Riforma elettorale al palo. Tensioni sulla parità di genere

Solo lunedì riprenderanno i lavori a Montecitorio

ROMA – Riforma elettorale? Tutto rinviato alla settimana prossima. Non è bastata una mezza seduta notturna che si è interrotta alla mezzanotte, così come era stato stabilito dai capigruppo alla Camera, per cercare di comporre i dissidi che si sono presentati nel corso della discussione del provvedimento legislativo. Si riparte lunedì, una pausa che si è resa necessaria anche per far celebrare al Movimento Fratelli d’Italia il proprio Congresso nazionale.

Una decisione presa, anche in questo caso dall’Assemblea dei Capigruppo di Montecitorio. Non tutti però hanno accettato di buon grado la decisione, tra questi il Partito Democratico, che aveva più volte fatto sapere l’intenzione di incassare il sì al provvedimento, entro questa settimana. A nulla sono valse le richieste di portarsi avanti con i lavori fino alla tarda mattinata di venerdì, sarebbe certamente stato possibile, visto che l’Assise di Meloni, Crosetto e La Russa è prevista solo per il tardo pomeriggio nella termale Fiuggi. Tornando ai lavori d’Aula, sembra tenere, anche se con qualche difficoltà, il nuovo accordo raggiunto tra Renzi e Berlusconi. Raggiunta l’intesa sull’esclusione del Senato dal nuovo sistema di voto, sono altri gli ostacoli che sono di fronte alla variegata maggioranza. Tra i primi, forse il primo in assoluto, è lo scoglio sulla parità di genere, che ha provocato una vera e propria rivolta tra le parlamentari, tanto che la Presidente Laura Boldrini ha incontrato una Delegazione di Deputate. All’incontro, però, non hanno partecipato le onorevoli di Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle. Boldrini ha anche rivolto un appello alle forze politiche presenti a Montecitorio: “Prevalga il senso di responsabilità e le richieste avanzate in questo senso vengano prese in considerazione – afferma la Boldrini -. Il rispetto della parità di genere è una causa che riguarda tutti e che si deve tradurre in azioni concrete. Anche così si mette in atto il cambiamento”. Ma sul percorso c’è anche il cosiddetto emendamento salva-Lega, che potrebbe aprire un altro fronte caldissimo, visto che ad oggi, non sono stati raggiunti ancora accordi sulla possibile soglia di sbarramento , per i partiti e movimenti localistici, presenti e con grandi consensi solo in alcune aree del Paese. Questo emendamento, se approvato, potrebbe riguardare, non solo la Lega, ma anche i movimenti che nel Sud del Paese fanno incetta di voti, come il partito movimento dell’ex Governatore siciliano Lombardo, o quello dell’ex Sottosegretario Miccichè, e perché no, anche per il vecchio ‘Campanile’ di Clemente Mastella. Tutti partiti che certamente poco o nulla hanno da condividere con l’attuale maggioranza e dunque, ci si interroga sul perché il centrosinistra dovrebbe aprire a soglie che non siano adeguatamente rappresentative e con numeri vicini, se non superiori al 5%. Ma tra i problemi ancora irrisolti restano ancora sul tappeto quelli legati alle preferenze e dei collegi elettorali. Il ‘canovaccio’ di riforma aveva delegato al Governo l’ultima scelta, ma dopo la rivisitazione del testo originario, soprattutto con l’esclusione del Senato dal nuovo sistema di voto, Forza Italia e Lega hanno puntato i piedi. Una decisione maturata nelle ultime ore. Va detto, infine, che su queste scelte la delega spetterebbe allo ‘scissionista’ e ministro degli Interni, Angelino Alfano ed è allora comprensibile, proprio per scarsa fiducia nell’inquilino del Viminale, il motivo dell’impuntatura politica. Si riparte dunque lunedì, e la speranza è che nel fine settimana si trovi la quadra e si proceda speditamente, anche se alla luce di quanto è accaduto in questi ultimi giorni, la speranze sono legittime, ma altrettanto legittime sono le incertezze.

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