La manovra Tremonti, il principe delle iniquità

ROMA – C’era forse qualcuno che pensava che la manovra finanziaria di Tremonti contenesse qualcosa di nuovo? Il personaggio aveva forse dato adito a qualche resipiscenza in chi, conoscendolo bene, lo ritiene del tutto inadatto ad esercitare le funzioni di ministro dell’economia di un Paese dove vige una qualche giustizia distributiva o civiltà economica, al pari del suo premier come Presidente del Consiglio? Ed ancora: dopo aver letto, anche distrattamente, le oltre cento pagine del suo ultimo provvedimento economico, c’è ancora qualche dipendente pubblico disposto a votare per la sua maggioranza al di fuori di quelli che hanno prestato il cervello ad un qualche centro di ricerca per farlo analizzare?

LA STANGATA. Sono quasi dieci anni che il suddetto superministro sforna dal suo dicastero manovre economiche che colpiscono solamente la parte più bisognosa della popolazione: dipendenti statali (con particolare accanimento, quelli della scuola) e pensionati, ma non sono esclusi dal novero i dipendenti privati, vista la costante pressione fiscale che subiscono i loro redditi, soggetti peraltro anche a quell’odioso prelievo nascosto rappresentato dal “fiscal drag” (il cosiddetto drenaggio fiscale, che preleva soldi dal reddito nominale non tenendo conto di quello reale). La sua filosofia di ministro è la seguente: è necessario prelevare là dove c’è la massa dei redditi, non importa se di poco conto a livello individuale, perché è la somma che fa il totale. La legge di Tremonti ha un importante risvolto politico, che i colpiti appartengano a settori che non votano per il centro-destra, perché in questo modo la ghigliottinata non produce erosione di consensi elettorali.

I RICCHI SONO SALVI. Tremonti utilizza tutte le accortezze con imprenditori, liberi professionisti (categoria alla quale appartiene), commercianti. Nessun provvedimento da lui emanato ha mai colpito queste categorie; anzi, al contrario, le ha agevolate, come nel caso dei condoni (più o meno tombali) e degli scudi (questi ultimi, una vera e propria barzelletta per quanto hanno reso di entrate allo Stato).

UN VERO E PROPRIO ODIO CONTRO GLI STATALI. Ma la categoria più tartassata continua ad essere quella degli impiegati pubblici e degli insegnanti. Forse uno psicanalista potrebbe essere in grado di studiare l’infanzia tremontiana e captarne i germi di quest’odio profondo verso tutti coloro che lavorano nell’apparato statale, soprattutto nella scuola. Il piccolo Giulio deve aver subito un trauma in età scolare, perché oramai è impossibile rivestire di panni razionali provvedimenti che hanno il solo scopo di impoverire progressivamente la categoria dei docenti e di coloro che lavorano giornalmente nel settore dell’istruzione pubblica. I loro redditi rimarranno al palo fino al 2014, senza alcun adeguamento ad un’inflazione che è già aumentata di un punto in un anno, raggiungendo la quota del 3% (almeno quella ufficiale rilevata dall’Istat). C’è un’evidente e ripetuta volontà di distruggere un comparto e l’umanità che vi lavora, un accanimento eutanasico, una bile rancorosa nascosta ma che poi si trasferisce immediatamente nel suo collega Brunetta, dalla cui bocca fuoriesce con l’impeto e il furore propri di mostri terragni che saranno felici solamente quando avranno di fronte la carne macinata di un’intera categoria.

COSA SUCCEDERÀ LA PROSSIMA VOLTA. Nel 2012, il governo dovrà varare una manovra da 5,5 miliardi, quindi ben più sostanziosa di questa. Non ci vogliono facoltà preveggenti per comprendere in cosa consisterà: la prossima volta, il superministro non si limiterà a congelare gli aumenti dei redditi degli statali ma li sforbicerà di un buon venti per cento e più o meno la stessa cosa farà con le pensioni (soggette ora ad una mancata rivalutazione). Tutto ciò ingigantirà ancora di più il divario, oggi già molto forte, fra ricchi, ceto medio e poveri. Gli evasori e i mafiosi potranno continuare a ghiacciare le loro bottiglie di Dom Perignon, mentre insegnanti e impiegati pubblici vedranno aumentare il conto delle loro carte revolving e dei loro prestiti non restituiti. Una via aperta dal loro ministro economico per la pacificazione sociale: quella da sempre presente nei viali di un qualsiasi camposanto.

Fulvio Lo Cicero

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