Crisi italo-greca. La Grecia può fallire, l’Italia potrebbe essere troppo grande per essere salvata

ROMA – L’insolvenza greca si è ormai affermata come scenario non da escludere, a dirlo oggi è stato Klaas Knot, il nuovo governatore della banca centrale dell’Olanda e membro del Consiglio dei governatori della Bce, che ha dichiarato alla stampa ‘sono stato per lungo tempo convinto che la bancarotta non fosse necessaria, ma non sto dicendo che la Grecia non fallira’.

Ed il governo greco si affretta a smentire le indiscrezioni di un default controllato che due quotidiani greci filo-governativi hanno annunciato stamane. Secondo la stampa il ministro delle Finanze di Atene avrebbe illustrato ai deputati della sua coalizione (socialista) tre scenari per risolvere la crisi, scenari che includerebbero l’opzione di una sforbiciata del 50% sui titoli di stato detenuti dagli investitori. L’opzione di un taglio sui titoli costituirebbe di fatto un default controllato.

In Italia invece la scena è ormai rubata dalla crisi di credibilità della classe dirigente. Il nostro paese, che solo a luglio era messo molto meglio rispetto alla Spagna, vede ormai stabilmente lo spread intorno ai 400 punti con un rendimento sul decennale oltre i 5,60 %, su livelli molto più elevati rispetto a quelli di Madrid che viaggia intorno ai 350 punti con un rendimento intorno al 5 %, mentre il Bund tedesco viene fatto oggetto di continui acquisti e rende ormai appena l’1,64% sulla scadenza decennale.
E non contribuiscono a rendere più credibile il nostro paese certi ritardi decisionali. E’ arrivato oggi l’annunciatissimo, e già fatto da chiunque, taglio delle previsioni di crescita del Pil del prossimo triennio.

La nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza approvata dal Consiglio dei ministri, pur dovendo registrare la brusca frenata dell’economia nazionale, mantiene sostanzialmente fermi i saldi di finanza pubblica. Per l’anno in corso pur con il Pil che passa da un +1,1 per cento allo 0,7 per cento, il governo stima che l’obiettivo di deficit possa restare fissato al 3,9 per cento del Pil.

Il nuovo quadro previsionale del Def fissa poi per il biennio successivo la crescita 2012 allo 0,6 per cento, contro l’1,3 per cento stimato in aprile, mentre per il 2013 si passa dall’1,5 per cento allo 0,9 per cento. Tenuto conto di tali previsioni macroeconomiche aggiornate, la manovra complessiva – si legge nel documento – “e’ comunque coerente con il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013”.

Dunque il Governo ha cominciato a comprendere che la crescita era sovrastimata, apparentemente trascura gli effetti fortemente depressivi della manovra stessa e conferma che il deficit nel 2012 si attestera’ all’1,6 per cento, per scendere allo 0,1 per cento nel 2013 e addirittura prevede di registrare nel 2014 un +0,2 per cento.
Sul punto è da riferire quanto ha dichiarato ieri nel corso della trasmissione ‘Ottoemezzo’, il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda.
’La presenza di Berlusconi al governo costa all’Italia almeno 150 punti di spread’.
‘La presenza di Berlusconi costa quindi molto cara ai cittadini e al Paese non solo per il discredito internazionale, ma anche in termini di aumento del costo del denaro e mancanza di crescita economica. E’ un prezzo salato per oggi e per il futuro’
Il tutto, a questo punto, ed alla luce della sostanziale bocciatura che i mercati ci hanno rifilato sotto forma di spread oltre quota 400, in attesa di una ulteriore correzione ai conti da presentare come imprevista ed imprevedibile.

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