengono “tutta una serie di violazioni, clausole capestro e vessatorie“ come contratti in assoluto nero non scritti né registrati, contratti di tipo libero ma non registrati senza alcun limite di canone, contratti transitori irregolari o intestati al genitore e non registrati, e altro ancora. Ma oltre alle irregolarità, spiega Barbieri, “proprietari e inquilini si vedono negate opportunità e benefici che le normative fiscali annualmente danno se il contratto è sottoscritto e registrato, con un insieme di detrazioni che garantirebbero, queste sì, un effettivo diritto allo studio“.
Alla luce dei numeri forniti dalla Cgil e dal Sunia si stima che in questo settore circa 1,5 miliardi di euro di imponibile ogni anno sfuggano al fisco, tra affitti in nero o contratti registrati per cifre inferiori. L’imposta evasa è pari a circa 300 milioni di euro, cui vanno aggiunti 30 milioni di euro di imposta di registro evasa. “Per combattere l’evasione e far emergere il nero – sostiene Mariani – è necessario che vengano siglati dei ‘Patti Antievasione’, che devono costituire veri accordi operativi tra Agenzia delle Entrate e Amministrazioni locali”. Non servono delle lettere d’intenti, secondo la responsabile delle Politiche abitative del sindacato di corso d’Italia, “ma veri accordi operativi su programmi annuali (numero controlli, stima del recupero, modalità operative) che permetterebbero – conclude Mariani – anche di reperire risorse, strutturali, da destinare al settore“.